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I mercati “Over The Counter”

San Benedetto del Tronto | Seminario dell’area finanza nell’aula D dell’Università Politecnica delle Marche

di Felice Di Maro*


OTC è l’acronimo dell’inglese Over The Counter che letteralmente in italiano significa, “sul bancone”. In senso finanziario indica l’insieme delle trattative svolte al di fuori dei mercati regolamentati.

Inizia così il più importante dei seminari dell’area di specializzazione economia e finanza del corso di laurea triennale di “economia, mercati, e gestione d’impresa” di san Benedetto del Tronto. La relatrice, Alessia Nagni, ricercatore presso il dipartimento di economia della facoltà di economia di Ancona “G.Fuà” ha concluso il ciclo di lezioni tenute dalla Dott.ssa Camilla Mazzoli, docente del corso di economia degli intermediari finanziari (2°modulo) dedicato a strumenti e mercati mobiliari.

Importanti sono state le acquisizioni non solo sotto l’aspetto didattico ma anche per l’inquadramento dei fenomeni, in continua evoluzione, fase obbligata se si vogliono operare ricerche almeno in funzione di quelle che sono state le riflessioni conclusive: i mercati OTC sono meno trasparenti e più rischiosi rispetto ai mercati ufficiali di Borsa in quanto non offrono garanzie e non garantiscono controlli; si basano su negoziazioni tra intermediari/istituzioni finanziarie che si trovano contemporaneamente dal lato offerta e della domanda; sono concentrati in quanto solo pochi intermediari controllano gran parte dell’operatività; sono esposti a rischio di sistema perché l’insolvenza o problemi di liquidità di alcuni operatori possono mettere in crisi tutto il sistema; sono in grado di soddisfare le esigenze particolari della clientela in quanto è possibile personalizzare e innovare gli strumenti negoziati.

Alessia Nagni ha tracciato un quadro molto articolato sulle caratteristiche e strumenti finanziari tipici che si scambiano in questi mercati mobiliari non regolamentati. Si tratta in prevalenza di prodotti finanziari derivati come i Forward, Option, Swap Credit derivates. Per agevolare i lettori si dichiara che per la redazione di quest’articolo sono state consultate alcune opere delle quali presento l’elenco: Giampiero M.Gallo, Barbara Pacini, Metodi quantitativi per i mercati finanziari (2003) pp.90-92; a cura di Pier Luigi Fabrizi, Giancarlo forestieri, Paolo Mottura, Strumenti e servizi finanziari, (2005) autore Danilo Drago pp.248-250; ultimo e non per ordine di importanza alcune parti di slides sia della relatrice Alessia Nagni e sia di Camilla Mazzoli, già citata, che costituiscono nell’insieme non solo supporti multimediali del seminario del quale si cerca di partecipare i lettori e delle lezioni ma anche interpretazioni documentate che si sono integrati con i testi degli autori citati.

Per strumento finanziario derivato si intende quell’attività il cui “valore rendimento” dipende da un’altra attività detta principale o sottostante come merci, titoli mobiliari come azioni, indici azionari, tassi di interesse. La negoziazione avviene con contratti per regolazione futura ( a termine) che stabilisce la compravendita futura di un’attività finanziaria sulla base di specifiche condizioni relative al prezzo e alla quantità di ciò che verrà scambiato. Questi contratti però nel caso dei mercati “Over The Counter” non sono standardizzati ma si basano su “relazioni bilaterali” senza che si utilizzino canali di comunicazioni telematici come le piattaforme elettroniche di negoziazione. Si svolgono direttamente tra operatori anche per via telefono.

Già con le prime slides si sono evidenziate le modalità di negoziazione tra le parti. Alessia Nagni ha esposto quelle che sono le asimmetrie di questi mercati non regolamentati rispetto a quelli regolamentati come ad esempio le borse valori. In primis gli scambi hanno natura privata e sono in piena autonomia negoziale. Non esiste una regolamentazione ma si devono solo rispettare le disposizioni di legge. Le associazioni di categoria, ABI, BBA, ISDA, offrono dei schemi contrattuali che gli operatori possono utilizzare. In teoria chiunque può negoziare sui mercati OTC. E, sull’affidabilità della controparte? Si tratta di una fase importante in quanto non esiste la Clearing House (Cassa di compensazione e garanzia) come nel caso dei futures che come nelle lezioni citate Camilla Mazzoli ha spiegato assolve alla funzione di controparte diretta di ogni soggetto che opera con questo contratto ed è essa stessa gestore e garante delle liquidazioni giornaliere delle posizioni a scadenza.

