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Zu + Dalek: musica senza confini

| BOLOGNA - Tocca all'Officina Estragon ospitare la prima delle due date italiane che vedono insieme sul palco iltrio romano e la crew statunitense

di Paolo Rossi

Tocca all'Officina Estragon ospitare la prima delle due date italiane che vedono insieme sul palco iltrio romano e la crew statunitense.

Ritmi tech-house e vocine kraftwerkiane: l'apertura affidata a Dj Okapi è una pura formalità.

L'ingresso in scena degli Zu è accolto da un caloroso applauso e tra le prime fila riesco ad intravedere Moltheni, evidentemente amante della buona musica.

Eh già, perché ieri di buona musica se n'è sentita davvero tanta.

La band capitolina, priva delle presenze di Mats Gustaffson (l'eclettico sassofonista ospite nel bellissimo "How to raise an Ox" del 2005) e del violoncellista Fred Lonberg-Holm, sbriciola i timpani dell'audience coi brani dell'ultimo "The way of the animal powers" (2005) . Basso, batteria e sassofono: prendete gli Husker Du, dieci volte più violenti se possibile e uniteli ai Morphine.

A questo punto, più o meno, avrete una mezza idea di quale fenomeno siano gli Zu, che affondano un piede in reminescenze free-jazz e uno nell'hardcore; il basso obliquo e viscerale di Massimo Pupillo è degno dei Melvins più violenti e di un Tim Wright (ex Pere Ubu e DNA) in stato di grazia, unito al drumming nevrotico di Jacopo Battaglia e al sax baritono di Luca Mai che letteralmente stupra il suo ottone. Pugni allo stomaco che ti fanno perdere l'equilibrio, arrivi al sesto pezzo convinto che ciò che stai acoltando è rumore puro e volutamente frammentario.

Una sensazione fastidiosa e al contempo stranamente piacevole accompagna l'ascoltatore per un'ora intera in attesa dell'assalto finale, che giunge puntuale con "Over a Furnace" , dieci minuti abbondanti in cui passione e rabbia si fondono in un'unica emozione che lascia stordito ogni spettatore. Non è ancora terminato l'applauso e già i Dalek sono sul palco.

A quasi un anno di distanza dalla loro acclamata esibizione al T.P.O. tornano sulla scena bolognese.

Formatisi intorno alla metà dei '90 a Newark, New Jersey, i Dalek (al secolo Dalek, Oktopus e Dj Still) vengono considerati, insieme a Clouddead e Boards of Canada, gli alfieri della nuova scena hip-hop, apprezzata da critica e pubblico ma lontana dai diktat del mainstream.

Sonorità tipiche di un certo filone industrial-trip-hop, vedi Tricki e Talib Kweli, risultano il background adatto per le rime intelligenti dei ragazzoni della East-Coast. Non a caso i brani riproposti sono estrapolati dal primo "Negro, Necro, Nekros" del '98 e dall'ultimo "Absence" , 2004, i due album che sono senza dubbio la summa delle loro esperienze.

Mezz'ora scarsa di declamata prosa urbana e gli Zu si rifanno sull'uscio per due brani insieme ai Dalek (uno dei quali lo split-single edito dalla Wallace qualche tempo fa) , in cui hip-hop, jazzcore e avant-garde divengono un'unica cosa, tributo ad una musica ormai senza confini. Cash from Chaos.

21/01/2006





        
  



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