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Chi di senatore ferisce...

San Benedetto del Tronto | Gabrielli: "La causa del tracollo va individuata nel fatto che l’esecutivo guidato da Romano Prodi è rimasto isolato dal consenso popolare."

di Bruno Gabrielli


Verrebbe da dire che chi di Senatore a vita colpisce, di Senatore a vita perisce. Cossiga, Andreotti e Pininfarina : La lepre marzolina o grande picconatore del colle che dir si voglia, lo scettico “vecchio” stratega e da ultimo il silente maestro del design industriale italiano. Sembra un trittico uscito fuori da un copione di Sergio Leone, e per chi ama i “spaghetti western” vi posso assicurare che vedendo la votazione svoltasi ieri in senato, ho riscontrato tante similitudini col la scena finale del film “Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo”. A ruzzolare nella bara colpito a morte è stato D’Alema e più in generale il governo Prodi.

Qualcuno che non ha digerito affatto il comportamento dei senatori, li ha dichiarati colpevoli di una congiura dove ad armare le loro mani sarebbero stati l’America, il Vaticano e la Confindustria per vendicare in maniera esemplare gli affronti subiti rispettivamente con la base di Vicenza, i Dico e l’aumento della pressione fiscale.
Eppure secondo il mio modesto avviso la causa del tracollo va ricercata alrove, e individuata nel fatto che l’esecutivo guidato da Romano Prodi è rimasto isolato dal consenso popolare.
Non si può, come ha fatto lui, ignorare con tanta sufficienza una manifestazione di piazza che nel dicembre scorso portò a Roma ben due milioni di persone.

Assurdo rimanere sordo, muto e cieco dinanzi alle grida di protesta di quasi tutte le categorie sociali ed economiche subissate dalla manovra finanziaria da una valanga di nuovi balzelli.
Ben più grave è stato il tentativo posto in essere di risolvere le varie crisi che man mano venivano a galla con delle furbate che rapidamente tornavano a squassare la maggioranza. Si pensi appunto alla base di Vicenza fatta passare per una semplice questione urbanistica, all’Afghanistan diventato d’un tratto un luogo dove andare a fare giardinaggio, al dogma di fede per cui si aumentano le tasse per abbassarle, ai Pacs camuffati da Dico, o alla finanza creativa fatta decurtando del 10% le pensioni di reversibilità riscosse dalle vedove.

Credo che alla fine ci sia un limite a tutto, soprattutto per il ridicolo.
E Dio solo sa quanto abbiamo fatto ridire in politica estera, dove la credibilità internazionale del nostro paese è crollata vertiginosamente grazie al rovinoso ruolo del premier che oltre a stringere amicizie ambigue con l’Iran, ha creato e supportato assi con personaggi privi ormai di qualsiasi carisma come Chirac o peggio ancora Zapatero.

Ora il tutto è stato rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica, che dopo un giro di consultazioni dovrà decidere la strada da far intraprendere al popolo italiano.
C’è chi come Casini sostiene che serva una tregua, o chi come il suo segratario di partito Lorenzo Cesa parla di nuova maggioranza, una grande coalizione che vada da Forza Italia ai Ds su un programma preciso. Non manca la Lega che incalza Napolitano per andare alle urne subito.
Non condivido la posizione di Cesa, poiché se di grande coalizione si poteva parlare era all’indomani del risultato elettorale uscito dalle urne e non ora che assistiamo ad un fragoroso fallimento della strategia politica messa in piedi dalla sinistra italiana.

Anche se personalmente sono dell’avviso che la via maestra sia quella che ci porti alle urne il più presto possibile, mi rendo conto che possa esservi la necessita di di istituire un governo transitorio per realizzare alcune riforme indispensabili per il Paese, come la riforma della legge elettorale, per poi tronare al voto.

Una cosa comunque è certa: non si può tenere in vita un governo morto. Men che mai riesumare un Prodi bis. Su questo credo che alla fine concorderanno tutti gli schieramenti politici coinvolti.
E’ finito il carnevale, ora siamo in quaresima e possiamo tranquillamente fare il fioretto di rimanere senza mortadella. Amen!

22/02/2007





        
  



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