Speciale: "Regia Nave Roma"
Roma | Il destino di una corazzata nel film documentario di Leonardo Tiberi. "Regia Nave Roma - Le ultime ore". Fu affondata il 9 settembre 1943. Il ricordo dei 1393 caduti. Perché la corazzata Roma non si difese? Le vittime dell'affondamento potevano.
di Nicola Facciolini
Regia Nave Roma. Affondata il 9 settembre 1943
Il 9 settembre 1943 la corazzata "Roma", nave ammiraglia della Regia Marina Militare Italiana, venne affondata da aerei tedeschi mentre navigava nelle acque della Sardegna. Morirono 2 ammiragli, 86 ufficiali e 1.264 uomini d'equipaggio. L'affondamento della Roma non fu solo un deliberato atto di vendetta dei tedeschi per il «tradimento italiano», ma la conseguenza di un piano per salvare la monarchia sabauda elaborato dallo Stato Maggiore della Marina e rimasto segreto per anni.
Il pomeriggio dell'8 settembre 1943 la radio dà la notizia dell'armistizio tra Italia e le Nazioni alleate. A bordo delle navi italiane di base a La Spezia c'è fermento, molti vorrebbero continuare a combattere anche se la prospettiva di farla finita con la scellerata guerra è allettante.
Il comandante di squadra, l'Ammiraglio Bergamini, ed i suoi ufficiali sono indignati. Hanno ricevuto l'ordine di portare tutta la flotta italiana in un porto alleato. Un ordine che non vorrebbero eseguire perché contrario al loro senso dell'onore. Alle ore 3 del 9 settembre la grande squadra salpa dalla base navale ma l'ammiraglio dà ordine di non dirigere verso gli anglo-americani.
Naviga per dodici ore e nel golfo di Bonifacio è attaccata da aerei tedeschi, fino al giorno prima alleati dell'Italia, con bombe radiocomandate nuovissime, vere antesignane delle moderne armi "intelligenti". Due colpiscono in pieno la corazzata Roma, la nave più bella mai posseduta dall'Italia, che esplode generando una colonna di fumo alta 1.500 metri, simile la fungo di una bomba nucleare, ed affonda con i suoi 1.393 uomini. Marinai italiani dimenticati dalla cultura, dalla storia, dalla scuola, dal cinema e dalla memoria degli italiani per 60 anni. Fino al racconto del film-documentario di Leonardo Tiberi che si snoda attraverso una serie incredibile di imprevisti, di incomprensioni, di scelte mancate che hanno reso da sempre misteriosi i fatti e le decisioni prese in quelle ore.
Perché la corazzata Roma non si difese? E' possibile che a bordo fosse in atto un forte contrasto tra ufficiali e marinai che da una parte non volevano sparare sull'ex alleato e rifiutavano la resa con quelli che dall'altra intendevano ubbidire all'ordine del Re? Le vittime dell'affondamento potevano essere risparmiate?
Il mistero dura ancora oggi e nessuno ha mai visto il relitto che sembra giaccia a circa 400 metri di profondità, nel tratto di mare che divide la Sardegna dalla Corsica. E pensare che siamo molto più in superficie rispetto ai 4 mila e passa dove riposa il relitto del Titanic nell'Oceono Atlantico, già esplorato e (cine)fotografato nel 1986! Molti locali della corazzata Roma dovrebbero essere ancora intatti e forse lì dentro potrebbe esserci anche qualcosa in grado di svelare il vero motivo della sua fine. Tra gli speciali del Dvd (dur. 70 minuti) possiamo trovare: le origini delle navi da guerra, la galleria fotografica, i sottotitoli in italiano per non udenti.
