Energia dalla terra per un futuro migliore
Ascoli Piceno | E stato firmato stamane nella sala del consiglio provinciale il protocollo di intesa per la fattibilità a rete di filiere energetiche, ecocompatibili ed ecosostenibili.
Si tratta del documento attraverso cui Comuni, organizzazioni sindacali e di categoria e gli altri soggetti coinvolti si impegneranno nella costituzione di filiere agroenergetiche, cioè un insieme di aziende che concorreranno alla produzione di energia attraverso sostanze di origine animale e vegetale che possono essere usate come combustibili (le cosiddette biomasse).
Come ha fatto notare il presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta, presente alla firma del protocollo, si tratta di un’idea fortemente innovativa, la prima di questo genere, che risponde alla sfida dei mutamenti climatici. E’ prioritario infatti cambiare il modo di produzione per ridurre l’inquinamento derivato dall’uso dei combustibili fossili, secondo un modello già ampiamente adottato in Brasile, leader mondiale della produzione di bioetanolo, dove oltre il 50% delle automobili utilizzano combustibili vegetali. “Le Marche si prestano particolarmente bene alle agroenergie – ha osservato il presidente Della Seta – poiché i piccoli impianti che devono essere costruiti ben si adattano all’omogenea distribuzione della popolazione ed alla divisione dell’economia in distretti”.
Hanno già aderito al protocollo i Comuni di Carassai, Campofilone, Grottammare, Montalto, Monte Urano, Palmiano, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, San Benedetto del Tronto, Spinetoli e l’Unione Comuni Valdaso. Coinvolti anche la Camera di Commercio, Cgil, Cisl e Uil, il Collegio dei Periti agrari, Piceno Consind, il Cosif ed il Gal Piceno. Molte le adesioni anche di associazioni, consorzi e società: Aiab, Alpa, Asteria, azienda agricola “Conca d’oro”, Cia, Coico Agroalimentare, Coldiretti, Compagnia delle Opere Marche sud, Confcooperative, Consorzio agrario, Copagri, Eurosolar Italia, F.1O.P., Picenambiente Energia, Restart scarl, Tecnomarche e Vinea.
L’idea nasce dall’esigenza di risollevare il settore agricolo dopo la grave crisi che lo ha colpito, dovuta principalmente alla riforma della Politica agricola comunitaria ed in particolare alla decisione della Commissione europea di ridurre per più del 50% la produzione di zucchero. L’altro presupposto è il “Libro Bianco sull’Energia” della Commissione europea, cioè il documento in cui vengono specificati gli indirizzi dell’Europa sulla produzione energetica, in cui si stabilisce che il contributo delle biomasse al fabbisogno energetico dovrà più che raddoppiare.
Il progetto costituisce l’intervento necessario e strategico sia per la tutela del settore agricolo, sia per il riassorbimento di quei lavoratori che già sono, o che rischiano presto di diventare, disoccupati. Le fonti energetiche rinnovabili, ed in particolare le biomasse coltivate, sono una prospettiva concreta di sviluppo e reddito per tutto il territorio provinciale.
Le tempistiche sono già state definite dall’assessore all’Agricoltura ed alle Attività Produttive Avelio Marini che, dopo aver sottolineato la semplicità costruttiva delle fabbriche di energia alternativa, ha stabilito per fine febbraio la scadenza della prima fase di progettualità a cui farà immediatamente seguito la fase di realizzazione.
“Una sfida per trasformare un problema in un’occasione rilevante, una risposta al futuro” ha concluso il presidente Della Seta “un modo per difendere l’agricoltura, formidabile presidio territoriale, a cui dobbiamo anche rendere il merito di aver contribuito a creare il paesaggio italiano che in larghissima misura è modellato dall’attività agricola”.
Secondo il presidente Massimo Rossi il protocollo costituisce sia la base per una maggiore integrazione e solidità delle realtà agricole, sia la giusta risposta alle esigenze del territorio ed al gap esistente tra produzione e fabbisogno energetico. “Mi piace pensare che questo protocollo, dalla risonanza nazionale, faccia parte di una progettualità del territorio più ampia che si pone come obiettivo uno sviluppo diverso, alternativo e partecipato, in cui la risorsa umana è protagonista. Un modello del genere, in cui si allarga la base decisionale e si tiene conto delle istanze di tutti, è di certo un modello sostenibile”.
