Pochi i mezzi, molte le idee, voglia di raccontare storie su pellicola in un’atmosfera di divertimento ed amicizia, come a dar ragione a Marcello Mastroianni, quando diceva che “Il cinema non è una cosa seria”.

 

Due 25enni di Monte Urano e Sant’Elpidio a Mare, Emanuele Lupi e Pierpaolo Pierleoni, rispettivamente sceneggiatore e regista, hanno realizzato nei mesi scorsi il loro primo lavoro cinematografico, ammesso alla fase conclusiva della terza edizione del Civitanova Film Festival, concorso nazionale di cortometraggi, al via domani sera al cinema Cecchetti di Civitanova Marche.

 

Ventiquattro i film finalisti, divisi equamente in due categorie, corti regionali e nazionali.

 

“Dovunque”, il titolo dell’opera, una storia girata tra Civitanova e Sant’Elpidio a Mare, che oscillando tra il thriller e il romantico accompagna un tassista notturno (interpretato da Giuseppe Iasiello) nelle sue avventure on the road, inseguito “dovunque” da una misteriosa e affascinante presenza femminile (Silvia Celli), protagonista di un finale decisamente sorprendente.

Dopo l’apertura del festival, prevista per le 21.30, con la proiezione del cortometraggio “Statale 16” di G. Camilletti e l’incontro con gli autori, toccherà proprio a “Dovunque”, intorno alle 22.30 secondo il programma, il compito di esordire sul grande schermo, aprendo così la gara. 

Il festival proseguirà fino a sabato 9 luglio, arricchendosi della partecipazione di grandi nomi del cinema italiano, come Damiano Damiani (ospite giovedì 7) e di interessanti autori emersi nelle ultime stagioni, come Luca Licini (sul palco venerdì 8).

 

Nella serata finale, la premiazione dei due cortometraggi decretati vincitori del festival dalla giuria, ai quali andrà un premio di 300 euro.

 

Un riconoscimento speciale sarà invece assegnato ad un corto della categoria regionale capace più degli altri di catturare i favori del pubblico.

 

Per gli autori e gli interpreti di “Dovunque”, già soddisfatti di aver raggiunto la fase finale del festival alla prima esperienza dietro o davanti ad una macchina da presa e con pochissimi mezzi a disposizione, sarebbe davvero oltre ogni aspettativa sperare nel successo finale.

 

Ma che senso avrebbe fare cinema, se non si avesse prima imparato a sognare?