Si aprono i frontoni del Duomo di Teramo, nuovo di zecca
Teramo | Grande festa l'8 settembre con la concelebrazione eucaristica di Mons. Michele Seccia a un anno esatto dall'inizio del ministero pastorale di vescovo della Diocesi di Teramo-Atri. Le ricchezze della cattedrale aprutina illustrate da Mons. Gabriele Orsini.
di Nicola Facciolini
Si aprono i frontoni del Duomo di Teramo, nuovo di zecca. Mancano ormai pochi giorni ancora di attesa, prima della riapertura ufficiale del Duomo di Teramo, dopo anni di lavori di restauro e ammodernamento degli impianti di climatizzazione. Lavori di somma urgenza che hanno richiesto la massima cura e competenza degli operatori.
La grande festa è in programma per l'8 settembre 2007, con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Michele Seccia, a un anno esatto dall'inizio del ministero pastorale di vescovo della Diocesi di Teramo-Atri. Allora i fedeli teramani prenderanno di nuovo "possesso" del loro Duomo. Teramo è già in festa. Tanti gli articoli scritti, tante le fantasie riportate sui giornali, tante e inutili del polemiche su presunte rivoluzionarie scoperte archeologiche in grado di riscrivere la nostra storia medievale. Sic! Gli esperti ancora non si pronunciano e la conferenza stampa in programma per il 5 settembre, non dovrebbe riservare particolari sorprese. Mai dire mai.
La nostra Diocesi, in latino Dioecesis Aprutinus seu Teramensis-Hatriensis seu Atriensis, ha scritto nei secoli pagine immortali di storia, arte, letteratura religiosa. E' una delle 11 diocesi che compongono la regione regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. È l'unica sede suffraganea dell'Arcidiocesi metropolitana di Pescara-Penne ed è ricompresa nella sua provincia ecclesiastica. Ne sono patroni san Berardo da Pagliata (per Teramo ) e santa Reparata (per Atri). "La Cattedrale di Teramo è il cuore della città, il punto di convergenza delle principali vie cittadine e delimita i quattro storici quartieri: San Giorgio, Santo Spirito, Santa Maria a Bitetto e San Leonardo" - ci ricorda Mons. Gabriele Orsini nel suo libro "La diocesi di Teramo-Atri" (Edizioni Interamnia, 1999).
"Tutta la vita religiosa della città per molti secoli ha avuto come centro la Cattedrale e faceva capo al Vescovo e ai Canonici del Capitolo Aprutino, fra i quali aveva un particolare rilievo l'Ardidiacono che aveva anche giurisdizione fino al Concilio Lateranense IV (1215); tale Concilio poi riconobbe ai Vescovi la facoltà di scegliersi persone di fiducia e amovibili, che li coadiuvassero nel modo da loro ritenuto più opportuno. Il Concilio di Trento (Sess. XXIV cap. 20, novembre 1563; Sess. XXV cap. 3, dicembre 1563) poi privò l'Arcidiacono d'ogni potere giurisdizionale, riducendone l'ufficio ad una semplice dignità onorifica nel Capitolo, e istituì la figura del Vicario Generale.
La vita pastorale della città di Teramo rimase tuttavia affidata ancora al Capitolo Aprutino e solo tardi furono istituite quattro Vicarie, corrispondenti ai quattro quartieri cittadini. Fu Mons. Alessandro Zanecchia che nel 1907 trasformò le Vicarie in parrocchie: parrocchia del rione S. Giorgio che conservò il titolo di vicarie della Cattedrale, parrocchia del rione Santo Spirito, parrocchia del rione S. Maria a Bitetto e parrocchia del rione San Leonardo. La Cattedrale con la sua mole imponente e col suo alto Campanile, oltre ad essere tra le opere religiose ed architettoniche più importanti dell'Abruzzo, rimase il centro visibile della vita religiosa di Teramo ed anche il simbolo della città. Come già è stato ricordato, fu il Vescovo Guido II che, dopo la distruzione di Teramo nel 1155-56, iniziò la costruzione della nuova Cattedrale, ultimata poi nel 1176 e intitolata alla Vergine Madre.