Il documentario è prodotto dall'Istituto Luce in collaborazione con "The History Channel", presentato a Roma il 23 marzo 2007 (www.radioradicale.it/scheda/221201/presentazione-del-documentario-regia-nave-roma-le-ultime-ore ) alla presenza del Ministro della Difesa, On. Prof. Arturo Parisi, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, accolto al suo arrivo dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Amm. Sq. Paolo La Rosa. All'evento che si è tenuto a Roma, nel Sacrario del Vittoriano, hanno preso parte, tra gli altri, il Direttore dell'Istituto Luce, Sen. Stefano Passigli, il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Gen. C.A. Gianni Botondi, numerosi reduci e familiari dei Caduti, e molte altre Autorità militari, civili e religiose. Tra i libri da consultare ricordiamo sicuramente: "Per l'onore dei Savoia. 1943-1944: da un superstite della corazzata Roma" (di Catalano Gonzaga Di Cirella Arturo, Mursia, pp. 208, anno 2003).
L'Autore di queste pagine, ufficiale della corazzata Roma, svela inquietanti retroscena politico-militari di quel tragico episodio. Vediamo di capire cosa accadde quel 9 settembre 1943.
L'Europa tutta è nel turbine della Seconda Guerra Mondiale alla quale anche l'Italia partecipa dal giugno 1940. In un primo tempo le vicende belliche sembrano favorevoli all'Italia e alla Germania ma con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti le cose cambiano e l'Italia è costretta ad arrendersi.
La notizia dell'armistizio viene diffusa l'8 settembre 1943. La stessa notte le squadre navali italiane ancorate a La Spezia e a Genova ricevono l'ordine di salpare per sfuggire ai tedeschi che potrebbero occupare i porti. Della squadra navale ancorata a La Spezia, comandata dall'ammiraglio Carlo Bergamini, fanno parte: le corazzate "Roma", "Italia", "Vittorio Veneto", gli incrociatori "Eugenio di Savoia", "Montecuccoli","Attilio Regolo"; i cacciatorpediniere "Legionario", "Grecale", "Mitragliere", "Fuciliere", "Carabiniere", "Velite", "Artigliere", "Oriani" e le unità in avanscorta "Pegaso", "Orsa", "Orione", "Impetuoso".
Della squadra navale ancorata a Genova, al comando dell'ammiraglio Luigi Biancheri, fanno parte gli incrociatori "Garibaldi", "Duca D'Aosta", "Duca degli Abruzzi" e la torpediniera "Libra".
Nella notte, alle ore 2.25 del 9 settembre 1943, la flotta ordinata, silenziosa e ubbidiente lascia il Golfo di La Spezia diretta a La Maddalena e, passando a Nord di Capo Corso, si riunisce, alle ore 6.30, alla 8^ Divisione incrociatori, partita da Genova. Destinazione La Maddalena, in Sardegna, dove è previsto anche l'arrivo del Re.
Al centro della formazione le tre corazzate, a sinistra e a dritta le due divisioni incrociatori e le due squadriglie di cacciatorpediniere. Alle ore 9 la formazione fa rotta per 218°, accosta per rotta Sud, passando a ponente della Corsica. Alle ore 10 viene avvistato un ricognitore inglese che fa alcuni larghi giri e si allontana. Alle 10.29 viene avvistato un ricognitore tedesco. Poco dopo le ore 12 la formazione assume la linea di fila con i sei incrociatori in testa e i cacciatorpediniere ai fianchi delle corazzate. L'isola dell'Asinara è già in vista.
Una squadriglia di cacciatorpediniere riceve l'ordine di entrare in porto a La Maddalena.
Quest'ordine viene tempestivamente modificato alle ore 14.45 da Supermarina che comunica che La Maddalena è stata occupata dai tedeschi. Immediata l'inversione di rotta delle unità navali. Sono le ore 15.10, al largo dell'Asinara in cielo appaiono, in tre ondate, 15 aerei bombardieri bimotore tedeschi "DO-217/K2 decollati dall'aeroporto di Istrés presso Marsiglia.
Gli aerei lanciano bombe: le tristemente note "FX/1400" radiocomandate. Le navi rispondono al fuoco ma inutilmente: gli aerei volano a 6-7 mila metri d'altezza. Alle ore 15 e 47 la corazzata "Roma" viene colpita due volte. La prima bomba cade tra i due complessi da 90 di dritta (n. 9 e n. 11) a un metro dalla murata, trapassa lo scafo causando una grossa falla e scoppia in mare. L'esplosione sotto lo scafo blocca due delle quattro eliche sistemate a poppa. Immediata la caduta della velocità della nave sotto i 16 nodi. Quattro caldaie poppiere e le relative macchine si allagano. La seconda bomba colpisce la "Roma" alle 15.52 fra il torrione di comando, vicinissimo al fumaiolo di prora, e la torre n. 2 di grosso calibro.
