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Dal fermano all’eternità: due grandi artigiani in mostra con i maestri del Surrealismo

Fermo | Si tratta di Giuliano Cicchinè e Fabrizio Mandolesi, patron rispettivamente della pelletteria omonima e del calzaturificio Mandoch. Sono stati scelti per realizzare due collezioni di modelli ispirati al Surrealismo

 
Ci sono scarpe che valgono un’opera d’arte e borse d’autore degne di un gran dipinto. Può accadere se scarpe e borse sono made in Marche.
 
Accade di fatto a Modena alla mostra Surrealisti. Tra ragione e istinto, inaugurata ieri alla galleria ModenArte (www.modenarte.com) dove accanto ai Dalí, Ernst, Magritte, Masson, Miró, Tanguy, Winkler il curatore Maurizio Vanni espone anche le creazioni di due artigiani di Sant’Elpidio a Mare, figli di un distretto ormai famoso nel mondo per l’estro e la qualità dei manufatti.
 
Giuliano Cicchiné e Fabrizio Mandolesi, patron rispettivamente della pelletteria omonima e del calzaturificio Mandoch, sono stati scelti per realizzare due collezioni di modelli ispirati al Surrealismo e per mostrare, attraverso questa via, l’inesausta capacità di seduzione che quello straordinario movimento esercita ancora ai giorni nostri.
 
“Dunque - spiega Vanni - ho allineato accanto a una trentina di opere dei grandi maestri una rassegna di accessori moda del più alto artigianato italico, le borse di Cicchiné, le scarpe di Mandolesi, ma anche i cappelli della stupefacente collezione raccolta dal defunto stilista Enrico Coveri. Sono circa 80 modelli di più o meno evidente ispirazione dada e surrealista, che insieme ai dipinti rappresentano la radiografia di un secolo d’inconscio”.
 
La mostra (2 ottobre – 20 novembre 2005) segna il debutto della Galleria ModenArte e sottolinea con convinta ammirazione la fantasia dei due abilissimi artigiani. Mandolesi ha preso di petto tormenti e tormentoni degli artisti stampando sulle scarpe gli orologi spiaccicati di Dalì, gli scarabocchi infantili di Miró, le improbabili contaminationes di Magritte, scatenandosi sui tacchi, vertiginosi come mai e di taglio decisamente onirico. C’è un tacco tigre-gioiello in oro o argento che fa la spia alla Tigre di Dalí, un altro incastonato di roselline o gemme colorate ricorda da vicino Winkler. Più di un modello richiama in modo esplicito fondi e particolari dei dipinti: il Miró di Lezard aux plumes d’or, il Max Ernst di Paris-rêve, il Dalì della, Persistenza della Memoria.
 
Quanto a Cicchiné ha fatto una diversa scelta. Nelle sue borse la dimensione surreale a prima vista manca. C’è, spiega lui stesso, ma solo come adesione di fondo al movimento. Occhio ai modelli: All’ombra di Magritte in fiore si rifà alle rose del pittore belga, Omaggio a Mirò è appunto un omaggio all’artista catalano, e anche il Sogno di Tanguy intende rappresentarne i fondi lunari ormai ben noti. Le borse si distinguono peraltro per gli intrecci inusuali di colori e materiali, per lo scontro di linguaggi, per la perenne ricerca di nuove connessioni che è in fondo la lezione più vitale della stagione surrealista.
 
Sia la Mandoch che il laboratorio Cicchiné non hanno più di una decina di tecnici e operai. Fanno tutto a mano con pervicacia quasi maniacale. La Mandoch è un’azienda giovane, ma si giova eccome della lunga esperienza che Mandolesi ha del settore. Qual è il segreto? “Scegliere e trattare bene le materie prime”, dice, “Mai perdere d’occhio i processi di lavorazione, creare scarpe con la millimetrica attenzione che il bravo orefice riserva al gioiello più prezioso”.
 
Cicchiné e il suo laboratorio nato nel 1976 conta invece su un trentennio di specializzazione: borse, borse e ancora borse prodotte ieri per Dolce e Gabbana, Ferrè o Valentino, oggi per Marc Cain, Enrico Antinori, Loriblu. Di recente l’attività si è estesa ai coordinati (cinture e borse) per un totale di 20 mila pezzi di produzione all’anno. Mercati di riferimento Italia, Russia e Germania ora, come per Mandolesi, allargatisi in modo fantastico e imprevisto: al mondo dell’arte. 
 
La mostra potrà essere visitata dal martedì al sabato dalle 11 alle 19 (lunedì chiuso), festivi su appuntamento.
 
Galleria ModenArte, Via Toscanini 26, Modena, tel. 059.367470, fax 059.374841 www.modenarte.com, info@modenarte.com

03/10/2005





        
  



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