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Il presidente della Provincia sui prelievi d’acqua

Ascoli Piceno | Dall’Autorità di bacino alcun silenzio assenso. Massimo Rossi: “Abbiamo agito con coscienza nei tempi necessari”.

di Massimo Rossi

Chiedo a tutti di riflettere un attimo: che cosa comporta la responsabilità di amministrare una risorsa limitata come l’acqua? Per ogni persona di buon senso significa capire quanta se ne ha a disposizione, a quante persone (quelle di oggi e quelle di domani) deve servire, a quali complessi meccanismi ecologici deve essere sufficiente ed idonea, e quindi capire se è possibile, e in che misura, concedere lo sfruttamento delle sorgenti per uso commerciale e quanta invece deve essere riservata ad un uso collettivo.

Prima di agevolare lo sfruttamento privato dell’acqua, dunque, occorre sapere quali sono le necessità vitali della gente e dell’ambiente: è il principio da cui siamo partiti quando, nel 2004, approvammo la delibera di Giunta n. 517 con cui venivano sospesi tutti (senza alcuna eccezione) i procedimenti per il rilascio di concessioni di utilizzazione delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente.

Mancava infatti un piano razionale per l’utilizzo della risorsa acqua ma soprattutto mancavano misure di salvaguardia transitorie da parte degli organi competenti (Autorità di Bacino, Parchi Nazionali, ecc) che ci consentissero di valutare con calma le conseguenze delle scelte da compiere. 

Fu una decisione dettata non solo, ripeto, dal buon senso comune, ma da una precisa direttiva europea, la n. 60 del 23 ottobre 2000, che istituisce un “quadro per l’azione comunitaria in materia di acque” e il cui mancato recepimento da parte del Governo (guardacaso) ha assicurato anche la condanna (l’ennesima in tema ambientale) dell’Italia per inadempienza da parte della Corte di Giustizia Europea.

Nessuno dunque mirava a far naufragare un’iniziativa imprenditoriale. Si voleva soltanto essere sicuri che le varie richieste di sfruttamento garantissero comunque la disponibilità d’acqua per tutte le esigenze vitali del territorio assicurando altresì il diritto di avere acque di buona qualità anche alle generazioni future.

Nel frattempo non siamo rimasti con le mani in mano: nel novembre 2004 sollecitai Autorità di Bacino e Regione Marche a darci criteri omogenei e misure di salvaguardia in attesa degli strumenti di programmazione (Piano di Tutela delle Acque, Piano Regolatore Generale degli Acquedotti etc.). Nel febbraio 2005 chiesi nuovamente alle Autorità di Bacino Regionale e del Tronto di inserire la questione tra le priorità della propria azione amministrativa.

Nell’ottobre 2005 le Autorità, in una complessa ed articolata nota congiunta, spiegavano che, per avere gli strumenti di programmazione, sarebbero dovuti passare almeno altri due anni e che, in attesa, era necessario fare riferimento alla legge regionale n. 15 del 2000. La quale prevede che l’utilizzo di nuove acque sotterranee profonde è consentito per fronteggiare situazioni di emergenza e carenze idriche gravi e comunque dopo uno studio di durata almeno decennale.

Per evitare incertezze interpretative delle norme vigenti (la legge regionale presenta discrepanze con la norma nazionale), ma soprattutto per consentire, laddove possibile, almeno lo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee (diverse da quelle profonde), la Provincia si è rivolta ad uno dei massimi esperti in materia, il prof. Caia, docente di Diritto amministrativo all’Università di Bologna.

Nelle sue conclusioni, il Prof. Caia ha confermato che le acque profonde non possono essere utilizzate se non in casi di eccezionali emergenze (e comunque dopo almeno dieci anni di studio), mentre l’impiego delle acque sotterranee è consentito seppure prevedendo “condizioni di particolare tutela ovvero in seguito ad una valutazione pianificatoria complessiva del bilancio idrico, e cioè in seguito all’approvazione almeno di un primo strumento pianificatorio, anche nella forma di misure di salvaguardia inerente a tali acque, ovvero comunque in seguito a parere positivo espresso dall’Autorità di Bacino competente in tema di bilancio idrico”.

Esattamente quanto la Provincia ha sempre sostenuto: non essendoci (e non ci saranno per almeno due anni) strumenti di pianificazione, è necessario che chi di dovere adotti con urgenza misure di salvaguardia.

Quindi a dicembre abbiamo inviato una diffida all’Autorità di Bacino del Tronto e alla Regione. Il 13 gennaio l’Autorità ci ha risposto di aver approvato il programma di studi propedeutici alla redazione del Piano di Bacino ma che, nel frattempo, avrebbe assicurato il rilascio dei pareri sulle singole domande di concessione. Lo stesso giorno il competente dirigente della Provincia ha nuovamente richiesto all’Autorità il parere per l’istanza di captazione avanzata dalla C.I.I.P. che, è bene precisare, poteva essere richiesto dalla stessa società, come prevede la legge.

Dall’Autorità, dunque, non arriverà, come spera qualcuno, alcun silenzio assenso. E la Provincia sta già collaborando con l’Autorità stessa per approntare in tempi brevissimi alcuni criteri indispensabili per governare la risorsa idrica  nella fase di transizione. Ciò è oggi  possibile anche grazie agli studi acquisiti a fine novembre 2005 dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, in cui vengono anche individuate le acque che non possono essere captate in quanto necessarie per la sopravvivenza degli ecosistemi.

Questi sono i fatti, questi sono i tempi delle varie fasi da cui si evince chiaramente non solo che la Provincia ha agito con scrupolo e la coscienza “del buon padre di famiglia” ma ha lavorato con i tempi possibili per dare risposte alle legittime richieste pervenute.

Ora siamo certi che anche altri soggetti istituzionali facciano il loro dovere, varando un Piano di tutela delle acque che potrebbe invece, quello sì, permettere di utilizzare responsabilmente le risorse idriche dei Monti Azzurri e risolvere le problematiche di tutta la comunità. Come quello, ad esempio, del deficit di approvvigionamento idrico di circa 100 litri al secondo a Foce di Montemonaco, grazioso lascito di un massiccio prelievo di acque sotterranee del passato che ha anche provocato gravi danni alle abitazioni ed all’ambiente.

21/01/2006





        
  



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