"Riassetto del sistema idrico: non ci sto"
Fermo | Il sindaco Di Ruscio contro la proposta regionale di legge di una nuova disciplina delle risorse idriche
DI SATURNINO DI RUSCIO, SINDACO DI FERMO
Si sa che l’acqua abbia ad essere un bene naturale essenziale per la vita dell’uomo, su di essa si concentrano interessi vari e rilevanti sia di natura economica che politica. Il 31 Luglio 2006 mentre la maggior parte della gente era in vacanza, la Giunta Regionale alla chetichella ha adottato un provvedimento (delibera Giunta Regionale n. 936 del 31.07.2006) avente ad oggetto “Proposta di legge regionale ad iniziative delle Giunta Regionale concernente la Disciplina delle risorse idriche”.
Un provvedimento che modifica l’organizzazione del servizio idrico integrato mediante Autorità d’Ambito “espropriando” i Comuni della loro capacità di programmazione, decisione e gestione delle risorse idriche. In virtù di questa approvazione (avvenuta in assenza del Vice Presidente Agostini, di Almerino Mezzolani, di Loredana Pistelli e di Luigi Minardi del Ds e di Ugo Ascoli della Margherita), ritengo opportuno che venga stimolata una riflessione ampia e propositiva che vada a mettere in luce le lacune e le difficoltà che si incontreranno nell’attuazione di tale proposta, a mio avviso un passo indietro rispetto alla precedente legge Galli (l.36/94) che ha introdotto significative innovazioni nell’assetto del comparto in questione.
In special modo: 1. Con l’art. 4 si vuole riformare l’assetto organizzativo delle Autorità d’Ambito, prevedendo non più lo strumento del Consorzio obbligatorio tra Enti locali ma l’accordo previa Convenzione per lo svolgimento associato delle funzioni. L’Assemblea dei Sindaci, così, diventa organo comune degli Enti, la cui rappresentanza legale spetta al Sindaco del Comune capofila o al Presidente della Provincia. In altri termini, i Comuni vengono espropriati delle proprie funzioni in materia (nomina dei Presidenti) ed acquistano più potere la Provincia e/o il Comune Capoluogo che sono per legge Presidenti inamovibili: quindi a chi rispondono? Nel nostro caso, il Presidente di diritto del nuovo organismo denominato Autorità d’Ambito sarà il Presidente della Provincia di Ascoli Piceno o il Sindaco del Comune di Ascoli Piceno. Ma allora per quale motivo abbiamo ottenuto la Provincia di Fermo? Non è forse il caso che i vertici regionali parlino chiaramente?
2. I Comuni non possono avere nessuna forma reale di controllo e di pressione democratica su chi gestisce e rappresenta i loro interessi. Infatti, mentre il consorzio garantisce la terzietà dell’Ente rispetto ai consorziati in quanto è dotato di propri organi politici, di struttura amministrativa autonoma, finanziaria e di spesa; la convenzione è al contrario uno strumento negoziale al quale gli Enti possono ricorrere per svolgere, in forma associata, le determinate funzioni. Così, se nei consorzi i Comuni hanno la possibilità di eleggere ed eventualmente sfiduciare i propri rappresentanti legali, il Sindaco del Comune capofila o il Presidente della Provincia non possono né essere eletti né essere sfiduciati né dimettersi.
3. C’è poi anche un chiaro conflitto di interesse tra il Presidente della Provincia che rilascia le autorizzazioni e il controllo che dovrebbe svolgere sulle stesse.
4. Inoltre, la suddetta proposta di legge regionale assegna alle Province, senza alcun motivo, il 10% delle quote e affida alla Regione il compito di stabilire il metodo per definire la tariffa senza sentire l’Autorità di vigilanza che determina la tariffa di base tenuto conto di quanto stabilito dall’art. 154 del D. Lgs. 152/2006. Vi è quindi un passo indietro rispetto all’attuale definizione delle tariffe fatte dall’Autorità d’Ambito. La Regione, inoltre, entra nel merito del Piano d’Ambito e quindi ha la possibilità di ridimensionarlo a piacimento e determinare le priorità di investimento a favore di alcune realtà piuttosto che altre.
5. Nell’art. 10, infine, il mancato riferimento al gestore unico presuppone anche la volontà di non voler perseguire l’obiettivo di un unico gestore per ogni Ato. Questo non è altro che un passo indietro rispetto alla disciplina vigente che invece mirava al superamento della frammentazione gestionale. Dal punto di vista politico è un aiuto concreto alle società miste pubblico-private che agiscono nel territorio delle Marche e che non sono indifferenti all’approvazione di questa legge.
6. Dal punto di vista legislativo la proposta di legge in argomento contrasta con il D. Lgs. 152/2006. Il nuovo decreto ambientale, infatti, all’art. 148 comma 1, afferma espressamente che l’Autorità d’Ambito è una struttura dotata di personalità giuridica e se il Consorzio di Comuni è una struttura dotata di tale requisito, l’accordo previa convenzione tra Comuni con Provincia o Comune capofila non lo è. Ma quali sono le reali motivazioni che sottendono il provvedimento approvato dalla Regione? Se l’intenzione è quella di diminuire i costi sarebbe sufficiente diminuire i membri del CdA e i loro compensi perché i costi struttura tecnico- amministrativi comunque restano. Non è che si vuole dare maggiore potere alle Province a discapito dei Comuni e controllare inoltre la concentrazione di investimenti sul territorio che possono così andare a favore di zone più forti politicamente? In conclusione, si ritiene che questa proposta di legge approvata dalla Giunta Regionale sia affrettata e superficiale, in quanto non riconosce il ruolo dei Comuni bensì li espropria delle loro funzioni e contrasta con l’esperienza positiva maturata in questi anni. Al Consigliere regionale Rosalba Ortenzi, Presidente dell’apposita commissione regionale, spetterà il compito di affrontare e risolvere nel giusto modo il problema, facendo si che i Comuni mantengono il loto ruolo e le funzioni che gli spettano.
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18/09/2006
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