Incontro con il ministro Pierluigi Bersani
| ROMA - Il presidente Spacca guida una delegazione di regioni Luci e ombre nel ddl del governo sullindustria. Vogliamo essere protagonisti nella definizione del quadro strategico
Incontro del presidente della Regione Marche (coordinatrice delle politiche per lo sviluppo) Gian Mario Spacca, con il ministro Bersani sul ddl del Governo: “Interventi per l’innovazione industriale”. Un documento - ha detto Spacca – che le Regioni condividono su alcune parti, ma che ritengono inadeguato su altre. Nella sostanza, si condivide l’impostazione data di avviare una nuova strategia per la competitività del sistema-Italia. Quindi d’accorso sui processi di liberalizzazione avviati e sull’attenzione al Mezzogiorno.
Così come si condivide la necessità di avviare una nuova strategia di politica industriale, che preveda anche una revisione del sistema degli incentivi, attraverso un lavoro di razionalizzazione e selettività degli stessi; questo per focalizzare l’attenzione sui fattori chiave della competitività. Inoltre, si condividono le individuazioni: dei TEMI (internazionalizzazione, innovazione), delle AZIONI(crescita dimensionale delle imprese, aumento del livello di capitalizzazione, sviluppo di iniziative a forte impatto tecnologico, ricerca), degli STRUMENTI, in particolare quelli di natura finanziaria per assicurare processi di innovazione, ricerca, formazione e trasferimento tecnologico per le imprese.
Tutto questo fa parte del ddl governativo, documento che peraltro le Regioni “non hanno ancora formalmente ricevuto dal Governo”. E, proprio sulla necessità di una maggiore attenzione, Spacca ha detto che “la nostra condivisione si stempera laddove si parla di sistema di governo per la politica industriale”.
Il Presidente ha sottolineato che esiste una necessità di definire più chiaramente il ruolo di ognuno, anche a fronte di una “confusa concorrenza di competenze”, ma- ha sottolineato-tale esigenza non può essere la via surrettizia per riportare in capo al Governo centrale funzioni che sono di competenza regionale, proprio su aree, dove è massima l’attesa delle Regioni. Nella sostanza, le Regioni chiedono di partecipare sia alla definizione del quadro di riferimento strategico, sia alla costruzione dei progetti integrati di sviluppo industriale, sia all’attuazione di misure e strumenti.
Entrando nello specifico, questi i punti del ddl contestati dalle Regioni:
Impostazione “dirigistica”, seguendo un modello “alla francese”, con progetti “calati dall’alto” e il coinvolgimento delle regioni solo nelle fasi attuative;
Accentramento nelle gestione delle risorse. Non sono previsti trasferimenti espliciti. Così facendo, non si interrompe la logica della finanza derivata. Tanto più che ancora non siamo in regime di federalismo fiscale;
Incertezza nelle forme di rapporto Stato-Rregioni. Il Comitato di cooperazione, previsto all’art.7 del ddl, esamina solo l’attuazione dei programmi. Ciò comporta una sovrapposizione di procedure con la Conferenza Stato-Regioni;
Incertezze nelle previsioni relative alle “reti di impresa”. Le norme si sovrappongono senza un raccordo normativo esplicito, sia con quelle regionali, sia con altre previsioni nazionali vigenti in materia di distretti. Le Regioni non sono coinvolte nel processo di “configurazione delle reti di impresa”, previsto dall’art.11, di fatto concedendo al governo una delega in bianco.
Il ministro Bersani ha assicurato che, fatti salvi alcuni aggiustamenti che verranno apportati, da subito, al provvedimento, il Consiglio dei ministri darà una prima approvazione, inviandolo poi in sede di Conferenza dei presidenti per un percorso di approfondimento e di leale collaborazione.
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22/09/2006
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