Mencoboni: dai vincisgrassi alla musica antica
| MACERATA - Paolo, musicista a 360 gradi, va alla riscoperta delle sonorità perse negli anni.
Paolo Mencoboni
L’ottimo riscontro di pubblico per il concerto di musica antica “Ad Vesperas”, a Macerata il 13 dicembre 2006, è stato solo un presagio del grande successo del progetto “Cantar Lontano” dei fratelli Mencoboni.
Dopo la presentazione di Milano, avvenuta lunedì 22 gennaio, presso la Fnac di piazza Piemonte, l’ensamble Cantar Lontano prosegue il suo tour che lo porterà ancora nel capoluogo lombardo, per poi proseguire in Europa ed entro il 2008 a New York.
Uomo di palcoscenico è il Maestro Marco, mentre il fratello Paolo è responsabile della produzione discografica della “E lucevan le stelle Records”, e in particolare dell’aspetto sonoro delle incisioni. Ma Paolo, 43 anni, è prima di tutto musicista a tutto tondo. Immerso nella musica sin da bambino, studia organo al conservatorio Rossini di Pesaro e si dedica con passione all’insegnamento, oltre a suonare pianoforte, clavicembalo e tastiere elettroniche.
Paolo Mencoboni può essere ben definito un musicista a 360 gradi. Dopo essersi occupato di colonne sonore per spot pubblicitari, è tra i fondatori, nel 1993, dei “Vincisgrassi”, famoso gruppo pop maceratese che canta in dialetto, con testi sempre ironici, che riscuote grande successo fino allo scioglimento, nel 2003.
In parallelo alla sua attività di musicista “rocker”, Paolo comincia a lavorare negli anni ’90 con il fratello alla riscoperta della musica antica, per portare a conoscenza del grande pubblico suoni affascinanti e dimenticati.
Nel concerto di Macerata, alla chiesa di San Paolo, ti abbiamo visto nella veste un po’ insolita di Ripetitore. Come nasce questo ruolo?
La tecnica del Cantar Lontano è tanto più efficace quanto più i cantanti sono disposti in locazioni alte e nascoste. Le cantorie sono il luogo ideale. Questo fa sì che il direttore possa non essere visibile da tutti ed ecco quindi che si rende necessaria la presenza di più condirettori dislocati in posizioni strategiche e ben visibili agli altri esecutori, per ripetere i gesti del direttore principale. Per me è un ruolo tutt’altro che inconsueto. Molti concerti del Festival “Cantar Lontano” di Ancona hanno visto la presenza del ripetitore.
Hai sempre curato il suono eccellente dei CD dell’etichetta “E lucevan le stelle”. Qual è il tuo segreto per raggiungere risultati così importanti?
È cominciato con l’intuizione che l’abbinamento della tecnologia alle risorse umane sarebbe stata l’arma vincente. E così è stato. Parlo del 1990, quando insieme ai miei fratelli abbiamo deciso di investire sulla tecnologia nascente di quegli anni che avrebbe portato ad una vera e propria rivoluzione nel fare e produrre musica.
Quando hai capito che forse la strada intrapresa era quella giusta?
Quando abbiamo realizzato il terzo CD dei Mottetti di Pietro Pace. Siamo andati a registrare a Fucecchio, in un monastero di suore di clausura dove si trova uno splendido organo “Romani” della fine del ‘500 in ottime condizioni. Ho passato la notte intera ad ascoltare il suono naturale di quella chiesa, poi ho posizionato i microfoni. Quel disco ha vinto il primo premio del CD audiofilo nella rivista “Fedeltà&Suono” ed è stato definito dal critico come una delle 10 cose da portarsi nella famosa isola deserta. Ho capito che il suono era la variabile su cui dovevo concentrarmi e lavorare a fondo.
E veniamo al tuo lato più brillante. Sei stato per 10 anni la mente geniale dei Vincisgrassi; ma sono davvero finiti?
Sì certo, sono finiti, ma non credo che questa sia una notizia molto interessante. I Vincisgrassi sono nati nel 1993 dalle idee di 3 ragazzi che si sono ritrovati insieme e hanno messo a frutto la loro fantasia e le loro capacità creative, nessuno è stato più geniale dell’altro o perlomeno non posso essere io a dire quanto lo sia stato Mencoboni. E’ stato il pubblico che ha decretato il nostro grande successo, del gruppo e dei singoli.
Il momento più emozionante della tua carriera da Rockstar?
