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Ritrovato l'anfiteatro di Fermo

Fermo | Un'ndagine al georadar ne ha rivelato la struttura sotterranea

di Susanna Faviani

Una indagine al Georadar fatta condurre dallo studioso Don Vincenzo Galiè sul Girfalco di Fermo, ha confermato l'esistenza, nel sottosuolo, di strutture riconducibili all'anfiteatro romano mai ritrovato. Lo strepitoso risultato archeologico "senza scavo" è stato minuziosamente descritto nel volumetto di 30 pagine "Trovato l'anfiteatro di Fermo", appena stampato in quetso mese presso la Litografica COM di Capodarco di Fermo, a firma dello stesso Galiè.

Studioso contestato e incompreso dai sistemi culturali ufficiali, l'autore resta isolato, pur avendo alle spalle una produzione storica ragguardevole: ben 44 opere tutte relative alla storia locale,
all'archeologia e allo studio della topografia antica e ricostruzione documentaria di siti archeologici soprattutto relativi alla romanità e al medioevo.

Fu lui a scoprire - prima degli scavi e grazie sempre ai suoi studi documentari e topografici - la città di Truentum, poi effettivamente scavata dalla Soprintendenza abruzzese presso Martinsicuro.

Recentemente ci sono stati degli scavi anche sul Girfalco, ma non hanno portato a grossi risultati: tuttavia le strutture sepolte individuate col georadar si trovano in una posizione più lontana dallo scavo effettuato, pertanto sono sfuggite al lavoro degli archeologi.

I Georadar realizzano profili continui del sottosuolo senza scavi né carotaggi. Il loro impiego è nei settori più diversi: ricerca di sottoservizi, ingegneria civile, geotecnica, geologia superficiale, archeologia. In pratica, un impulso radio a larga banda viene inviato nel terreno; la sua eco permette di ricostruire con precisione le caratteristiche del sottosuolo. Gli impulsi riflessi sono registrati in forma digitale e sono elaborati per ottenere la maggiore quantità possibile di informazioni, della migliore qualità.

La profondità di investigazione e la risoluzione dipendono dalla frequenza dell'antenna usata.

Del resto da sempre sotto il duomo di Fermo sono state ritrovate statue, trabeazioni, colonne, frammenti di antichità romana, oggi conservati nel lapidario della cattedrale; Fermo era una nota città romana, "Firmum". Ma con la scoperta del Galiè si evidenzia che forse i frammenti colossali come pure la grandiosa testa di Giove in marmo, provenivano dallo stesso anfiteatro, sito proprio a fianco della cattedrale, vicino all'odierna scarpata, come è stato evidenziato dall'indagine al georadar della ditta "Neo Tech", che ha utilizzato l'apparecchio Emrad PipeHawk MK1.

Già lo studioso aveva ipotizzato l'esistenza dell'anfiteatro sulla cima del Girfalco, portando numerose prove documentarie, prove però non considerate attendibili dall'archeologia ufficiale. E così lo studioso - come ultima spiaggia - ha fatto effettuare a sue spese una perizia sul luogo, che ha portato alla scoperta di numerosi muri sepolti, convergenti verso il centro e di forma ellittica, che in definitiva, hanno disegnato l'anfiteatro sottoterra, rivelando che l'arena "resta almeno 13 m. più in basso del piano di calpestìo - spiega la perizia - che attualmente il georadar ha rivelato essere piena di grosse strutture informi".

"Sono giunto al termine della travagliata, ma fortunata ricerca- ha sottolineato lo stesso Vincenzo Galiè, che attualmente è parroco a Campofilone - tra breve, certamente, sarà visibile quanto resta dell'anfiteatro.

Questo è il dono che faccio alla città di Fermo, da un anno assurta a sede di provincia. Tutto mi è familiare di Fermo, dove ho compiuto parte dei miei studi e soprattutto, il colle del Girifalco che ho costretto, con delicatezza, a svelarmi uno dei segreti
meglio custoditi".

Tutta la perizia , come i rilievi del georadar, sono riportati nel volumetto.

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare direttamente l'autore Don Vincenzo Galiè al numero telefonico : 0734 932914.

20/07/2005





        
  



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