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Questione morale

| CUNEO - La nota di ottobre del Camper Club "La Granda"

di Beppe Tassone

 
I dati che fotografano l’estate appena conclusa sono preoccupanti, con un pesante calo nelle presenze ed anche nei volumi d’affari: sempre meno persone, periodi delle vacanze che si accorciano, mete diverse che s’impongono sul volubile palcoscenico delle vacanze.
Non è peraltro quello delle presenze il dato che più preoccupa, ve n’è  un altro, ancor più grave, quello dell’indice di gradimento.
 
In Italia vengono meno persone e molte se ne vanno scontente, creando una spirale destinata ad accentuare ancor di più il calo.
 
Mattia Feltri, in un reportage da Rimini scritto per La Stampa trancia un giudizio amaro: “Così questa Rimini sembra piuttosto una Las Vegas gestita alla maniera di Bucarest. E chi si consola contando le presenze, in diminuzione, ma abbondanti, non ha capito che quando la partita è finita lo stadio è ancora pieno. Ma poi si svuota”.
 
Anno dopo anno lo “stadio Italia” si svuota: la stagione  diventa sempre più corta, le settimane si trasformano in week end, pizzerie ed alberghi presentano posti vuoti ed il cartello con il “tutto esaurito” è un miraggio.
 
Da un lato la forbice  sociale si è allargata: chi ha possibilità economiche le vede crescere ancora di più, ma il ceto medio (quello che aveva fatto la fortuna di migliaia di pensioncine e di hotel)  fatica a giungere alla fine del mese o comunque fa i conti con le disponibilità della famiglia e con le aspettative del medio periodo.
 
Qui nasce la crisi interna del turismo, ma anche l’estero, che  avrebbe dovuto supplire con forti affluenze, ha scelto altre mete, dalla Croazia alla Spagna, dalla Grecia alla Francia ed alla Turchia.
E’ giunto il momento di tentare un’analisi senza peli sulla lingua, di guardare dentro al “mondo turistico” italiano, di chiedersi se la “questione morale” non riguardi anche la nostra maggior fonte di reddito, un settore che se dovesse entrare in recessione creerebbe danni ingenti a tutto il “sistema Italia”.
 
La nostra imprenditoria sta dimostrando di non essere all’altezza, incapace di modificarsi e di prendere atto dei mutamenti sociali che si sono verificati negli ultimi anni, ancora in apnea dopo l’11 settembre, convinta d’essere vittima di un brutto sogno e non di una realtà che è cambiata in modo veloce quanto radicale ed alla quale è necessario dare risposte precise.
Così il turismo tradizionale non si è adeguato: lo stereotipo é ancora quello di venti anni fa, quando le balere aprivano alle nove di sera e alle diciannove e trenta si serviva la cena in albergo.
 
Non parliamo poi della mobilità: la scorsa estate ogni giorno “Onda verde” ha denunciato la formazione di code lungo la rete autostradale: un sistema viario andato in tilt, incapace di dimostrarsi adeguato ad un turismo che ha nella mobilità e nelle vacanze non più statiche il proprio punto di forza.
 
Da noi, invece, andare da Aosta a Palermo diventa un problema, con troppi “nodi” da superare che non rendono certe le percorrenze  e mettono in crisi qualunque tour operator.
Per non essere da meno, anche le amministrazioni locali si sono messe di mezzo, con astrusi divieti, alcuni incredibili, altri magari anche giustificabili, che, peraltro, hanno imprigionato il nostro Paese con mille ordinanze e cento sanzioni.
 
Non a caso la stampa tedesca, certo non tenera nei nostri confronti, ci ha definito “l’Italia dei divieti”.
 
La verità è che manca un coordinamento, è assente un progetto che faccia decollare il sistema turistico, che stimoli l’imprenditoria, che individui gli obiettivi e li concretizzi attraverso l’intervento indispensabile delle amministrazioni locali.
 
Così il turismo di movimento, l’unico anche quest’anno in contro tendenza, invece di essere preso a modello, diventa una sorta di “uomo nero” da combattere, quasi che la riscossa degli hotel, delle seconde case e delle spiagge passasse attraverso la sconfitta dei camper.
Una convinzione dettata, più che altro, dalla cattiva volontà di chi, non sapendo mettersi in discussione, cerca ad ogni costo la vittima da sacrificare, senza comprendere che la “vittima designata” altro non è che l’ancora di salvezza per tutto il sistema.
 
Il territorio è la vera chiave di lettura del turismo dei prossimi anni, un territorio libero, sicuro, pulito e pienamente fruibile, in grado di offrire le proprie potenzialità senza essere costretto a nascondendosi alla vista di chi viaggia per turismo.
 
Troppi campeggi sono stati riconvertiti prima a bungalow  e poi, denunciando crisi o fallimenti, sono diventati villaggi con  villette unifamiliari. Il tutto in barba alle leggi urbanistiche ed ai vincoli.
Così si uccide il territorio e non si aiuta lo sviluppo del sistema, ma solo la capacità speculatrice di poche persone alle quali del turismo e delle sue potenzialità nulla importa.
L’estate appena trascorsa è stata peggiore di quella precedente: è necessaria una forte inversione di tendenza, da parte del mondo imprenditoriale ed amministrativo.
 
Le regioni debbono farsi carico (visto che la potestà è loro) con serietà del turismo ed il mondo imprenditoriale deve interrogarsi su cosa intende fare e poi mettersi in discussione.
Il turismo all’aria aperta è in grado di dare una forte mano, di aiutare ad uscire dal guado, ma necessita di un rapporto forte con le amministrazioni locali e con il mondo del volontariato (pro loco, circoli culturali) per creare una rete in grado di presentare nuovamente il nostro Paese quale veramente è, un insieme di ottomila e passa comuni con enormi potenzialità turistiche in grado, ognuno grazie alla propria peculiarità, di imporsi nell’offerta turistica.
 
Perché questo avvenga è necessario che il turismo cessi di essere sfruttato e bistrattato per diventare quello che veramente è, una ricchezza per tutto il Paese: insomma la “questione morale” ha a che fare anche con la gestione delle vacanze e del tempo libero.
 
Rendersene conto ed agire di conseguenza vuole dire dare una mano al nostro Paese a riprendere quel posto che gli spetta ponendo fine ad una tendenza che, anno dopo anno, lo fa slittare sempre più in basso nella classifica delle nazioni turistiche, mentre è il Paese che presenta quasi il settantacinque per cento delle bellezze architettoniche, artistiche e culturali di tutto il mondo.
 
Se non è ”questione morale” questa…

25/09/2005





        
  



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