L’inizio, come in tutte le cose: l’idea che quello che sta per accadere può essere un evento molto piacevole, regala sempre l’emozione più forte. Questo mi è accaduto la sera che ho cominciato a lavorare all’arrangiamento di “Macerata Posse”. A quei tempi lavoravo a Milano come dimostratore per un’importante casa di produzione di strumenti musicali giapponese e avevo a disposizione il meglio della produzione sonora. Una sera c’è stato un momento in cui ho sentito che quello che stavo registrando aveva un groove che avrebbe fatto colpo, quello che chiamiamo “il botto”. E’ stato il momento in cui mi è venuto d’istinto il titolo del primo Cd.
Quindi “Macerata Posse” è la tua canzone preferita?
Non proprio, ero certo che sarebbe stata la preferita del pubblico, non solo per la musica, ma anche perché nel testo si parlava della nostra città, ma la mia canzone preferita è sicuramente “Terra mia”, che rappresenta il giusto compromesso fra la ricerca sonora e le caratteristiche popolari della musica dei “Vincisgrassi”.
Tu hai collaborato anche con altre persone dell’ambiente musicale maceratese.
Sì, molte persone mi hanno chiesto collaborazioni, persone con le quali sono poi nate delle bellissime amicizie. E’ il caso di Stefano Tartari, con il quale c’è un nuovo progetto in ballo che presto prenderà corpo, e poi la lunga collaborazione con i ragazzi del coro “ Pueri Cantores”. Poi, non posso dimenticare i momenti deliziosi che ho passato con Giuseppe Gasparrini, il caro Peppe De Birtina.
Ci sarà prossimamente una serata dedicata a lui al Lauro Rossi, sarai presente fra gli ospiti?
Con Peppe ho realizzato la sua seconda produzione nel 2000. Mi chiese di arrangiare le sue nuove canzoni e devo dire che per me è stato un grande onore. Mi diede una cassetta con i brani registrati con la sua fisarmonica e dopo pochi mesi è nato il CD “La rossa, la bionda, la mora”.
Mi è dispiaciuto che gli organizzatori non abbiano pensato di invitarmi, né di inserire in scaletta nessuno delle canzoni che ho arrangiato per lui. A me basta il ricordo dell’ultima volta che ho sentito Peppe suonare ad una festa.
Progetti per il futuro?
Adesso siamo tutti elettrizzati e concentrati sul progetto “Ortiz” Il CD è uscito da appena un mese e già sta riscuotendo critiche eccezionali in tutta Europa. A breve scadenza è prevista la nostra presenza alla B.I.T. di Milano nello stand della Regione Marche in un’ala dello stesso denominata “Spazio relax” dove cercherò di aiutare mio fratello Marco e i suoi cantanti a ricostruire con strumenti non proprio antichi lo stesso suono affascinante del Cantar Lontano che riproduciamo in chiesa.
Poi, da marzo partirà la nostra tournée europea e nord americana.
Dopo la presentazione di Milano, avvenuta lunedì 22 gennaio, presso la Fnac di piazza Piemonte, l’ensamble Cantar Lontano prosegue il suo tour che lo porterà ancora nel capoluogo lombardo, per poi proseguire in Europa ed entro il 2008 a New York.
Uomo di palcoscenico è il Maestro Marco, mentre il fratello Paolo è responsabile della produzione discografica della “E lucevan le stelle Records”, e in particolare dell’aspetto sonoro delle incisioni. Ma Paolo, 43 anni, è prima di tutto musicista a tutto tondo. Immerso nella musica sin da bambino, studia organo al conservatorio Rossini di Pesaro e si dedica con passione all’insegnamento, oltre a suonare pianoforte, clavicembalo e tastiere elettroniche.
Paolo Mencoboni può essere ben definito un musicista a 360 gradi. Dopo essersi occupato di colonne sonore per spot pubblicitari, è tra i fondatori, nel 1993, dei “Vincisgrassi”, famoso gruppo pop maceratese che canta in dialetto, con testi sempre ironici, che riscuote grande successo fino allo scioglimento, nel 2003.
In parallelo alla sua attività di musicista “rocker”, Paolo comincia a lavorare negli anni ’90 con il fratello alla riscoperta della musica antica, per portare a conoscenza del grande pubblico suoni affascinanti e dimenticati.
Nel concerto di Macerata, alla chiesa di San Paolo, ti abbiamo visto nella veste un po’ insolita di Ripetitore. Come nasce questo ruolo?
La tecnica del Cantar Lontano è tanto più efficace quanto più i cantanti sono disposti in locazioni alte e nascoste. Le cantorie sono il luogo ideale. Questo fa sì che il direttore possa non essere visibile da tutti ed ecco quindi che si rende necessaria la presenza di più condirettori dislocati in posizioni strategiche e ben visibili agli altri esecutori, per ripetere i gesti del direttore principale. Per me è un ruolo tutt’altro che inconsueto. Molti concerti del Festival “Cantar Lontano” di Ancona hanno visto la presenza del ripetitore.