La bomba perfora il ponte corazzato, il locale turbodinamo e scoppia nel locale motrice di prora. La nave è ferita a morte. La torre 2 è proiettata in mare. Ben 2 mila tonnellate di acciaio vengono strappate violentemente dalla nave. La corazzata si ferma, sbanda di 10 gradi a dritta. Poi le fiamme raggiungono il deposito di munizioni di prora, la santabarbara: l'esplosione è terribile. La grande nave, orgoglio della Marina Militare italiana, 46 mila tonnellate di stazza, si spezza in due e affonda rapidamente trascinando con sé 1393 marinai di cui 1193 dell'equipaggio della nave e 200 del Comando Forze Armate da Battaglia presenti a bordo della Nave Ammiraglia.
Fra essi l'ammiraglio Carlo Bergamini, il contrammiraglio Stanislao Caraciotti, il comandante della nave C.V. Adone Del Cima e ottantacinque ufficiali. Anche la corazzata "Italia" viene colpita, ma la micidiale bomba radiocomandata attraversa la fiancata della nave ed esplode in acqua. La nave può proseguire. Sul mare in calma, relitti e molti naufraghi. Vengono recuperati 628 superstiti tra i quali molti feriti e 25 cadaveri. Il comando viene assunto dall'ammiraglio Romeo Oliva.
La flotta punta verso Sud. L'Attilio Regolo e i cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere e Mitragliere si fermano a raccogliere pietosamente i 25 morti e parte dei 628 superstiti, proseguono poi per Port Mahon, capoluogo di Minorca (Baleari), in Spagna. Le torpediniere "Impetuoso" e "Pegaso", anch'esse impegnate nel recupero dei morti e dei superstiti, proseguono poi per l'isola di Majorca dove vengono auto-affondate.
La Spagna è neutrale: la convenzione internazionale prevede che le navi impegnate in guerra possano sostare solo 24 ore nei porti neutrali. Le navi non si riforniscono di nafta da tanti giorni. E' impossibile riprendere la navigazione senza quei rifornimenti che la Spagna non può concedere. Una triste pagina della nostra Storia che non possiamo e vogliamo dimenticare.
Il pomeriggio dell'8 settembre 1943 la radio dà la notizia dell'armistizio tra Italia e le Nazioni alleate. A bordo delle navi italiane di base a La Spezia c'è fermento, molti vorrebbero continuare a combattere anche se la prospettiva di farla finita con la scellerata guerra è allettante.
Il comandante di squadra, l'Ammiraglio Bergamini, ed i suoi ufficiali sono indignati. Hanno ricevuto l'ordine di portare tutta la flotta italiana in un porto alleato. Un ordine che non vorrebbero eseguire perché contrario al loro senso dell'onore. Alle ore 3 del 9 settembre la grande squadra salpa dalla base navale ma l'ammiraglio dà ordine di non dirigere verso gli anglo-americani.
Naviga per dodici ore e nel golfo di Bonifacio è attaccata da aerei tedeschi, fino al giorno prima alleati dell'Italia, con bombe radiocomandate nuovissime, vere antesignane delle moderne armi "intelligenti". Due colpiscono in pieno la corazzata Roma, la nave più bella mai posseduta dall'Italia, che esplode generando una colonna di fumo alta 1.500 metri, simile la fungo di una bomba nucleare, ed affonda con i suoi 1.393 uomini. Marinai italiani dimenticati dalla cultura, dalla storia, dalla scuola, dal cinema e dalla memoria degli italiani per 60 anni. Fino al racconto del film-documentario di Leonardo Tiberi che si snoda attraverso una serie incredibile di imprevisti, di incomprensioni, di scelte mancate che hanno reso da sempre misteriosi i fatti e le decisioni prese in quelle ore.
