Domani sarà presentato il dipinto "Lo sposalizio della Vergine"
Sant'Elpidio a Mare | Si tratta di un'opera restaurata nell'ambito del progetto "Oggiperieri" ideato dall'artista elpidiense Giordano Macellari
Domani 20 maggio verrà presentato presso la Chiesa di San Filippo il dipinto "Lo sposalizio della Vergine" restaurato grazie al progetto "Oggiperieri" ideato dall'artista elpidiense Giordano Macellari e presentato nel 2005 nel corso della cerimonia di inaugurazione della mostra "Un futuro per il nostro passato", allestita presso la Pinacoteca Civica "Vittore Crivelli" dal 21 maggio al 10 luglio 2005 con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura e al Turismo.
Il primo importante risultato di quest'iniziativa "realizzata grazie al contributo di un artista contemporaneo che ha compreso l'importanza di essere nato e di vivere in un territorio in cui l'arte di oggi non può non confrontarsi con quella di ieri" è stato il restauro del dipinto esposto su uno degli altari laterali della Chiesa filippina di Sant'Elpidio a Mare, edificata negli anni ottanta del Settecento e conclusa nel 1789 sulla base di un progetto attribuito al Valadier.
Il restauro affidato alle solerti cure di Andrea Simoni ha regalato enormi soddisfazioni non soltanto per la qualità dell'opera, ma anche per il fatto che durante il restauro è tornata alla luce la firma dell'autore, il fermano Alessandro Ricci e l'anno di realizzazione, 1801.
"Figlio dell'artista Filippo Ricci, allievo a Roma di Francesco Trevisani, Alessandro partecipò alle maggiori imprese pittoriche avviate nel Fermano negli ultimi anni del secolo, eseguendo la decorazione a tempera di dieci sale di Palazzo Erioni dedicate ai principali personaggi dell'Antico Testamento e varie pale per la Cattedrale di Fermo, rinnovata sul disegno del Morelli. La tela elpidiense rivela l'eclettismo del Ricci, avvezzo ad usare per le sue composizioni le incisioni delle opere dei maggiori artisti del Rinascimento e del Classicismo che egli rivisita con una inclinazione elegante di matrice rococò, ereditata dal Trevisani: sebbene datata 1801, l'opera non manifesta alcuna apertura verso il magniloquente eloquio caro ai pittori neoclassici, ma conferma l'apprezzamento del Ricci per composizioni equilibrate, espressioni compunte, colori vividi, rivelando così l'eccellente mestiere dell'artista".
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19/05/2006
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