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Inaugurata nella Cattedrale ascolana una nuova opera artistica

Ascoli Piceno | Realizzato dall’artista faentino Goffredo Gaeta, si tratta di un pannello bassorilievo in ceramica raffigurante “I Martiri del novecento nella visione dell’Apocalisse”

di Stefania Mistichelli

Per la festa di Sant’Emidio la Cattedrale si è presentata ai fedeli, accorsi a venerare il santo patrono della città, fregiata di una nuova opera d’arte, il bassorilievo realizzato dall’artista faentino Goffredo Gaeta e fortemente voluto dal Vescovo Silvano Montevecchi.

Presenti all’inaugurazione dell’opera, il 4 agosto alle 21.00 in Cattedrale, il Vescovo della Diocesi ascolana Silvano Montevecchi, P. Augusto Gianfredda, Gesuita, che ha svolto il ruolo di Consulente teologico nella realizzazione dell’opera; il prof. Goffredo Gaeta e l’Arch. Prof. Francesco Zurli, soprintendente emerito ai monumenti di Ravena, Verona e Roma. Il Card. Achille Silvestrini, Prefetto emerito della Congregazione delle Chiese orientali che per primo ha incoraggiato il Vescovo nel portare a termine la sua felice intuizione, non ha potuto essere presente, ma ha mandato il suo intervento che è stato letto da Don Giampiero Cinelli.

Il Vescovo Montevecchi ha aperto l’incontro raccontando come, da un evento tragico come la morte di un suo seminarista ucciso missionario in Perù, sia cominciato nel 1997 il suo interessamento per la tematica dei Santi morti per la fede e la volontà di realizzare un progetto in memoria dei Martiri del novecento. Grazie all’incoraggiamento del Cardinale Achille Silvestrini e al successivo incontro con P. Fausto Gianfreda, parte il lavoro preparatorio e quindi il lungo impegno del Maestro Ceramista Prof. Goffredo Gaeta.

Il tema dell’opera, I Martiri del ‘900 nell’Apocalisse di San Giovanni, “viene affrontato da Goffredo Gaeta, nell’esaltazione dei passi salienti descritti dall’Evangelista Giovanni, con una composizione interamente figurativa”, spiega l’Arch. Prof. Francesco Zurli. Se nella tradizione del periodo medievale “le composizioni figurative di mosaici e affreschi si svolgevano in rappresentazione centrale – continua Zurli – Gaeta sceglie la prospettiva accidentale, cosicché sembra all’osservatore di porsi al grande evento della visione da un punto di vista privilegiato: dalla Porta dei Cieli”.

Nessuno come il professor Zurli potrebbe illustrare meglio la narrazione riportata dal pannello: “il Trono Divino, entro la mandorla sorretta dagli Evangelisti simbolicamente rappresentanti, contiene la “figura senza volto” vista da Giovanni, soffusa di luce propria, la cui divina potenza è evidenziata dal forte braccio, illuminato da raggi di fuoco provenienti da una fonte irreale e impetuosa. L’Agnello, ferito nel costato, svolge la pergamena dai sette sigilli – soltanto Lui può farlo!. All’apertura dei primi quattro sigilli, gli altrettanti cavalieri e cavalli si disfrenano veementemente, seminando terrore, guerra, fame e pestilenza. In basso, attraverso la “Porta”, si snoda l’interminabile teoria dei Martiri reclamanti giustizia -i primi dieci sono rappresentati dall’artista con il loro vero volto-. Coloro sono accompagnati dall’Agnello dal coro degli Angeli che aleggiano sopra i seggi riservati ai ventiquattro Seniori vestiti di bianco e incoronati. Aperto il 7° sigillo, sette angeli con sette trombe avvisano i nuovi flagelli per l’umanità: al suono dell’ultima tromba verrà compiuto il mistero di Dio!”

L’opera, interamente in ceramica, consistente in un bassorilievo di  6,92 metri per 4,11 trova, tra tradizione e modernità, la sua naturale collocazione nel complesso monumentale del Duomo ascolano anche da un punto di vista estetico: infatti, come lo stesso professor Zurli ha rilevato, la scelta delle cromie si inserisce armonicamente con il complesso architettonico, ed in particolare con le tonalità della volta a crociera della Cattedrale.

05/08/2005





        
  



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