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La cultura e le Marche

| ANCONA - Nelle Marche il concetto di cultura appare sottoposto ad un paradosso. E’ un assessorato necessariamente strategico, mentre risulta marginalizzato in ogni reale occasione di decisione

Nelle Marche il concetto di cultura appare sottoposto ad un paradosso. E’ un assessorato necessariamente strategico, mentre risulta marginalizzato in ogni reale occasione di decisione.

Se questa limitazione agisce da tempo sul settore culturale, la questione dell’uscita forzata dell’assessore regionale Giampiero Solari ha assunto un valore e carattere quasi emergenziale, con un evidente arretramento in quella che dovrebbe costituire la risorsa fondamentale delle Marche. Un deficit quantitativo e qualitativo. Una vera e propria miopia politica della classe dirigente che vede nel concetto di cultura, una pura residuale marginalità delle risorse formative della cultura politica. Un archetipo, che non trova più riscontro reale con le altre autonomie locali.

La soluzione non può consistere che in un confronto politico che muova da valori comuni e finalità condivise. L’Arci Marche, nel manifestare la propria solidarietà a Giampiero Solari, vuole sottoporre la questione del balletto delle “poltrone” in termini di trasparenza democratica. Il ruolo che riveste il Presidente della Regione, è un ruolo di pubblico amministratore, eletto non solo da una mera coalizione di partiti, ma da tutti i cittadini marchigiani, che partecipano attivamente al cambiamento dell’intero tessuto sociale del territorio. “Non si può assistere indenni, ad un valzer di poltrone, decise da pochi, rinchiusi in una torre eburnea”. E’ un concetto oligarchico di democrazia.

La critica nei confronti della Regione è metodologica. E’ questione di trasparenza e di cultura politica partecipativa alla vita attiva di un Paese. Fa parte dei diritti e doveri del politico che amministra la cosa pubblica. Mettere in disparte per motivi partitici l’assessore alla Cultura è l’antitesi della partecipazione civica per una crescita collettiva della nostra Regione. L’Arci crede che la conditio sine qua non della politica d’oggi, sia proprio l’adesione e il coinvolgimento di tutti i cittadini nelle scelte quotidiane del mondo sociale governativo. La cultura è vitalità del tessuto sociale è crescita della coscienza critica e anche sviluppo economico. E’ per questo che non condividiamo questo mini rimpasto che di politico ha ben poco .

23/06/2006





        
  



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