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Italia sempre “maglia nera” nell'Ue per il caro-energia

Ascoli Piceno | Le nostre imprese pagano l’elettricità il 46% in più della media europea.

Anche nel 2005 l’Italia ha mantenuto il primato negativo in Europa per la bolletta elettrica più costosa a carico delle imprese. Le Pmi italiane, infatti, pagano l’energia fino al 46% in più rispetto alla media Ue.

E’ quanto emerge da un’analisi condotta da Confartigianato sulla base dei più recenti dati Eurostat riferiti allo scorso anno.

A subire i prezzi più alti d’Europa sono le piccole imprese italiane energivore, vale a dire quelle che consumano da 1,25 GWh a 2 GWh di energia l’anno.

Un’azienda che consuma fino a 2 GWh l’anno paga l’energia 11,24 euro per 100 kWh, a fronte del prezzo medio europeo di 7,70 euro per 100 kWh.

Per le classi di consumo più basse (tra 50 MWh e 160 MWh l’anno), fanno peggio di noi soltanto Cipro, Germania e Irlanda.

Ad innalzare il nostro costo dell’energia contribuiscono le imposte: l’Italia è al primo posto tra i 25 Paesi dell’Ue per il maggior prelievo fiscale che, al netto dell’Iva, incide tra  il 16,7% e il  19,2% sul prezzo finale dell’elettricità. Rispetto alla media Ue, le tasse sul chilowattora in Italia (Iva esclusa) sono superiori di una percentuale che oscilla tra 87,8% e il 160,2%

Per esemplificare l’impatto dei prezzi dell’elettricità, Confartigianato ha esaminato il caso di un’impresa con un consumo medio di 358.017 chilovattore/anno, vale a dire una piccola impresa energivora.

Questa tipologia di azienda paga l’energia elettrica 8.946 €/anno in più rispetto ad un competitor europeo. Più della metà (50,9%) di questa somma, pari a 4.553  €/anno, è dovuta alle imposte.
“Il pessimo record italiano sul fronte del caro-energia – fa osservare il Presidente di Confartigianato Imprese UAPI delle province di Ascoli Piceno e Fermo, Moreno Bruni – dipende soprattutto dal mancato completamento della liberalizzazione del mercato dell’energia”.

Per dimostrarlo, Confartigianato ha confrontato i prezzi dell’energia elettrica al netto delle imposte nei 7 paesi europei (Austria, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Polonia) che non hanno produzione di energia elettrica con il nucleare. Risultato: il costo dell’energia, escluse le tasse, in Italia rimane più elevato tra il 22,2% e il 45,7% rispetto ai sette paesi ‘no nuke’.

Bruni sollecita pertanto “riforme strutturali che aprano alla vera concorrenza i settori dell’elettricità e del gas, puntino sull’efficienza energetica e sull’uso di fonti rinnovabili, consentano di ridurre e riequilibrare la pressione fiscale sul prezzo dell’energia. Attualmente, infatti, le piccole imprese sono penalizzate da un trattamento fiscale iniquo rispetto ai grandi consumatori industriali”.

Per coloro che fossero interessati ad una riduzione DEi costi energetici Confartigianato Imprese UAPI comunica che la vasta gamma di servizi offerti ai propri associati prevede anche una convenzione per la fornitura a costi competitivi dell'energia elettrica. per ulteriori dettagli ci si può rivolgere agli uffici dell'Associazione ai seguenti recapiti:
 
Ascoli Piceno, via del Commercio, 70 (al fianco della Motorizzazione Civile), tel. 0736.336402,
Fermo, in via Trieste, 92, tel. 0734.226733,

Montegranaro, in via Fermana Sud, 82, tel. 0734.889682,

San Benedetto del Tronto, via Dante Alighieri, 1, tel. 329.6172860.

04/04/2006





        
  



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