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Caccia all'affare per i marchigiani alle prese con i saldi

| ANCONA - Un accurata indagine di Eurispes Marche sul fenomeno. Il 60% approfitta dei saldi per fare gli acquisti.

Iniziano i saldi estivi e sei marchigiani su dieci si apprestano a cogliere le migliori occasioni di acquisto. Nel mirino dello shopping ci saranno soprattutto i capi d’abbigliamento acquistati dal commerciante di fiducia ma l’attuale congiuntura economica negativa impone alle famiglie una maggiore cautela nella propensione al consumo.

La fotografia è stata scattata dall’Eurispes Marche che ha svolto un’indagine su un campione di 800 marchigiani appartenenti a diverse fasce d’età. La ricerca evidenzia che il 60,07% degli intervistati ha dichiarato di approfittare dei saldi per fare gli acquisti. I marchigiani, nel periodo dei saldi coglieranno l’occasione dei prezzi scontati soprattutto per rifarsi il guardaroba: l’87,3% degli intervistati ha infatti dichiarato di voler acquistare capi magari griffati finalmente ad un prezzo ragionevole. Il 50,27% degli intervistati ha dichiarato che continuerà a fare i propri acquisti, anche nel periodo dei saldi, dal proprio commerciante di fiducia mentre il 31,41% preferisce recarsi in un centro commerciale ed, infine, il 18,32% si ritiene pronto a cogliere le occasioni migliori in entrambe le tipologie distributive.

Alla base del rapporto tra commerciante è consumatore c’è proprio il dialogo, come ha dichiarato il 45,62% del campione, mentre per il 25,81% c’è un rapporto di fiducia. Quasi la stessa percentuale è stata però riscontrata per i consumatori che nutrono un forte senso di diffidenza nei confronti del negoziante.

Dal sondaggio emerge inoltre che quasi il 60.5% degli intervistati è ben informato sulle opportunità offerte dai saldi applicati dai commercianti. Quest’anno, infatti, i marchigiani sono stati più solleciti nell’informarsi sulle offerte, come ha dichiarato il 73,40% degli intervistati. Sarà perché lo status economico familiare è peggiorato o perché cresce tra i marchigiani una maggiore consapevolezza nell’approccio al consumo?

La risposta giunge dalla percezione che i marchigiani hanno avuto all’unanimità sull’aumento dei prezzi che si è registrato negli ultimi anni. Il 43,36% degli intervistati, infatti, ha sottolineato come la crisi dei consumi abbia penalizzato la propria condizione familiare. A tal proposito i marchigiani hanno sottolineato come i continui aumenti di tutti i prodotti tranne che degli stipendi, unitamente ad un’errata applicazione dell’euro, hanno fatto crescere i prezzi in maniera eccessiva.

 “Gli stipendi sono sempre gli stessi, le spese troppe – hanno detto alcuni giovani marchigiani – i miei genitori hanno stipendi fissi che non variano così velocemente come variano in aumento i prezzi. Il potere d’acquisto subisce un costante decremento causando più difficoltà e riducendo nel contempo la propensione al risparmio. È quindi inevitabile una maggiore oculatezza nelle spese per far fronte ai continui aumenti dei prezzi e per cercare di mantenere le stesse abitudini”.
Alla domanda “Quali sono i beni che hanno subito un maggiore incremento del prezzo?” quasi la metà dei marchigiani intervistati ha risposto che l’aumento ha interessato tutti i prodotti e servizi (45,62%), a seguire l’abbigliamento (30,57%), i generi alimentari (19,52%), i servizi (4,29%).
Malgrado la crisi dei consumi dovuta alla diminuzione del potere d’acquisto ci sono beni e servizi di cui i marchigiani non riescono a privarsi: cene e pranzi (15,37%), spese per l’auto e per la casa (9,552%), in maniera  molto più contenuta abbigliamento, viaggi, sigarette e collezioni varie (4,96%).

“La crisi economica impone alle famiglie di attendere il periodo dei saldi per effettuare gli acquisti importanti – spiega Camillo Di Monte, Presidente dell’Eurispes Marche – dimostrando un cambiamento nelle abitudini al consumo anche da parte della middle class che spesso nasconde le sacche della nuova povertà. Quella povertà in giacca e cravatta che è una delle tante declinazioni possibili del disagio e della povertà sociale. Un ulteriore segnale della profonda distanza che si è affermata nel Paese e, di conseguenza nella nostra regione, tra la realtà e chi avrebbe il compito di interpretarla”.

19/07/2005





        
  



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