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Lettera aperta a Romano Prodi

Roma | P. Luigi Lo Stocco dei Missionari Saveriani di Parma, scrive al Presidente del Consiglio dopo l'assegnazione del Premio "Abolizionista per l'anno 2007" a Paul Kagame.

di P. Luigi Lo Stocco

Carissimo Romano Prodi,
ti chiamo con nome perché sono un emiliano come te non ti origine ma di adozione. Abito a Parma nell' Istituto per le Missioni Estere costruito da un altro grande emiliano qual'è stato il Vescovo Beato Monsignor Conforti. Oggi quest'istituto lo si chiama con "Missionari Saveriani di Parma". E' da questa casa che gli aquilotti hanno spiccato il volo per tutte le parti del mondo, portando con loro il solo vangelo di Gesù Cristo, fatto di amore, di giustizia e di diritti umani.

Per tanti anni, insieme ad altri miei confratelli, provenienti tutti da questo Istituto, lavoro nell'est della Repubblica Democratica del Congo, ai confini con il Rwanda cercando di costruire in quella bellissima regione la civiltà dell'amore e della fratellanza. Ho vissuto le conseguenze del genocidio ruandese con l'accoglienza nel 1994 delle migliaia di rifugiati nella Provincia del Sud Kivu, in particolare nella città di Bukavu. Ho vissuto le diverse guerre di liberazione del Congo, sostenute dalla complicità ruandese, fino all'ultimo atto del maggio-giugno 2004, allorché i soldati ammutinati del colonnello Mutebusi, con l'appoggio delle forze del Generale Nkunda, tutti e due dai tratti fisici ruandesi, avevano preso la città di Bukavu, e tentarono di eliminare con più una trentina di colpi di aprisi una breccia nel grande portone della mia Radio Maria Malkia wa Amani (Radio Maria Regina della Pace).

Non so se sei al corrente che la situazione è ancora molto precaria e venti di guerra soffiano a non finire creando panico e paura in mezzo alle popolazioni inermi che dal 1998 hanno visto soccombere ben 4 milioni e mezzo d'innocenti congolesi.

Giovedì 27 agosto 2007, carissimo Romano, tu, con i tuoi amici radicali, ti sei prestato ad un sporco gioco politico. Tu eri presente alla cerimonia dell'assegnazione del premio "Abolizionista per l'anno 2007", invitato dall'associazione "Nessuno tocchi Caino" del partito radicale promotrice del premio, e tu stesso hai consegnato il premio al Presidente Paul Kagame affermando che "era un gesto coraggioso e di riconciliazione", "pieno di tanta speranza."

Carisssimo Romano Prodi, hai fatto male ad andare, dovevi startene a casa e pensare alle cose più necessarie ed urgenti dell'Italia, che da te aspetta riforme concrete. Questo tuo gesto non trova affatto la mia approvazione e quella dei missionari italiani che da anni lavorano in queste zone martoriate del Kivu e che sono stati testimoni delle innumerevoli violenze che i soldati ruandesi hanno perpetrato in tutta la zona, uccidendo, rubando, violentando, e perfino, come si dice un po' dappertutto, seminando l'AIDS (o Sida).

Non è questo il momento per parlarti di tutto il macabro festino che i soldati ruandesi hanno perpetrato e che portiamo impresso nei nostri occhi e nei nostri cuori.

Carissimo Romano Prodi, a dirti il vero tu "te ne sei fregato" di tutti noi e della gente che stiamo amorevolmente accompagnando.

Ti sei fidato della parola del Presidente Paul Kagame e gli hai consegnato il premio senza chiederti tanti perché. Che strano, eppure tutte le volte che mi sono incontrato con la diplomazia italiana mi hanno hanno sempre ripetuto: "sappiamo tutto, conosciamo tutto..." Non è sufficiente una legge di dieci articoli sull'abolizione della pena di morte, per sanare le immense ferite ancora ben aperte, e per garantire il rispetto dei Diritti Umani ed una equa amministrazione della Giustizia.

• Kagame ha abolito la morte, ma perché l'ha fatto? E' una sua strategia per far piacere all'Occidente, sperando soprattutto di continuare a percepirne i benefici e di farsi bello dinnanzi alla Comunità internazionale che gli ha fatto la richiesta, come condizione sine qua non, di terminare i processi in prima istanza entro la fine del 2008.

• Kagame vuole poter mettere le sue avide mani, anch'esse nettamente genocidarie, su tutta quella massa di ruandesi accusati di partecipazione al genocidio del 1994 (circa 43.000) che vivono all'estero ed ottenerne così la loro estradizione per poterli far giudicare dalla Giustizia rwandese.

• Kagame è molto astuto e la legge sull'abolizione della pena di morte in Rwanda nasconde altre mire politiche. Kagame vuol essere più libero di fare e disfare a suo piacimento, e agire come un dittatore, per continuare ad uccidere, e da giovedì 27 agosto 2007 anche col beneplacito dell'Italia.

• In Rwanda, ancora oggi c'è gente che muore, che è fatta scomparire, che è sottoposta alla crudeltà del gacaca.

• Nella regione del Sud e Nord-Kivu c'è ancora una presenza non indifferente di militari ruandesi. Un mandato d'arresto internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità è stato emesso per il Generale Laurent Nkunda Batware, ma , libero di movimenti, non fa che seminare paura ed insicurezza.

• Una nuova guerra si sta preparando. Tutti ne parlano. Tutti sanno chi sono i promotori, ma nessuno interviene, tanto la regione dei Grandi Laghi interessa solo per le sue ricchezze del sottosuolo che servono ad arricchire chi è già ricco e a costruire la "nuova Kigali".

Ora che la frittata è stata fatta come si può rimediare?

Carissimo Romano, non so se hai il coraggio di riparare il torto che tu hai fatto, a noi missionari italiani di tutta la Regione dei Grandi Laghi (ce ne sono abbastanza), e ai 4 milioni e mezzo di vittime innocenti della guerra che dal 1998 ha imperversato nelle province del Kivu, Ituri e Maniema.

Carissimo Romano, tu hai avuto anche il mio voto per divenire Presidente del Governo Italiano; avevo sperato che con il tuo avvento qualche cosa cambiasse e che si prospettasse un nuovo cammino di relazioni di solidarietà con i paesi emergenti e in stato di guerra. Ieri Veltroni, oggi tu avete sposato la causa del Ruanda e sono molto deluso per il vostro operato.

Il cammino della riconciliazione tra ruandesi è lungo e pieno di tante incognite. Datti da fare per far aprire il governo ad un dialogo inter-ruandese, per aiutarlo ad interrogarsi e a riconoscere i suoi errori e per dare al popolo ruandese e a tutta la regione dei grandi laghi la speranza di un futuro di pace e di serenità

Ti ringrazio, Presidente del Consiglio Italiano, per la bontà che hai avuto. Ho usato una formula familiare, perché credo che "gli abiti sporchi vanno lavati in famiglia".
Un caro saluto

01/09/2007





        
  



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