Come ha fatto notare il presidente nazionale di Legambiente Roberto Della Seta, presente alla firma del protocollo, si tratta di un’idea fortemente innovativa, la prima di questo genere, che risponde alla sfida dei mutamenti climatici. E’ prioritario infatti cambiare il modo di produzione per ridurre l’inquinamento derivato dall’uso dei combustibili fossili, secondo un modello già ampiamente adottato in Brasile, leader mondiale della produzione di bioetanolo, dove oltre il 50% delle automobili utilizzano combustibili vegetali. “Le Marche si prestano particolarmente bene alle agroenergie – ha osservato il presidente Della Seta – poiché i piccoli impianti che devono essere costruiti ben si adattano all’omogenea distribuzione della popolazione ed alla divisione dell’economia in distretti”.
Hanno già aderito al protocollo i Comuni di Carassai, Campofilone, Grottammare, Montalto, Monte Urano, Palmiano, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, San Benedetto del Tronto, Spinetoli e l’Unione Comuni Valdaso. Coinvolti anche la Camera di Commercio, Cgil, Cisl e Uil, il Collegio dei Periti agrari, Piceno Consind, il Cosif ed il Gal Piceno. Molte le adesioni anche di associazioni, consorzi e società: Aiab, Alpa, Asteria, azienda agricola “Conca d’oro”, Cia, Coico Agroalimentare, Coldiretti, Compagnia delle Opere Marche sud, Confcooperative, Consorzio agrario, Copagri, Eurosolar Italia, F.1O.P., Picenambiente Energia, Restart scarl, Tecnomarche e Vinea.
L’idea nasce dall’esigenza di risollevare il settore agricolo dopo la grave crisi che lo ha colpito, dovuta principalmente alla riforma della Politica agricola comunitaria ed in particolare alla decisione della Commissione europea di ridurre per più del 50% la produzione di zucchero. L’altro presupposto è il “Libro Bianco sull’Energia” della Commissione europea, cioè il documento in cui vengono specificati gli indirizzi dell’Europa sulla produzione energetica, in cui si stabilisce che il contributo delle biomasse al fabbisogno energetico dovrà più che raddoppiare.
Il progetto costituisce l’intervento necessario e strategico sia per la tutela del settore agricolo, sia per il riassorbimento di quei lavoratori che già sono, o che rischiano presto di diventare, disoccupati. Le fonti energetiche rinnovabili, ed in particolare le biomasse coltivate, sono una prospettiva concreta di sviluppo e reddito per tutto il territorio provinciale.
Le tempistiche sono già state definite dall’assessore all’Agricoltura ed alle Attività Produttive Avelio Marini che, dopo aver sottolineato la semplicità costruttiva delle fabbriche di energia alternativa, ha stabilito per fine febbraio la scadenza della prima fase di progettualità a cui farà immediatamente seguito la fase di realizzazione.
“Una sfida per trasformare un problema in un’occasione rilevante, una risposta al futuro” ha concluso il presidente Della Seta “un modo per difendere l’agricoltura, formidabile presidio territoriale, a cui dobbiamo anche rendere il merito di aver contribuito a creare il paesaggio italiano che in larghissima misura è modellato dall’attività agricola”.
Secondo il presidente Massimo Rossi il protocollo costituisce sia la base per una maggiore integrazione e solidità delle realtà agricole, sia la giusta risposta alle esigenze del territorio ed al gap esistente tra produzione e fabbisogno energetico. “Mi piace pensare che questo protocollo, dalla risonanza nazionale, faccia parte di una progettualità del territorio più ampia che si pone come obiettivo uno sviluppo diverso, alternativo e partecipato, in cui la risorsa umana è protagonista. Un modello del genere, in cui si allarga la base decisionale e si tiene conto delle istanze di tutti, è di certo un modello sostenibile”.
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27/12/2006
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