Farmaci fuori dalla farmacia: menzogne e falsità a tutela di un privilegio
Lequile | Il politici italiani che negli opposti schieramenti si dicono da sempre favorevoli a politiche liberali , hanno l'occasione concreta per dimostrare con i fatti tale convinzione, per approvare una norma di giustizia accolta nell'interesse dei cittadini.
L'approvazione da parte della Camera dei Deputati dell'emendamento che consente la vendita di farmaci con obbligo di ricetta anche in esercizi diversi dalle farmacie ha scatenato la fantasia della parte più conservatrice del Paese.
Avendo pochi argomenti per difendere un privilegio che risale a leggi corporative del 1934, i dirigenti sindacali dei farmacisti titolari di farmacia (Federfarma) e quelli delle farmacie comunali (CISPEL) si affannano da giorni a spaventare i cittadini circa presunti rischi per la salute pubblica.
Riteniamo utili riaffermare ancora una volta che tali farmaci, così come accaduto per quelli d'automedicazione sarebbero dispensati da laureati ed abilitati alla professione di farmacista, gli stessi che sino a pochi mesi or sono i cittadini potevano incontrare dietro i banconi delle farmacie.
Gli stessi farmacisti che, dopo anni di "libertà negata", grazie ad una legislazione monopolista, hanno deciso di scommettere su se stessi aprendo un proprio esercizio.
Risulta quantomeno "curiosa" la teoria per cui secondo il luogo ove avviene la dispensazione del farmaco il professionista sia più o meno preparato.
Tesi rozze ed offensive per la maggioranza dei farmacisti italiani, sostenute in modo sorprendente anche dai massimi vertici della categoria.
Il MNLF ritiene "menzognere" e non rispondenti a verità le dichiarazioni secondo cui gli esercizi aperti dopo il primo decreto Bersani (l'85% avviati da singoli farmacisti) non sarebbero soggetti a controlli dei Nas e delle A.S.L., controlli che avvengono con continuità e regolarità.
Malgrado ciò, nell'interesse dei cittadini, chiediamo che il Ministero della Salute, dopo l'approvazione definitiva in Senato, stabilisca per questi esercizi gli stessi controlli effettuati per le farmacie convenzionate.
Le minacce dei titolari di farmacia e l'intenzione di spaventare la pubblica opinione circa pericoli per la salute pubblica, fanno parte di una logica ipocrita d'intendere il rapporto con i cittadini, il vero pericolo, come ha dimostrato una recente indagine del Codacons, sono tutti quei comportamenti disinvolti delle farmacie italiane che spesso consegnano farmaci senza la dovuta presentazione della ricetta medica.
La società civile e ragioni di buon senso vogliono che qualsiasi privilegio o barriera finalizzata a tutelare interessi particolari sia cancellata dal panorama legislativo italiano: quest'emendamento coglie questa esigenza e pone le basi per un settore, quello farmaceutico, senza più monopoli ma con un maggiore grado d'equità e pari opportunità.
Il politici italiani che negli opposti schieramenti si dicono da sempre favorevoli a politiche liberali , hanno l'occasione concreta per dimostrare con i fatti tale convinzione, hanno l'occasione per approvare una norma di giustizia accolta dalla Camera nell'interesse dei cittadini, interesse a cui si contrappongono i privilegi medioevali dei titolari di farmacia.
Avendo pochi argomenti per difendere un privilegio che risale a leggi corporative del 1934, i dirigenti sindacali dei farmacisti titolari di farmacia (Federfarma) e quelli delle farmacie comunali (CISPEL) si affannano da giorni a spaventare i cittadini circa presunti rischi per la salute pubblica.
Riteniamo utili riaffermare ancora una volta che tali farmaci, così come accaduto per quelli d'automedicazione sarebbero dispensati da laureati ed abilitati alla professione di farmacista, gli stessi che sino a pochi mesi or sono i cittadini potevano incontrare dietro i banconi delle farmacie.
Gli stessi farmacisti che, dopo anni di "libertà negata", grazie ad una legislazione monopolista, hanno deciso di scommettere su se stessi aprendo un proprio esercizio.
Risulta quantomeno "curiosa" la teoria per cui secondo il luogo ove avviene la dispensazione del farmaco il professionista sia più o meno preparato.
Tesi rozze ed offensive per la maggioranza dei farmacisti italiani, sostenute in modo sorprendente anche dai massimi vertici della categoria.
Il MNLF ritiene "menzognere" e non rispondenti a verità le dichiarazioni secondo cui gli esercizi aperti dopo il primo decreto Bersani (l'85% avviati da singoli farmacisti) non sarebbero soggetti a controlli dei Nas e delle A.S.L., controlli che avvengono con continuità e regolarità.
Malgrado ciò, nell'interesse dei cittadini, chiediamo che il Ministero della Salute, dopo l'approvazione definitiva in Senato, stabilisca per questi esercizi gli stessi controlli effettuati per le farmacie convenzionate.
Le minacce dei titolari di farmacia e l'intenzione di spaventare la pubblica opinione circa pericoli per la salute pubblica, fanno parte di una logica ipocrita d'intendere il rapporto con i cittadini, il vero pericolo, come ha dimostrato una recente indagine del Codacons, sono tutti quei comportamenti disinvolti delle farmacie italiane che spesso consegnano farmaci senza la dovuta presentazione della ricetta medica.
La società civile e ragioni di buon senso vogliono che qualsiasi privilegio o barriera finalizzata a tutelare interessi particolari sia cancellata dal panorama legislativo italiano: quest'emendamento coglie questa esigenza e pone le basi per un settore, quello farmaceutico, senza più monopoli ma con un maggiore grado d'equità e pari opportunità.
Il politici italiani che negli opposti schieramenti si dicono da sempre favorevoli a politiche liberali , hanno l'occasione concreta per dimostrare con i fatti tale convinzione, hanno l'occasione per approvare una norma di giustizia accolta dalla Camera nell'interesse dei cittadini, interesse a cui si contrappongono i privilegi medioevali dei titolari di farmacia.
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07/06/2007
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