Parafrasando Gaber per Rifondazione Comunista non solo la libertà è “partecipazione” ma anche il diritto da parte dei cittadini ad essere parte interessata e coinvolta nell’amministrazione della propria città.

Questo è stato il leit motif alla presentazione della Lista (una delle otto in appoggio a Gaspari) nella sede di Via Balilla. L’elenco dei candidati, oltre allo stesso segretario, Ezio Vallorani, comprende dieci donne (Loredana Giannetti, Maria Bernardini, Luisa Puzielli Manuela Neroni, Marina De Panicis, Marina Tomassini,Claudia Grazioli, , Silvia Rafanelli, Eleonora Realini, Mariagrazia Rispoli).

Il resto della lista comprendono nomi che coprono una vasta gamma di professioni e lavori con diversi giovani che non superano i trent’anni, tra questi : Mirco Marcozzi, Mario Assenti, Marino Lucidi, Stefano Biocca, Cristian Ciarrocchi, Giovanni Coccia, Marcello De Angelis, Donato Di Labbio, Francesco Felicetti,  Martino Maccaroni, Gabriele Marcozzi,  Michael Rocchetti, Lucio Patone, Giacomo Perotti, , Marco Lazzari, Antonio Veccia. 

“Il nostro partito- sottolineava Vallorani – per sua vocazione si batte da sempre per le politiche del sociale e per il coinvolgimento dei cittadini alla vita pubblica”. A questo Rifondazione aggiunge il terzo punto che riguarda la rivitalizzazione della vita culturale che a San Benedetto va sempre più depauperandosi.

Gli faceva eco Settimio Capriotti per il quale la politica locale ha bisogno di un profondo rinnovamento e per questo occorre un maggior coinvolgimento dei giovani alla politica”.

La Giannetti, direttamente coinvolta come operatore sociale, faceva rilevare come occorre tenere presente alcune situazioni di disagio della nostra società che stanno diventando sempre più presenti: dall’alcool all’anoressia o bulimia. Tutta testimonianze di un diffuso malessere e di una sempre più difficoltà ad accettare ed ad accettarsi.

Nel chiudere Giovanni Gaspari confermava in pieno ed appoggiava il concetto fondamentale di RC improntato sul bisogno di dover ringiovanire la politica locale e, riferendosi all’accenno di Vallorani sul problema della poca attenzione alla cultura portava come esempio la mancata riapertura del Teatro Concordia nonostante siano finiti i lavori e siano già passati due anni dal loro completamento.