Le primarie sono state una straordinaria mobilitazione popolare a sostegno del centro-sinistra e del suo candidato Romano Prodi, e contro la pretesa della destra di restare attaccata al potere con ogni mezzo, compresa la manipolazione delle regole elettorali. Una partecipazione di queste dimensioni è un evento assolutamente inatteso, anzitutto per gli addetti ai lavori a partite dai politici.

Ora i dirigenti del centro-sinistra commetterebbero un serio errore, anzi un vero e proprio tradimento della giornata di domenica, se ne traessero indicazioni ulteriori, si dividessero sull’interpretazione del voto, riaprissero nuovi defatiganti conflitti intestini.  Del resto, i voti espressi a ciascun candidato corrispondono quasi perfettamente al consenso dei partiti che li sostengono.

Le primarie non sono state, in particolare, un referendum per decidere se in Italia vi debba essere un partito riformista o dell’Ulivo, o un partito socialista e di sinistra. Questo è un quesito non posto ai cittadini. I partiti hanno una ben diversa lezione da trarre dalle primarie: quando i cittadini sono chiamati a mobilitarsi e a partecipare, la risposta è superiore ad ogni aspettativa.
Il tema ineludibile che a mio avviso 4milioni e 400mila cittadini italiani (e tra questi tremilanovecento sambenedettesi!) hanno posto è quello della partecipazione e quindi della riforma e dell’autoriforma della politica.

La primaria è partecipazione solo per un giorno. A questi milioni di italiani che hanno votato devono essere aperte le porte della politica. Il seguito coerente è una forte iniziativa che faccia dei partiti una vera casa per i cittadini che vogliono partecipare quotidianamente e con metodo democratico – come dice la Costituzione – alla politica nazionale.

*Sinistra DS per il socialismo