La nuova Provincia: le idee di Massimo Valentini
| Una provincia aperta, sussidiaria, decentrata e che investa sul project financing per le infrastrutture: i quattro consigli del Presidente della CdO Marche del Sud
di Massimo Valentini, presidente Compagnia delle Opere Marche del sud
Per realizzare una provincia che sia utile al bene comune e quindi a non affermare la prevalenza di interessi particolaristici, quali contenuti proporre? Faccio quattro proposte:
1)Una provincia aperta. Occorre superare un provincialismo chiuso in se stesso che in una minoranza non produttiva è ancora presente e che costituisce un freno alla realizzazione di un ente capace di leggere le sollecitazioni che la realtà pone. Una posizione umana strutturalmente aperta ad arricchirsi dal rapporto con l’altro e che è realista non può che puntare allo sviluppo di una leale collaborazione con altri enti. Lo sviluppo di una leale e stabile collaborazione, nel rispetto delle rispettive autonomie, nell’area vasta Marche sud che comprende le province di Ascoli, Fermo e Macerata, è oggettivamente posto dalla storia dei nostri territori, dalla cultura e dall’economia, dalle sollecitazioni poste dalle evoluzioni normative previste dal disegno di legge sul codice delle autonomie, nonché dal costante diminuire di risorse pubbliche prevedibile anche nei prossimi decenni. Lo stesso dicasi delle necessarie collaborazione di settore, come ha mostrato il recente accordo in tema di produzioni teatrali tra i comuni di Ascoli, Fermo, Iesi e Fano.
2) Una provincia sussidiaria. Occorre superare una concezione statalistica, anche nella sua versione che adotta la concertazione come metodo di lavoro, in quanto il ruolo dell’ente deve concentrarsi nell’azione di coordinamento e controllo a sostegno delle iniziative del privato che contribuiscono alla creazione di bene comune e di supplenza in quei settori ove il privato non può intervenire. Occorre realizzare la visione di un welfare mix ove attori pubblici e del privato sociale possono confrontarsi ridando una libertà di scelta all’utente.
3) Una provincia decentrata e tecnologica. Il dibattito che si sta sviluppando sulla sede della provincia è preoccupante perché non sembra cogliere il bisogno del territorio. Proporre la nuova sede a Campiglione è fuorviante. Il primo bisogno del territorio è che la provincia sia decentrata per la fruizione dei suoi servizi. Pertanto la prima questione è lavorare su un progetto di utilizzo dei servizi della provincia attraverso una rete telematica che abbia come punti di entrata alla rete le imprese e i comuni del territorio. Nessuno deve avere la necessità di recarsi nella sede della provincia per le pratiche ordinarie, anche le persone comuni che non conoscono internet si recheranno presso i propri comuni per tutte le incombenze relative alle competenze della provincia. In tale prospettive parlare di una sede baricentrica della provincia non ha alcun senso, mentre è importante sottolineare che le sedi di rappresentanza istituzionale non possono non essere allocate nei luoghi più significativi della città capoluogo. La sede istituzionale della provincia, soprattutto in concezione di ente aperto, è la prima immagine che diamo all’esterno: la bellezza di un territorio, la sua storia e tradizione.
4) Una provincia aperta al privato per le infrastrutture. Se vogliamo creare le infrastrutture necessarie per lo sviluppo del territorio, di cui la mare monti è la prima priorità, cominciare a lavorare per un progetto che realizza un project financing per la mare monti è affermazione di realismo e concretezza. Non possiamo strillare solo su ciò che manca, ma adoperarci fattivamente perché ciò di cui abbiamo bisogno sia realizzato, chiedendo l’apporto del governo, della regione, del privato, delle imprese e di tutte le amministrazioni del territorio. Chiudo dicendo che nessun è perfetto, che la tensione ideale di cui abbiamo bisogno per costruire il futuro dipende dalla partecipazione di ciascuno a dei luoghi educativi che possano preservare ed incrementare la ricchezza dell’umano necessario per affrontare la responsabilità a cui ciascuno è chiamato.
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23/01/2007
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