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Antonella Boralevi "Da Luigi" presenta il suo "Prima che il vento"

San Benedetto del Tronto | La scrittrice ha fatto partecipi i presenti dei propri sentimenti nello scrivere e nel descrivere.

di Laura Ripani


Quattro edizioni in pochi giorni, recensioni entusiastiche da parte dei maggiori critici italiani. E una riffa per aggiudicarsi i diritti d’autore di “Prima che il Vento”, vinta dalla casa editrice Rizzoli, e scusate se è poco. Ce n’è abbastanza per considerare il primo romanzo di Antonella Boralevi (i precedenti erano racconti) un successo. E la presenza dell’autrice a San Benedetto un colpaccio del SIL, di cui è Presidente Provinciale Mimmo Minuto, e della Confesercenti che l’ha portata a “Scrittori sotto le Stelle” la rassegna letteraria giunta alla sua III edizione che, anche quest’anno, porta negli chalet della Riviera delle Palme i fenomeni letterari della stagione estiva.

Come un figlio, realizzato in 9 mesi, prende le mosse da un’estate del 1959 nella quale i protagonisti, giovani e felici, oggi si direbbero yuppies, sembrano vivere una vita dorata. Ma vengono messi di fronte la realtà della loro vita e delle loro ferite dall’arrivo di una ragazza, la protagonista, molto più semplice di loro, ma capace di individuare quel che conta nella vita. Non manca, infine, la risoluzione di un mistero che si svela soltanto nelle ultime pagine del libro e diventa, al pubblico, contemporaneo. Il plot è una storia d’amore dove le donne hanno il primo piano.

Ma la scrittrice, nel suo incontro Da Luigi con “pochi coraggiosi” li ha definiti capaci di sfidare una serata d’estate dall’insolito rigore, non ha tracciato un compunto riassuntino della sua opera per spingere il lettore ad acquistare il libro. Ne ha svelato, invece, le atmosfere che lo caratterizzano ricche di appeal e i retroscena. Ha fatto partecipi i presenti dei propri sentimenti nello scrivere e nel descrivere.

E indicato i suoi personaggi preferiti. Le motivazioni, addirittura nella scelta dei nomi dei protagonisti che l’hanno indotta a un’opera non autobiografica quanto, invece, specchio di un’epoca così soprendentemente vicina alla nostra per caratteristiche socio culturali, non ultimo il conflitto di classe, che pare quasi di rintracciare il metodo di Manzoni nei suoi Promessi Sposi: parlare di un ‘600 così simile ai suoi giorni tanto da evocarli. E, sebbene quegli anni ’50 fossero caratterizzati dalla speranza e dalla capacità di trovare il senso della vita, oggi, val la pena  aggiungere, questo latita. Tanto che il messaggio di fondo diventa proprio la  necessità di avvalersene per permettersi il lusso, questo sì, della felicità.

Le citazioni di opere classiche specialmente Il Gattopardo di Tommasi di Lampedusa che ella stessa ha indicato tra le fonti d’ispirazione, bagaglio della Boralevi fine ricercatrice e profonda indagatrice dei luoghi e dell’epoca, non sono esibite. Al contrario  vengono realizzate con leggiadrìa e non leggerezza e l’impegno pur presente, si presta agevolmente anche ad una lettura sotto l’ombrellone. O tra le palme che la scrittrice non ha mancato di lodare così come la terra Picena.

 “Spero sempre che i miei lettori siano dispiaciuti di dover chiudere il libro e mi auguro di tenerli incollati all’opera” ha candidamente ammesso. “Il mio obiettivo non è principalmente il successo, anche se ne ho, ma trasmettere un vissuto che è per tutti. Per questo invito chiunque a scrivere un libro non guardando il proprio ombelico”.

Il prossimo incontro della Rassegna è per il 21 luglio, allo chalet da Federico con un altro scrittore e giornalista da non perdere: Beppe Severgnini.

12/07/2005





        
  



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