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Lavavetri e treni: il paese che scambiò i diritti per un cappello

San Benedetto del Tronto | A Firenze una giunta di centro sinistra, sostiene che lavavetri abusivi disturbano gli automobilisti e soprattutto assalgono vecchiette e pensionati.

di Renato Novelli

All'improvviso corre sui fili televisivi e giornalistici la passione di un dibattito accorato sui lavavetri abusivi. Tema di indagine sociale: identificare i meccanismi attraverso i quali, un paese di sessanta milioni di anime, si accorge all'improvviso di un problema e lo discute appassionatamente come se fosse questione di vita o di morte senza averne mai parlato prima.

E' lo stesso paese di cui Churchill, sarcastico disse che in pochi anni aveva prodotto trenta milioni di fascisti e trenta milioni di antifascisti su trenta milioni di abitanti e venticinque milioni di baionette. Churchill non teneva conto del fatto che in mezzo vi era stata la sofferenza indicibile della guerra, ma lui rimase sempre l'aristocratico nipote di Lord Maldborough, anche quando fu la mente politica della vittoria alleata. Si avvicina più al vero chi affermò che questo è un paese di attori, cioè di persone portate ad enfatizzare drammi e contrapposizioni per il gusto della recitazione (Beethoven, per esempio).

A Firenze una giunta di centro sinistra, sostiene che lavavetri abusivi disturbano gli automobilisti e soprattutto assalgono vecchiette e pensionati. Sarà vero ? Poco importa, la discussione verte sul fatto che sia giusto o no arrestare i lavavetri abusivi (si è mai visto uno che non sia abusivo mentre esercita un mestiere che non esiste ?). I fatti o le aggressioni eventuali non entrano nella nobile discussione.

Poca paura, tra qualche giorno nessuno si ricorderà più del tema e altri fatti faranno fibrillare il palcoscenico. Resta costante la serie infinita di dichiarazioni di principio. Se questo paese avesse un partito riformatore pragmatico vero (che si imponga di non usare mai la parola riforma nominata troppo invano da decenni), come non ha mai avuto, non si scambierebbero dei lavavetri abusivi per criminali, ma si stroncherebbero le attività criminali organizzate contigue e si impedirebbe il lavaggio perché criminogeno, salvando con proposte di lavoro lo spirito di iniziativa che il singolo dimostra inventando un'occupazione per sé.

Anche se è inserito in un racket, quello spirito di iniziativa di molti immigrati, si aggira per i paesi opulenti, come il fantasma del proletariato si aggirava per l'Europa di 150 anni fa, alimentato in forme eversive e poco operative da cattivi maestri come Mazzini, Marx, Herzen, Ledru Rollin ecc. Oggi sta ad una politica riformista, selettiva, capace di comprensione dei fenomeni sociali, trovare soluzioni concrete. Forse il peccato originale di quel paese è di avere perduto un partito formato durante la guerra da un gruppo di antifascisti che aveva l'adesione di una serie di intellettuali come Riccardo Lombardi, Ugo la Malfa, il giovane Azelio Ciampi, Vittorio Foa, Leo Valiani e tanti altri.

Il Partito d'Azione. Azione , appunto. Ancora oggi attuale per l'intransigenza che aveva sui programmi e la duttilità sui massimi principi. Il contrario della recitazione e riforme vere, operative, capaci di districarsi nella complessità della società post - industriale, nella relativizzazione del concetto di povertà e ricchezza, di diritto ed abuso, di vecchiaia e giovinezza e compagnia cantando. Una domanda vorrei fare. Viaggio molto con i treni Eurostar a prenotazione obbligatoria. Non ho mai trovato il posto assegnatomi libero. Ieri carrozza 9, poltrona 35, c'erano due innamorati che dormivano abbracciati. Ho fatto il viaggio in piedi.

Ma ogni volta devo presentare il mio biglietto e chiedere al passeggero disordinato di raggiungere il suo posto e ricevo sempre la solita risposta: si sieda anche lei da qualche parte, tanto è lo stesso. A volte mi accorgo che in un intero vagone solo il 10% dei passeggeri occupa il proprio posto. Ma perché ? A me i passeggeri dell'Eurostar, ancorché di buon reddito e comunque cittadini in senso pieno danno molto più fastidio di quanto me ne darebbero dei lavavetri. Forse le ferrovie non funzionano, ma i passeggeri neppure.

Perché ogni riformismo concreto parte dalla cittadinanza concreta, anche nei dettagli. Che alla fine, nella società reale, sono quel che conta, anche nel caso dei lavavetri.

31/08/2007





        
  



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