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Cara Margherita…

San Benedetto del Tronto | Lettera aperta ad un’amica politica

di Antonella Roncarolo


Mi sveglio ogni mattina di buon’ora e con l’immancabile tazzina di caffé, apro la pagina de “Il quotidiano.it”.
Finalmente, dopo giorni di rimpallo, vengono pubblicati i nomi degli assessori al comune di San Benedetto. Scorro con il mouse verso quelli che mi “interessano” e tiro un sospiro di sollievo.

Margherita Sorge alla Cultura. Carissima amica, indimenticabile compagna di liceo, una grande passione per la politica da sempre, attenta ed aperta alle dinamiche della società. Non ci posso credere. Non vedo l’ora di vederla in azione.

Intanto i giornali iniziano a tampinarla.
La sua prima dichiarazione: “Il Watershow è un tantino caro, il comune non se lo può permettere”. Meno male, penso, ma poi rifletto: perché non ha dichiarato che non si farà perché è uno spettacolo della sottocultura televisiva, solo cosce e tette e che la nostra città non ha niente a che spartire con simili cose?
Vorrei chiamarla, scriverle, poi lascio perdere. In fondo Margherita ora è un politico, rappresenta un ruolo preciso e non può permettersi un’aperta indignazione come posso fare io. E’ uno dei pochi privilegi rimasti a chi scrive e a chi pensa (o cerca di farlo).

Questa mattina (22 giugno) si ripete la stessa scena: stessa ora, stessa tazzina di caffé, stessa pagina de “Il quotidiano.it”.
Leggo l’editoriale di Daniele Paolini: altro respiro di sollievo. Non sono sola, esistono altre persone in questa città che la pensano come me.
Esco di casa con l’ottimismo alle stelle. Mi avvicino all’edicola. Lo strillo del Corriere Adriatico cita “Mozzoni (nuovo assessore al turismo ndr) basta serate danzanti in Palazzina”.
Bene, benissimo. Forza che si cambia.
Investo la mia quota giornaliera di euro per i quotidiani. Sfoglio le pagine locali.
Notizia sconvolgente: “Sconto per il Watershow”. La produzione accetta l’offerta del sindaco Gaspari per soli 100.000 euro (ho scritto centomila euro e sottolineo soli). “Ci rimetteremo”, dichiara l’organizzatore (…e noi ci crediamo!), ma voglio dare questo spettacolo alla città”.
Mozzoni afferma che la perdita di Miss Italia ha rappresentato un disastro d’immagine per la città e il Watershow è un modo per tornare in prima serata in televisione”.

Oddio è un incubo. Non mi sono ancora svegliata. Entro in un bar e chiedo un caffé doppio. Riapro i giornali. E’ tutto vero.

Un urlo: Margherita dove sei? Dicci qualcosa, ti prego. Facci ancora sognare un’estate diversa, almeno per qualche giorno ancora.
Se lo farai ti racconterò una storia, so che sei una mia ammiratrice e penso ti farà piacere.

Qualche anno fa, forse due, il comune di San Benedetto spese una cifra esorbitante per ospitare una serata della selezione delle veline. La scusa era, naturalmente, il passaggio televisivo su Mediaset. Fu forse sfortuna, ma quello fu in assoluto il programma con il più basso share dell’estate. Soldi buttati.
In contemporanea al Teatro Calabresi, si svolgeva una delle edizioni del Festival Ferrè che ogni anno, grazie alla passione di Pino Gennari, ricalca lo stesso clichè: pochi soldi, grandi nomi della musica internazionale, teatro strapieno.

Finiti i due spettacoli, Francesco Guccini, ospite del Ferrè, e il presentatore delle veline (mi sembra Mammuccari, ma potrei sbagliarmi perché ho preferito dimenticarlo) erano a cena da “Luigi”. Da brava giornalista andai ad intervistarli.
Guccini con la consueta verve, ironizzava sulle veline affermando che solo le amministrazioni di destra permettevano simili e costosi spettacoli nelle loro piazze. Mammucari (o chi per lui) senza scomporsi rispose: tra due giorni saremo in piazza a Recanati dove non solo l’amministrazione è di sinistra, ma il sindaco è una donna. Questa frase riuscì a zittire Guccini e anche me (cosa non facile in entrambi i casi).

Cara Margherita, posso capire benissimo che essere assessore alla cultura non sia la cosa più facile del mondo e che i meccanismi e gli equilibri da sostenere sono molti. Ma, conoscendoti bene ed in nome di tutti i momenti trascorsi insieme a parlare di arte, teatro, libri e di un mondo migliore, ti chiedo di dare un segnale forte a questa città, lasciando una traccia importante del tuo passaggio al governo della cultura.

Dimenticavo di finire la storia.
Il problema non sta nel fatto che un sindaco donna di sinistra accetti nella sua città uno spettacolo degradante come la selezione delle veline (ognuno è libero di fare le scelte che vuole).
Il problema è la confusione che si crea nelle persone.
La domanda che mi posi quella notte fu: chi voterò alle prossime elezioni?

23/06/2006





        
  



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