Nella prima metà del secolo XIV il Vescovo Niccolò degli Arcioni trasformò la Cattedrale di Guido II allungandola nella parte settentrionale (chiesa superiore), che si trova ad un livello più alto della costruzione di Guido (chiesa inferiore) e dotò la Cattedrale di un elegante portale, realizzato nel 1332, firmato da Deodato Romano, della scuola cosmatesca. Il Vescovo Mons. Tommaso Alessio De' Rossi (1731-1749) trasformò l'interno della Cattedrale secondo la corrente barocca del secolo. Mons. Alessandro Zanecchia (1902-1920) ebbe l'idea di ridare uno stile più corretto al tempio massimo della città e così il suo successore, Mons. Settimio Quadraroli (1922-1927) affidò all'arch. Pio Ferretti l'incarico di redigere un progetto, che non venne però realizzato, perché le esigenze dell'arte avrebbero sacrificato quelle del culto. Mons. Antonio Micozzi (1927-1944) decise di abbandonare ogni progetto provvisorio e di riportare la mole arcioniana alle sue forme originarie, spogliandola di ogni baroccume. Il 29 settembre 1933 la Cattedrale fu riaperta al culto e riconsacrata da Mons. Micozzi che la intitolò a S. Maria Assunta.
La Cattedrale si presenta con due stili: il romanico nella parte più antica e il gotico nella parte più recente. La facciata ha di fronte il Palazzo Comunale e Piazza Orsini e vi si distinguono due parti una inferiore del secolo XII e una superiore del secolo XIV con una merlatura che fu fatta erigere per ricordare la dignità di principe spettante al vescovo della città. Il Campanile, alto 48 metri, di forma romanica e con ornamenti gotici, si compone di due parti: la parte più bassa fu costruita nel secolo XII e l'altra è opera di Antonio da Lodi (1493). La campana grande, detta Aprutina, è opera dell'artefice teramano Attone di Ruggero; essa fu rifusa nel 1483 dal francese Nicola di Langres e rifusa di nuovo, ai tempi di Mons. Micozzi, con un maggiore peso (45 quintali) e un maggiore diametro. L'interno della Cattedrale è molto suggestivo: si presenta diviso in tre navate che vanno a confluire in un tiburio ottagonale verso il quale si apre anche la Cappella di S. Berardo.
Mediante una scalinata si accede dalla chiesa inferiore a quella superiore, nella quale sono situati il coro ligneo e l'organo fatto costruire di recente da Mons. Stanislao Battistelli. Verso l'abside arcioniana si affaccia una cappella con altare di marmo fatta costruire da Mons. Pirelli (1786) e restaurata da Mons. Battistelli. All'interno della Cattedrale vi sono alcune opere di grande interesse: una Madonna in trono col Bambino (secolo XII), un busto d'argento di S. Berardo (rifacimento del secolo XV 1482) e il braccio argenteo di S. Berardo (rifacimento del secolo XVII), un crocifisso ligneo trecentesco, il pulpito e il candelabro per il cero pasquale in pietra, pitture su tele dell'esule Sebastiano Majewschi (1622), un quadro del pittore teramano Giuseppe Bonolis (1800-1860), le stazioni della Via Crucis, bassorilievi di Ulderico Conti. Ma gli ornamenti principali della Cattedrale sono il Paliotto argenteo di Nicola da Guardiagrele e il Polittico di Iacobello del Fiore.
Il Paliotto, collocato sotto l'altare maggiore, capolavoro di Nicola da Gradiagrele, fu eseguito tra il 1433 e il 1448 su ordinazione di Giosia d'Acquaviva. Il Polittico, collocato sull'altare della cappella di San Berardo, capolavoro del pittore veneziano Iacobello del Fiore, risale alla prima metà del secolo XV".
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01/09/2007
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