La Clearing House è in genere una società per azioni posseduta prevalentemente dagli stessi intermediari finanziari che partecipano al mercato future. Ha un oggetto sociale esclusivo che le impone di assicurare la compensazione e il buon fine dei contratti, emanare regolamenti che disciplinano l’operativa del mercato future, e integrare le disposizioni previste dalla legge. In Italia è soggetta alla vigilanza della Consob e della Banca d’Italia. Si interpone giuridicamente in tutte le transazioni concluse. Quando due operatori concludono una compravendita comunicano immediatamente l’avvenuta transazione alla cassa la quale compra da chi ha venduto e vende a chi ha comprato. In tal modo ogni operatore ha come controparte per la transazione a termine la Cassa di Compensazione, la quale si rende garante del buon fine della transazione. Chiaramente i differenziali di prezzo incassati o pagati non rappresentano guadagni o perdite in quanto la Cassa non assume mai posizioni aperte sul mercato. In pratica si limita solo a incassare i differenziali di prezzo dagli operatori che hanno registrato perdite e a versare i differenziali stessi agli operatori che hanno realizzato profitti. All’apertura di qualunque posizione ciascun operatore deve versare il cosiddetto margine iniziale a garanzia del buon fine della transazione. Questo margine è in percentuale del valore unitario del contratto future. L’altro margine è quello di variazione che avviene con la procedura del marking to market che tramite accrediti/adebiti alimenta i processi giornalieri delle posizioni. I profitti e le perdite realizzati sul mercato future non emergono solo alla scadenza del contratto ma sono conteggiati e liquidati giornalmente in funzione dell’andamento dei prezzi.

I futures si possono stipulare su attività reali , commodity futures, su attività finanziarie, financial futures, su tassi di interesse, interest rate futures, valute, currency futures, indici azionari, stock index futures. Sono standardizzati nelle regole di contrattazione, importi unitari, scadenze. Le controparti negoziano solo il prezzo. Ad una data prefissata si scambiano strumenti finanziari come azioni o un bene reale con un prezzo che viene stabilito al momento della stipula del contratto stesso sulla base di una serie di elementi fra cui il più importante è il prezzo dell’attività sottostante determinato sul mercato corrispondente.

Il prezzo future è molto importante, Camilla Mazzoli (in lezioni citate) ha molto insistito su quest’aspetto. Esso si forma dall’incontro tra domanda e offerta e per effetto del meccanismo dell’arbitraggio si determina il suo equilibrio. In che modo? Facciamo un esempio. Un arbitraggista può acquistare in un mercato A delle azioni a 10 euro e rivenderle in un mercato B a 11 euro. Chiaramente ha lucrato le differenze tra i due mercati ma ha attivato delle dinamiche che hanno contribuito ad allineare il prezzo future al prezzo di equilibrio. L’arbitraggio quindi è contestuale alla stessa attività sottostante.

Tutto quello che è stato proposto per i futures è necessario per comprendere quelli che sono gli strumenti negoziati sui mercati OTC. Il Forward in pratica consente di negoziare le stesse attività dei futures senza gli standard contrattuali. Gli operatori possono liberamente contrattare tutto. Analoga situazione si ha con il contratto di Opzioni che conferisce il diritto ma non l’obbligo per le controparti di acquistare o vendere ad una certa data ( Opzione di tipo europeo) o entro una certa data (Opzione di tipo americano). Questo diritto è rilasciato dal Venditore dell’opzione all’Acquirente contro un pagamento contestuale definito premio che costituisce il prezzo dell’opzione stessa. Il premio quindi rappresenta il prezzo pagato per acquisire il diritto di esercitare il contratto di Opzione. Tale diritto se se è all’acquisto definisce l’Opzione di tipo call, se è alla vendita definisce l’Opzione di tipo put. Il prezzo fissato dal contratto si definisce strike price o prezzo di esercizio. Ma qual è la differenza se l’opzione si contratta nei mercati OTC o nelle Borse.? La risposta è: “Le opzioni sono negoziabili sia sui mercati over-the-counter, sia sui mercati organizzati: si tratta in questo caso delle cosiddette liste optinos”(Danilo Drago p.255 op,cit.).

I soggetti che negoziano su mercati OTC sono dal lato domanda imprese industriali e commerciali non finanziarie e intermediari finanziari come banche, SIM, SGR, imprese di assicurazione. Dal lato offerta in genere sono intermediari finanziari (Banche e SIM) in quanto si richiedono livelli di professionalità elevati, sistemi informatici di gestione del rischio, livelli patrimoniali consistenti, nonché ambiti di operatività estesi nell’intermediazione mobiliare. Alessia Nagni ha messo in evidenza come si coglie una coincidenza frequente tra soggetti dal lato domanda e dal lato offerta. E, come le controparti preferiscono negoziare solo con soggetti ad alto rating e ben capitalizzati per ridurre il rischio di controparte. Chiaramente il grado di specializzazione è elevato ed è posseduto solo da un numero limitato di intermediari i quali operano a livello internazionale. Al riguardo è interessante segnalare che la Banca d’Italia al dicembre 2005 ha comunicato che in un campione di banche/gruppi bancari maggiormente operativi nel settore sono circa 6 gli intermediari e ad essi alla stessa data fa capo l’80% circa delle operazioni in derivati finanziari e crediti condotte dai gruppi bancari italiani.

Varie sono stati le analisi presentate a livello internazionale. L’esempio del “Grey Market” di Londra è importante in quanto i titoli oggetto della transazione non sono ancora sul mercato. Ma il Nasdaq è certamente un caso da studiare con attenzione in quanto dal primo giugno 2006 è diventato un mercato regolamentato. E questo la dice lunga come ha messo in evidenzia Alessia Nagni che i mercati OTC sono anche un laboratorio per i mercati regolamentati.

*Studente di Economia Area Finanza
Università Politecnica delle Marche
San Benedetto del Tronto

02/12/2006





        
  



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