Finalmente il nome c’è. La Margherita, ormai isolata nel sostenimento di Mauro Tomassetti come candidato sindaco di Fermo, ha accettato la scelta delle altre forze, orientate sul diessino Giuseppe Buondonno. Nessuna divisione, tutti si presenteranno uniti ed affiatati per riconquistare la città dopo un quinquennio di centrodestra.

“Siamo di fronte ad un momento epocale per la storia di questo territorio – ha detto il coordinatore Margherita Giuseppe Rossi - In primo luogo perché siamo diventati provincia, poi perché viviamo in una crisi economica e in una difficoltà occupazionale senza precedenti. Servono una politica seria ed uno spirito di squadra. Abbiamo realizzato una carta dei valori e siamo in pieno accordo sulle linee programmatiche. Si tratta di un episodio straordinario, da più di dieci anni infatti il centrosinistra non riusciva più ad essere completamente concorde”.

Una fusione costata fatica e, com’è evidente dalla rinuncia a Tomassetti sindaco dalla Margherita, anche alcuni sacrifici compiuti in nome della coalizione. Evidentemente dopo la bruciante sconfitta del 2001, scaturita proprio dalla divisione del centrosinistra che fece il gioco di Di Ruscio, si è voluto fortemente mandare all’elettorato un segnale netto di compattezza. Un sacrificio quindi apprezzabile, quello della Margherita, che convince meno quando si entra in tema di programmi. “Nel cantiere per la realizzazione delle linee di programma il contributo della Margherita è stato decisivo – continua Rossi – Per noi le linee fondamentali si concretizzano in quelle che chiamiamo “le sei T”: Territorio, Tesori, Talenti, Tecnologie, Tutela, Trasparenza”. In concreto, una politica che prenda atto di una città ormai capoluogo di provincia, il rispetto e la tutela degli elementi di maggior prestigio della città, la valorizzazione di persone, associazioni, aziende di valore del fermano, la spinta per una macchina pubblica sempre più tecnologizzata ed innovativa, la tutela rigorosa del patrimonio culturale come ambientale, la massima chiarezza e limpidezza negli atti. Questioni senz’altro interessanti, ma se è vero che da mesi ormai il centrosinistra della città si riunisce regolarmente per definire gli elementi centrali della politica da proporre per i prossimi 5 anni, e che nelle ultime settimane in molti nell’Unione hanno ribadito l’importanza delle linee di programma più che del nome del candidato, poteva forse essere lecito attendersi qualcosa di meno generico.

“Fermo è una città di centrosinistra – ha aggiunto il consigliere regionale Rosalba Ortenzi – Lo confermano i risultati di elezioni provinciali e regionali. Questo significa che dobbiamo riprenderci un territorio che ci appartiene. Il lavoro da compiere sarà molto, e ci impegneremo in campagna elettorale per far conoscere ai cittadini tutte gli errori dell’amministrazione di centrodestra, a partire da quel cancro per la città che si chiama project financing”. Il finale è ancora per il capogruppo Rossi, che ironizza su Di Ruscio. “Ora che siamo al tramonto di Berlusconi, speriamo tramonti anche il “Berluschino” locale. A Fermo non serve un podestà, ma una squadra che lavori all’unisono”. Squadra più o meno affiatata, o uomo solo al comando, ai prossimi mesi il responso su chi saprà conquistarsi al meglio la fiducia dei fermani.