Massima mobilitazione per lo Zuccherificio Sadam di Campiglione
Fermo | Unauspicabile unità dintenti per far sentire ancora più forte la nostra voce a Roma"
di Emidio Mandozzi*
Siamo di fronte alla crisi più grave mai vissuta dal settore saccarifero italiano, alle prese con un piano di tagli produttivi che rischia di annientare anche la bieticoltura nel nostro Paese. Per la delicatezza del momento attraversato, urge certo la massima mobilitazione, ma anche e soprattutto che la politica, tutta, si adoperi per ricercare ogni strumento atto a scongiurare la chiusura dello stabilimento Sadam di Campiglione di Fermo, uno di quelli fortemente a rischio dopo la delineazione del piano nazionale del settore saccarifero.
Un piano che sta per essere approvato dal Consiglio dei Ministri dopo che è stato disegnato a tavolino a Roma dai ministeri delle Risorse Agricole e delle Attività Produttive senza tenere in alcuna considerazione i bacini saccariferi e bieticoli, che avrebbero invece dovuto essere la base indispensabile per lindividuazione delle chiusure e delle attività alternative ad esse.
Una iattura da scongiurare, quella della chiusura dello stabilimento di Fermo, che se attuata metterebbe in ginocchio il tessuto produttivo ed economico locale, già fortemente compromesso dalla crisi calzaturiera.
I ministri Alemanno e Scajola non possono pensare di decidere la sorte di un territorio, semplicemente tracciando una linea di penna. Perché, dei dieci stabilimenti che rimarrebbero in vita con lattuazione a regime della Riforma Fischer Boel, ben otto saranno ubicati al nord, uno solo a testa invece per il centro (con il rischio che Fermo sarebbe contrapposto a Jesi) e per il sud?
Ad essere a rischio, nel nostro caso, è lintera filiera bieticola, che di fatto sarebbe spazzata via dun solo colpo, con gravi ripercussioni anche nel settore del trasporto merci. Un pezzo di economia di cui il territorio fermano ha invece estremamente bisogno.
Un conto è ristrutturare il settore, altro è azzerare la filiera. Mi auguro che queste riflessioni vengano fatte anche da altri, e chi più ha potere politico in questo momento che lo usi a dovere, prima che inizi unaltra guerra tra poveri. Perché la battaglia, è del tutto evidente, al punto in cui siamo si combatterà solo sul terreno proprio non solo della politica ma del suo potere.
*Vice Presidente della Provincia di Ascoli Piceno e Assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione Professionale
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18/10/2005
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