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“Quintana: riflessioni, analisi, proposte per il futuro”.

Ascoli Piceno | Un convegno costruttivo per dare spunti sul futuro della manifestazione e sul suo valore per la città.

di Anna Laura Biagini


I Democratici di Sinistra in collaborazione con i Gruppi Consiliari, la Regione Marche e il Comune e la Provincia di Ascoli Piceno, hanno promosso sabato 1 Ottobre, presso la Sala Docens Marco Scatasta, un convegno per riflettere sulle prospettive future della Quintana.

Ospiti illustri, esperti ed addetti ai lavori, si sono alternati con interventi specifici nei vari settori d’interesse. Ad aprire l’incontro Carlo Paci, noto giornalista ascolano, che ha tracciato brevemente le origini della manifestazione moderna sin dal 1954, dello spirito che ha mosso i primi ideatori e dei valori che l’hanno portata avanti. Paci ha posto l’attenzione soprattutto sul motivo per cui fu ideata, “è nata nel dopoguerra dopo che fu conclusa la ricostruzione materiale, per “restaurare” anche lo spirito della comunità, che aveva bisogno di svago. Il primo a capirlo fu Don Cardarelli, sacerdote del Duomo, che con l’appoggio di molti noti ascolani tra cui Ciampini, Baiocchi, Franchi, ecc., diede vita alla prima sfilata, che partì bene per volontà del forte sindaco Orlini, le cui severe direttive potrebbero essere d’esempio ancora oggi”. Annuisce dalla platea il Console Emilio Nardinocchi, l’unico ad aver presenziato a tutte le rievocazioni dal 1954.

Provocatorio l’intervento dell’Assessore ai Beni Culturali Prof.ssa Olimpia Gobbi, che sposta l’attenzione sul valore del rito sacro-profano, “rifondatore dell’ordine delle gerarchie sociali, dove ognuno riprende il proprio posto. Tutto ciò deve però essere sorretto dalla consapevolezza culturale, affinchè la Quintana non sia solo regressione al Medioevo. Questo si può fare iniziando per esempio, ad istruire i giovani sul significato storico della rievocazione”. Salto di qualità auspicato anche da Marco Regnicoli, membro del Direttivo del Sestiere di Porta Maggiore, che lo associa al recupero della memoria storica, fondata su tre principi cardine: la festa religiosa, l’amore per la città, l’aspetto ludico. Regnicoli diffida dal “rinnovare, senza tenere conto del sistema socio-culturale locale, che riguarda prima di tutto i cittadini. Tutti gli attriti tra “quintanari” degli ultimi tempi sono inconcepibili, se teniamo conto dei valori suddetti. Qualcosa si sbaglia e se non siamo più coerenti con la nostra storia, la tradizione svanirà”.

Sul valore sociale attuale della Quintana interviene il Ds Firmani, che invita a rielaborare la componente regressiva, affinchè sia evidente il merito aggregare della manifestazione. “Vivere il quartiere per riscoprire il senso della comunità, della partecipazione spontanea nata dalla spinta interiore profonda che è l’amore per la città. E’ anche un modo per far riconoscere i propri meriti, perché non dimentichiamoci che l’intento dei nostri padri, nacque dal bisogno profondo di far esprimere questa comunità”.

All’intervento di Firmani segue quello di Ermanno Bachetti, Consulente delle Problematiche del Lavoro, che si addentra nello specifico delle possibilità occupazionali che la Quintana potrebbe dare alla città, se opportunamente gestita. “Bisognerebbe”, spiega Bachetti, “far essere sistema la Quintana nel territorio e non parte del sistema. Dopo un’adeguata “rottura culturale”, dove essa possa diventare non solo fatto personale, ma motore propulsore dell’ascolano. Le aree di inclusione possono essere innumerevoli, da quella ludico-ricreativa a quella culturale, che significano convegni, studi, corsi, ricerche e formazione continua. O ancora potenziare l’artigianato artistico locale, in funzione dell’oggettistica di qualità, che fa parte del corteo o come souvenir. Potenziare la gestione degli spazi e dei servizi al campo, per creare punti di riferimenti durante tutto l’anno. E perché no, creare un marchio commerciale che ora non esiste, come non esiste la Quintana finite le feste”.

Sulla stessa linea Aldo Pizzingrilli, ideatore dell’Ascoli Piceno Medioevo Festival, l’insieme di manifestazioni medievali che attualmente fanno un po’ da riempitivo nelle settimane tra le due giostre. Pizzingrilli è d’accordo nel creare un sistema preposto, libero da ingerenze politiche, che possa coniugare la Quintana al Festival, “per fare di Ascoli un grande palcoscenico aperto tutte le sere d’estate”.

Che il modello organizzativo sia insufficiente lo conferma anche Antonio Canzian, Assessore Provinciale all’Urbanistica presente però in veste di membro del Consiglio Amministrativo dell’Ente Quintana per delega del Presidente Rossi. Canzian ribadisce “l’esigenza del salto di qualità ormai inevitabile. Un punto di partenza sarebbe che l’Ente si aprisse anche a soggetti privati, che possano sostenere anche economicamente la manifestazione”.

A conclusione del convegno, il confronto si fa più reale con la partecipazione di due delegati. La prima la sig.a Patrizia Liviabella, in rappresentanza del Sindaco Marini di Foligno, che ha portato l’esperienza della Giostra della sua città, in cui l’Ente che se ne occupa è totalmente autonomo dagli enti pubblici, “ma al contempo”, spiega Liviabella, “la sua riconoscibilità e il sostegno ad esso dovuto, sono asseriti nello statuto comunale. Nel Consiglio dei Cento siede anche il sindaco con due rappresentanti, perciò il comitato è molto paritario e non ci sono intromissioni politiche”.

Altra esperienza da tenere presente per un rinnovamento, è quella del giornalista Rai Emilio Ravel, fiorentino ma senese di adozione, esperto del millenario palio. Ravel propone agli ascolani intervenuti al convegno, di porre l’attenzione sulla questione principale: la festa. “E’ in essa” dice il giornalista, “che si fonda l’identità che cerchiamo. In una società sempre più multietnica, le rievocazioni sono anche un modo tutto personale per ritrovare le radici e il valore del vivere insieme. A Siena si fa con grande trasporto emotivo, la festa è tutto l’anno ed assorbe piano piano tutte le sfumature della società. Propongo anche a voi di puntare sul sostrato emotivo e sull’ironia, questa è la strada da seguire”.

01/10/2005





        
  



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