Castel di Lama. Porte sbarrate per l'unificazione territoriale
Castel di Lama | Agostini alla riunione del Consiglio comunale aperto: "per indire un referendum debbono essere coinvolti entrambi i Comuni interessati"
di Paolo Clerici
Rossini, Agostini, Re, e al centro segretario comunale Castel di Lama
Porte sbarrate per il referendum. E’ quanto ha annunciato il vice presidente della Regione Marche Luciano Agostini nel corso della riunione del Consiglio comunale aperto, convocato dall’Amministrazione di Castel di Lama per discutere con i cittadini e le istituzioni i temi dell’unificazione e dei cattivi odori provenienti dalla discarica di Relluce e dal depuratore industriale.
Agostini ha, infatti, dichiarato che “anche i sette Comuni della Val Marecchia che, nei mesi scorsi, si erano staccati dalla provincia di Pesaro attraverso un referendum popolare, saranno costretti a fare marcia indietro da una disposizione del Governo, che prevede che lo stesso quesito debba essere sottoposto ai cittadini dell’uno e dell’altro Comune interessato nella vicenda”.
Ciò significa che, anche se venisse indetto un referendum per l’annessione della frazione di Villa Sant’Antonio al Comune di Castel di Lama, l’ipotesi sarebbe bloccata dal veto imposto dal Comune di Ascoli.
Più che la presenza degli illustri ospiti intervenuti al dibattito, ha destato scalpore l’assenza del sindaco di Ascoli, Piero Celani, che con la lettera affidata nelle mani del Consigliere comunale Francesco Ciabattoni, ha negato sia qualsiasi ipotesi annessionistica favorevole al Comune di Castel di Lama che, addirittura, i disagi avvertiti dai cittadini della Vallata a causa dei cattivi odori provenienti da Relluce.
A proposito, ha suscitato particolare impressione sul numeroso uditorio intervenuto all’assemblea, la proposta avanzata dal Consigliere di opposizione, Gianluca Re che, sbarazzandosi di ogni indugio, ha promosso l’adozione dell’unica alternativa possibile alla discarica per lo smaltimento dei rifiuti.
“Il termovalorizzatore collegato al teleriscaldamento costituisce l’unica soluzione praticabile per il futuro. Bruciando i rifiuti potremo, in tal modo, creare energia elettrica e riscaldamento da convogliare direttamente nelle case dei cittadini dell’intero Comune di Ascoli, come avviene, ad esempio, a Brescia (che, per tre quarti, è teleriscaldata) oppure in molte città del nord Europa, che rappresentano il più avanzato modello di sviluppo ecosostenibile”.
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28/01/2007
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