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Chitarra, cuore e divertimento: così nasce la musica di Alex Britti

Ascoli Piceno | Intervista al cantautore romano in attesa dell’Anteprima del tour "Festa" al Teatro Ventidio Basso.

di Stefania Mistichelli

In attesa del concerto di venerdì 28 al Ventidio Basso, abbiamo parlato con Alex Britti, che con la sua band ed il suo staff ha deciso di inaugurare il suo tour Festa proprio ad Ascoli, città già toccata dal cantante per la tappa del Festivalbar del 1999.

Come mai la scelta di Ascoli per cominciare il tuo tour?
Diciamo che avevamo una rosa di città a disposizione e io con la band e lo staff abbiamo scelto Ascoli perché era la città più vicina a Roma, si sta bene, è defilata, isolata, ma non sei un eremita del Tibet. Sei in un centro dove c’è da mangiare bene, è carina e gradevole.

Sei già stato ad Ascoli; conoscevi il teatro Ventidio Basso?
No, non ero mai stato a teatro; ero stato qui nel ’99 per il Festivalbar, poi ero stato altre volte di passaggio... in incognito.

Che te ne pare della città?
Ascoli è carina, non ho avuto modo di vederla troppo, però è tranquilla, mi dà una grande tranquillità. Oggi [mercoledì 26 ottobre] siamo venuti a piedi dal teatro a qua [Magistrali] in 5 minuti; sai io sono abituato a Roma o a Milano, Ascoli è una città dove la gente gira senza il piede sull’acceleratore, con un filo di gas. È la percezione proprio della gente per strada, è più sorridente è più tranquilla. Mi sembra ci sia una buona qualità di vita, credo, poi è pulita, mi sembra ricca nel senso che non c’è degrado. Insomma è un bel posto.

Parlando di musica: come ci sente all’inizio di un tour?
All’inizio di un tour ci si sente bene, un po’ spaventato, tipo “chissà se mi regge la voce”... tanto non ce l’ho mai la voce, quindi non rischio! È una scommessa, è come quando c’hai un qualcosa di nuovo, un giocattolo nuovo, un vestito nuovo che vuoi far vedere ad un amico, “Oh, guarda che mi s’ho comprato, guarda che c’ho, guarda che me s’ho costruito”. È così, adesso ho la band nuova, prima avevo suonato da solo durante l’ultima tourné, ho fatto una settantina di date, sempre teatrali, chitarra e voce, e adesso c’è la band, quindi è una cosa nuova che mi sono costruita, anche abbastanza rischiosa, sperimentale.

È una formazione diciamo anomala, quindi… vediamo! Ho cercato di fare con questa band quello che sono io, quello che mi sento io come musicista, ossia amante delle radici, quindi cresco nel blues, nel jazz, in un certo tipo di suoni, però poi mi piace andare in discoteca, mi pacciono i Chemical Brothers, mi piace la musica elettronica, quindi sono onnivoro.

Mi piace la musica quando è figa, quando è fatta con il cuore, se poi usano un tronco cavo con due rami che battono o un computer con un campionatore, che problema c’è? Importante è quello che fai, non i mezzi che usi.

Cosa ci sarà sul palco venerdì?
Sul palco mi trovo un trio più classico, più tradizionale, quindi batteria, basso e tastiere, e poi un’altra specie di trio più attuale, c’è un altro chitarrista oltre a me che però pilota solo computer, quindi suoni di computer, effetti strani, poi c’è un dj con due giradischi che suona tutte le parti di fiati, cori e suona, scratchia con i cori, cose particolari…, e un percussionista multietnico - sperimental… che c’ha un bazar sul palco. Appassionato, uno che è vissuto a Cuba, è stato in Nord-Africa, conosce la musica di tutti i paesini, suona tutti strumentini… sembra il bazar il suo angolo sul palco.

A te d’altronde piace sperimentare e questa mi sembra una sperimentazione pura.
Sì, assolutamente, mi piace suonare e divertirmi nel suonare, anche se poi la canzone nasce sempre con chitarra e voce.

Parliamo del futuro: quali sono le prospettive di Alex Britti?
Il mio obiettivo, che forse è un utopia ma io penso che le utopie debbano essere inseguite, è sempre lo stesso, cioè che sul suono della mia chitarra ci sia la mia firma, che la mia musica sia immediatamente riconoscibile: “questo è Britti”. Forse sono sulla strada giusta, perché quando faccio il blues mi dicono che lo faccio jazz, se suono il jazz mi dicono  che lo faccio blues, forse vuol dire che c’è un centro nel mio stile.

Hai raggiunto il successo del grande pubblico tardi, come vivi la celebrità?
Oggi qui [alle Magistrali all’incontro con gli studenti] la vivo benissimo, mentre a volte no, perché per andare a prendere un caffé al bar devo andare a Parigi, non è che mi dia fastidio che la gente mi fermi, ma mi sento osservato e mi imbarazzo, mi blocco, infatti esco poco, sto molto a casa. Infatti sto a molto all’estero, sia per arricchirmi musicalmente entrando in contatto con altre culture sia per me stesso, per fare per un po’ la persona normale.

Dove vai di solito?
Ho cominciato a viaggiare a 21 anni e ancora appena ho un po’ di tempo parto. Sono stato molto ad Amsterdam e in Nord Europa, poi un anno a Parigi dove avevo una fidanzata. È importante per me, sia per l’internazionalità, per essere a contatto con culture diverse, sia perché rientra proprio nel mio carattere.

Appuntamento quindi con Alex Britti e la sua sperimental music venerdì 28 ottobre al Teatro Ventidio Basso. La data Zero del tour Festa è stata organizzata da Anteros Produzioni di Nazzareno Nazziconi in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ascoli, di Scuola Domani, del Centro Studi 2000 e di Radio Azzurra.

27/10/2005





        
  



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Alex Britti

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