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Riflessioni sulla Provincia a doppio nome

Maltignano | "San Benedetto potrebbe essere il capofila ideale di un territorio omogeneo che deve programmare insieme, chiedendo, perché no, anche trattamenti a parte rispetto alle politiche regionali, come certi strumenti legislativi appositi permettono".

di Armando Falcioni*


Egregio direttore,
comprendo il ruolo del sindaco di San Benedetto che trovasi a gestire una città di grande rilievo per la sua bellezza, la sua eccezionale valenza turistica, il suo ruolo socio- economico che riveste nell’ambito provinciale.
E quindi, come naturale che sia, sgomita, vantando un posto e volendolo poi coniare sull’icona della provincia.

Vorrei ricordare, però, ai rappresentanti politici che si sono succeduti negli ultimi anni, Gaspari escluso ovviamente, il ruolo defilato di San Benedetto quando si è registrata la dolorosa divisione della provincia. Nel ricordato ruolo cardine del piceno, San Benedetto, invece di tuonare per evitare quella spaccatura di cui anche lei sarà inevitabilmente vittima, ha scelto un atteggiamento pilatesco, quando invece avrebbe dovuto mettersi di traverso e potuto, poi, essere il capoluogo di fatto della vecchia provincia di Ascoli. Sarebbe stata solo una questione di tempo.
E’ bastato un elementare servizio su RAI 3 per smascherare l’inutilità, la mancanza di motivazione serie, soprattutto quello della volontà popolare, i soldi gettati al vento sulle spalle dei cittadini riguardo alla istituzione della provincia di Fermo.

Insomma una figuraccia di fronte all’opinione pubblica nazionale. La loro che l’hanno creata, ma noi che l’abbiamo tollerata ( se mi permette fatta qualche immodesta,debita eccezione) non ne usciamo molto bene. San Benedetto inclusa.
La quale, di contro, potrebbe avere un ruolo fondamentale. Quello non di scippare ad Ascoli Piceno metà del conio della moneta provinciale, bensì quello trainante per costruire il piceno ideale, quello che si è creato di fatto da anni e che vede la vallata del Tronto, epicentro ideale della nuova provincia di Ascoli,del nord dell’Abruzzo e di lembi di Lazio ed Umbria.
Ora che le Marche, con la quinta provincia marchigiana, si fermeranno di fatto all’Aso, dobbiamo essere consapevoli che esiste un territorio, il Piceno in senso lato, annesso alle Marche e non parte integrante, con una sua identità specifica e ,se mi permette, autonoma, sia dal punto di vista culturale, economica,sociale e storico. Insomma una sorta di microregione.

Ecco perché San Benedetto potrebbe essere il capofila ideale di un territorio omogeneo che deve programmare insieme, chiedendo, perché no, anche trattamenti a parte rispetto alle politiche regionali, come certi strumenti legislativi appositi permettono.
San Benedetto, come Maltignano, Folignano,che hanno costituito l’assemblea delle quattro regioni, e tutti i territori margine del Tronto, sono consapevoli che il confine regionale non è solo un segno rosso sulla cartina geografica, ma rappresenta otto secoli di confine di stato e,conseguentemente per certi versi, ancora una dogana e quindi una palla al piede per tutti.

Ascoli Piceno per l’amministrativo e cultura, San Benedetto e la vallata per l’economia e servizi potranno essere l’epicentro di un territorio a parte senza veri confini.
Che dovrebbe pensare più a governarsi da solo, ad una sua orgogliosa autonomia che pensare a primogeniture su targhe e bandiere.

 *Sindaco di Maltignano

06/04/2007





        
  



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