Hai sempre curato il suono eccellente dei CD dell’etichetta “E lucevan le stelle”. Qual è il tuo segreto per raggiungere risultati così importanti?
È cominciato con l’intuizione che l’abbinamento della tecnologia alle risorse umane sarebbe stata l’arma vincente. E così è stato. Parlo del 1990, quando insieme ai miei fratelli abbiamo deciso di investire sulla tecnologia nascente di quegli anni che avrebbe portato ad una vera e propria rivoluzione nel fare e produrre musica.
Quando hai capito che forse la strada intrapresa era quella giusta?
Quando abbiamo realizzato il terzo CD dei Mottetti di Pietro Pace. Siamo andati a registrare a Fucecchio, in un monastero di suore di clausura dove si trova uno splendido organo “Romani” della fine del ‘500 in ottime condizioni. Ho passato la notte intera ad ascoltare il suono naturale di quella chiesa, poi ho posizionato i microfoni. Quel disco ha vinto il primo premio del CD audiofilo nella rivista “Fedeltà&Suono” ed è stato definito dal critico come una delle 10 cose da portarsi nella famosa isola deserta. Ho capito che il suono era la variabile su cui dovevo concentrarmi e lavorare a fondo.
E veniamo al tuo lato più brillante. Sei stato per 10 anni la mente geniale dei Vincisgrassi; ma sono davvero finiti?
Sì certo, sono finiti, ma non credo che questa sia una notizia molto interessante. I Vincisgrassi sono nati nel 1993 dalle idee di 3 ragazzi che si sono ritrovati insieme e hanno messo a frutto la loro fantasia e le loro capacità creative, nessuno è stato più geniale dell’altro o perlomeno non posso essere io a dire quanto lo sia stato Mencoboni. E’ stato il pubblico che ha decretato il nostro grande successo, del gruppo e dei singoli.
Il momento più emozionante della tua carriera da Rockstar?
L’inizio, come in tutte le cose: l’idea che quello che sta per accadere può essere un evento molto piacevole, regala sempre l’emozione più forte. Questo mi è accaduto la sera che ho cominciato a lavorare all’arrangiamento di “Macerata Posse”. A quei tempi lavoravo a Milano come dimostratore per un’importante casa di produzione di strumenti musicali giapponese e avevo a disposizione il meglio della produzione sonora. Una sera c’è stato un momento in cui ho sentito che quello che stavo registrando aveva un groove che avrebbe fatto colpo, quello che chiamiamo “il botto”. E’ stato il momento in cui mi è venuto d’istinto il titolo del primo Cd.
Quindi “Macerata Posse” è la tua canzone preferita?
Non proprio, ero certo che sarebbe stata la preferita del pubblico, non solo per la musica, ma anche perché nel testo si parlava della nostra città, ma la mia canzone preferita è sicuramente “Terra mia”, che rappresenta il giusto compromesso fra la ricerca sonora e le caratteristiche popolari della musica dei “Vincisgrassi”.
Tu hai collaborato anche con altre persone dell’ambiente musicale maceratese.
Sì, molte persone mi hanno chiesto collaborazioni, persone con le quali sono poi nate delle bellissime amicizie. E’ il caso di Stefano Tartari, con il quale c’è un nuovo progetto in ballo che presto prenderà corpo, e poi la lunga collaborazione con i ragazzi del coro “ Pueri Cantores”. Poi, non posso dimenticare i momenti deliziosi che ho passato con Giuseppe Gasparrini, il caro Peppe De Birtina.
Ci sarà prossimamente una serata dedicata a lui al Lauro Rossi, sarai presente fra gli ospiti?
Con Peppe ho realizzato la sua seconda produzione nel 2000. Mi chiese di arrangiare le sue nuove canzoni e devo dire che per me è stato un grande onore. Mi diede una cassetta con i brani registrati con la sua fisarmonica e dopo pochi mesi è nato il CD “La rossa, la bionda, la mora”.
Mi è dispiaciuto che gli organizzatori non abbiano pensato di invitarmi, né di inserire in scaletta nessuno delle canzoni che ho arrangiato per lui. A me basta il ricordo dell’ultima volta che ho sentito Peppe suonare ad una festa.
Progetti per il futuro?
Adesso siamo tutti elettrizzati e concentrati sul progetto “Ortiz” Il CD è uscito da appena un mese e già sta riscuotendo critiche eccezionali in tutta Europa. A breve scadenza è prevista la nostra presenza alla B.I.T. di Milano nello stand della Regione Marche in un’ala dello stesso denominata “Spazio relax” dove cercherò di aiutare mio fratello Marco e i suoi cantanti a ricostruire con strumenti non proprio antichi lo stesso suono affascinante del Cantar Lontano che riproduciamo in chiesa.
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27/01/2007
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