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A Teramo presentazione del volume L’Ovra a Cinecittà - Polizia politica e spie in camicia nera

| TERAMO - Il 27 gennaio alle ore 17, presso la Sala della Provincia di Teramo

di Rossella Rinaldi


Il 27 gennaio alle ore 17, presso la Sala della Provincia di Teramo verrà presentato al pubblico il volume “L’Ovra a Cinecittà – Polizia politica e spie in camicia nera”, di Natalia ed Emanuele Valerio Marino, edito nel 2005 da Bollati Boringhieri (€ 32,00 - pag. 327). L’evento, a cura del Premio Gianni di Venanzo, sarà moderato dal giornalista televisivo Tonino Pinto, alla presenza saranno dei due autori e di altri ospiti.

La prestigiosa casa editrice Bollati Boringhieri facendo un’incursione nel mondo del cinema ha affidato alla giornalista Natalia Marino e al padre Emanuele Valerio (giornalista, saggista, regista, con un passato da direttore dell’archivio fotocinematografico dell’Istituto Luce e attualmente esperto di restauri per Cinecittà Holding) questo pamphlet in cui viene rievocato il mondo del cinema italiano durante il ventennio. Con piacevoli toni da romanzo storico vengono seguite le ingerenze dell’Ovra, la polizia politica fascista, negli affari della cinematografia italiana del periodo ed in particolare a Cinecittà, concreta emanazione della concezione del regime “il cinema è l’arma più forte”.

I Marino svelano simpaticamente l’esistenza di una vasta rete di spioni, veri e propri stipendiati del regime, che per invidie personali o a volte anche solo per esigenze di “pagnotta” operavano un’opera di delazione verso tutte le figure professionali ed artistiche del settore. Raccontano degli spioni all’Istituto Luce, o meglio la Luce, come era chiamato allora secondo le preferenze verso il femminile, della battaglia per il controllo della testata “Il Mattino” di Napoli da parte del Partito, della nascita dei “film di famiglia”, formula inventata dall’attore Giovanni Grasso per rinverdire l’idea del suolo patrio nei compatrioti emigrati all’estero, delle vicende legate alla società di produzione Cines di Stefano Pittaluga, definita un “covo di antifascisti”. Vengono narrati anche aneddoti legati ai più importanti uomini di spettacolo del tempo: troviamo così citati i fratelli De Filippo, Pirandello e la sua compagna Marta Abba, il produttore Michele Scalera innamorato della diva Isa Pola. E ancora vengono rievocate le ingerenze dei gerarchi fascisti, primo tra tutti del Ministro della Cultura e Propaganda Alessandro Pavolini, che fu amante di Doris Duranti, primo nudo del cinema italiano.

Grande spazio riveste la rievocazione della costruzione di Cinecittà, la cui pietra venne collocata da Duce in persona il 29 gennaio 36, e fu ultimata in appena un anno, ma anche la creazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, diretto da Luigi Chiarini. Ancora da segnalare il sentito e ironico ricordo di Marcello Gatti, allora promettente direttore della fotografia, pizzicato a deturpare una gigantografia del Duce che campeggiava a Cinecittà e per questo condannato a cinque anni di confino.
Il libro si conclude con un occhio di bue sulla guerra , sui bombardamenti che colpirono Roma, e in particolare gli stabilimenti cinematografici, e sugli artisti che si erano asserragliati all’hotel Plaza.

Dice Emanuele Valerio Marino, “il nostro scopo è stato quello di presentare, al di là dei singoli episodi, il clima di repressione da cui non era escluso l’ambiente del cinema italiano. Il cinema non era una zona franca”.

16/01/2006





        
  



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