TeAm: A rischio 200 posti di lavoro
Teramo | Una ingiunzione di pagamento mette in crisi i conti societari. Le strategie per fronteggiare la questione. Il sindaco Chiodi convoca la stampa.
di Nicola Facciolini
Per una vicenda legata ad agevolazioni statali risalenti agli anni dal ‘96 al '99, rischia la liquidazione la Teramo Ambiente. In ballo anche il futuro dei progetti di valorizzazione dei rifiuti teramani. Una mazzata che non ci voleva. E che si tratti di una nuova tegola sul Comune di Teramo e sui teramani, sono in molti a crederlo.
La Team è di fatto caduta nel ciclone dell'Agenzia delle Entrate, dalla quale è infatti pervenuta alla società municipalizzata teramana una ingiunzione di pagamento di 2.895.000 euro, da eseguire entro 30 giorni pena ulteriori 396 euro per ciascun giorno di ritardo. Un'autentica batosta, considerato il fatto che il patrimonio societario è di poco superiore alla somma richiesta. Non drammatizza la vicenda il Sindaco di Teramo Gianni Chiodi.
La maxibolletta fa riferimento ad una sentenza Cee che annulla i benefici di una disposizione nazionale la quale consentiva alle società municipalizzate di non pagare Irpeg e Ilor. Grazie ad essa la TeAm evitò di versare allo Stato, appunto dal 96 al 99, 1.665.000 euro, che ora vanno invece riconsegnati con l'aggiunta di altri 1.230.000 di interessi. Perché per Bruxelles quella normativa di fatto è da ritenere come un aiuto di Stato che distorceva la concorrenza comunitaria.
Cosa accadrà? Si apre a questo punto uno scenario abbastanza preoccupante. Si va dalla necessità di rivedere il Bilancio della società, che andrà al vaglio del Consiglio di amministrazione il prossimo 8 maggio 2007, alla prospettiva di vedere resi vani una serie di progetti di sviluppo (ultimo in ordine di tempo la creazione di una società parallela dedicata alla sola realizzazione del bioessiccatore), fino alla più estrema: quella della liquidazione della Teramo Ambiente.
Il Sindaco Gianni Chiodi ha convocato ieri mattina 2 maggio 2007 la stampa per illustrare le strategie che il Comune di Teramo intende ora adottare per fronteggiare la questione. Verrà così presentato ricorso agli organismi deputati: dapprima la Commissione Tributaria provinciale, poi quella regionale e quindi la Cassazione, l'opposizione verterà sostanzialmente sul fatto che all'epoca delle ricerca di un partner privato, il Comune emise per la TeAm un bando europeo e con ciò potrebbe decadere l'ipotesi della distorsione della concorrenza.
La pratica sarà seguita da un tributarista di livello, il professor Lorenzo Del Federico, docente universitario di Pescara ma lo stesso Gianni Chiodi parteciperà al dibattimento, anche in ragione delle proprie competenze professionali. Il primo cittadino aprutino rileva che "se il Consiglio di amministrazione della TeAm negli anni in questione ha operato con oculatezza, lo stesso non può dirsi degli azionisti, che dal 96 al 2002 si sono assegnati dividendi pari a 3.712.573. E' stata una operazione poco lungimirante.
In ciascuna azienda infatti i dividendi vengono reinvestiti per qualificare e migliorare la produttività, in questo caso invece sono stati semplicemente distribuiti, operazione del tutto legittima ma economicamente e politicamente improvvida". Per Chiodi, che da quando è insediato non ha più distribuito dividendi tra gli azionisti TeAm, si poteva al massimo concedere una parte degli stessi di poco superiore al valore dei Bot, accantonando i fondi rimanenti o investendoli appunto per aumentare la produttività.
Ora comunque si tratta di chiamare tutti gli attori della vicenda ad una assunzione di impegno concreta: dal Consiglio di amministrazione, agli azionisti (Comune 47%, SLIA 48%, Provincia 0,5%, Corsu 2,5%), agli stessi dipendenti che dovranno garantire servizi sempre più efficienti, proprio per confermare e rafforzare il valore dell'azienda.
La Team è di fatto caduta nel ciclone dell'Agenzia delle Entrate, dalla quale è infatti pervenuta alla società municipalizzata teramana una ingiunzione di pagamento di 2.895.000 euro, da eseguire entro 30 giorni pena ulteriori 396 euro per ciascun giorno di ritardo. Un'autentica batosta, considerato il fatto che il patrimonio societario è di poco superiore alla somma richiesta. Non drammatizza la vicenda il Sindaco di Teramo Gianni Chiodi.
La maxibolletta fa riferimento ad una sentenza Cee che annulla i benefici di una disposizione nazionale la quale consentiva alle società municipalizzate di non pagare Irpeg e Ilor. Grazie ad essa la TeAm evitò di versare allo Stato, appunto dal 96 al 99, 1.665.000 euro, che ora vanno invece riconsegnati con l'aggiunta di altri 1.230.000 di interessi. Perché per Bruxelles quella normativa di fatto è da ritenere come un aiuto di Stato che distorceva la concorrenza comunitaria.
Cosa accadrà? Si apre a questo punto uno scenario abbastanza preoccupante. Si va dalla necessità di rivedere il Bilancio della società, che andrà al vaglio del Consiglio di amministrazione il prossimo 8 maggio 2007, alla prospettiva di vedere resi vani una serie di progetti di sviluppo (ultimo in ordine di tempo la creazione di una società parallela dedicata alla sola realizzazione del bioessiccatore), fino alla più estrema: quella della liquidazione della Teramo Ambiente.
Il Sindaco Gianni Chiodi ha convocato ieri mattina 2 maggio 2007 la stampa per illustrare le strategie che il Comune di Teramo intende ora adottare per fronteggiare la questione. Verrà così presentato ricorso agli organismi deputati: dapprima la Commissione Tributaria provinciale, poi quella regionale e quindi la Cassazione, l'opposizione verterà sostanzialmente sul fatto che all'epoca delle ricerca di un partner privato, il Comune emise per la TeAm un bando europeo e con ciò potrebbe decadere l'ipotesi della distorsione della concorrenza.
La pratica sarà seguita da un tributarista di livello, il professor Lorenzo Del Federico, docente universitario di Pescara ma lo stesso Gianni Chiodi parteciperà al dibattimento, anche in ragione delle proprie competenze professionali. Il primo cittadino aprutino rileva che "se il Consiglio di amministrazione della TeAm negli anni in questione ha operato con oculatezza, lo stesso non può dirsi degli azionisti, che dal 96 al 2002 si sono assegnati dividendi pari a 3.712.573. E' stata una operazione poco lungimirante.
In ciascuna azienda infatti i dividendi vengono reinvestiti per qualificare e migliorare la produttività, in questo caso invece sono stati semplicemente distribuiti, operazione del tutto legittima ma economicamente e politicamente improvvida". Per Chiodi, che da quando è insediato non ha più distribuito dividendi tra gli azionisti TeAm, si poteva al massimo concedere una parte degli stessi di poco superiore al valore dei Bot, accantonando i fondi rimanenti o investendoli appunto per aumentare la produttività.
Ora comunque si tratta di chiamare tutti gli attori della vicenda ad una assunzione di impegno concreta: dal Consiglio di amministrazione, agli azionisti (Comune 47%, SLIA 48%, Provincia 0,5%, Corsu 2,5%), agli stessi dipendenti che dovranno garantire servizi sempre più efficienti, proprio per confermare e rafforzare il valore dell'azienda.
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06/05/2007
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