Perché la corazzata Roma non si difese? E' possibile che a bordo fosse in atto un forte contrasto tra ufficiali e marinai che da una parte non volevano sparare sull'ex alleato e rifiutavano la resa con quelli che dall'altra intendevano ubbidire all'ordine del Re? Le vittime dell'affondamento potevano essere risparmiate?
Il mistero dura ancora oggi e nessuno ha mai visto il relitto che sembra giaccia a circa 400 metri di profondità, nel tratto di mare che divide la Sardegna dalla Corsica. E pensare che siamo molto più in superficie rispetto ai 4 mila e passa dove riposa il relitto del Titanic nell'Oceono Atlantico, già esplorato e (cine)fotografato nel 1986! Molti locali della corazzata Roma dovrebbero essere ancora intatti e forse lì dentro potrebbe esserci anche qualcosa in grado di svelare il vero motivo della sua fine. Tra gli speciali del Dvd (dur. 70 minuti) possiamo trovare: le origini delle navi da guerra, la galleria fotografica, i sottotitoli in italiano per non udenti.
Il documentario è prodotto dall'Istituto Luce in collaborazione con "The History Channel", presentato a Roma il 23 marzo 2007 (www.radioradicale.it/scheda/221201/presentazione-del-documentario-regia-nave-roma-le-ultime-ore ) alla presenza del Ministro della Difesa, On. Prof. Arturo Parisi, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, accolto al suo arrivo dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Amm. Sq. Paolo La Rosa. All'evento che si è tenuto a Roma, nel Sacrario del Vittoriano, hanno preso parte, tra gli altri, il Direttore dell'Istituto Luce, Sen. Stefano Passigli, il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Gen. C.A. Gianni Botondi, numerosi reduci e familiari dei Caduti, e molte altre Autorità militari, civili e religiose. Tra i libri da consultare ricordiamo sicuramente: "Per l'onore dei Savoia. 1943-1944: da un superstite della corazzata Roma" (di Catalano Gonzaga Di Cirella Arturo, Mursia, pp. 208, anno 2003).
L'Autore di queste pagine, ufficiale della corazzata Roma, svela inquietanti retroscena politico-militari di quel tragico episodio. Vediamo di capire cosa accadde quel 9 settembre 1943.
L'Europa tutta è nel turbine della Seconda Guerra Mondiale alla quale anche l'Italia partecipa dal giugno 1940. In un primo tempo le vicende belliche sembrano favorevoli all'Italia e alla Germania ma con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti le cose cambiano e l'Italia è costretta ad arrendersi.
La notizia dell'armistizio viene diffusa l'8 settembre 1943. La stessa notte le squadre navali italiane ancorate a La Spezia e a Genova ricevono l'ordine di salpare per sfuggire ai tedeschi che potrebbero occupare i porti. Della squadra navale ancorata a La Spezia, comandata dall'ammiraglio Carlo Bergamini, fanno parte: le corazzate "Roma", "Italia", "Vittorio Veneto", gli incrociatori "Eugenio di Savoia", "Montecuccoli","Attilio Regolo"; i cacciatorpediniere "Legionario", "Grecale", "Mitragliere", "Fuciliere", "Carabiniere", "Velite", "Artigliere", "Oriani" e le unità in avanscorta "Pegaso", "Orsa", "Orione", "Impetuoso".
Della squadra navale ancorata a Genova, al comando dell'ammiraglio Luigi Biancheri, fanno parte gli incrociatori "Garibaldi", "Duca D'Aosta", "Duca degli Abruzzi" e la torpediniera "Libra".
Nella notte, alle ore 2.25 del 9 settembre 1943, la flotta ordinata, silenziosa e ubbidiente lascia il Golfo di La Spezia diretta a La Maddalena e, passando a Nord di Capo Corso, si riunisce, alle ore 6.30, alla 8^ Divisione incrociatori, partita da Genova. Destinazione La Maddalena, in Sardegna, dove è previsto anche l'arrivo del Re.
Al centro della formazione le tre corazzate, a sinistra e a dritta le due divisioni incrociatori e le due squadriglie di cacciatorpediniere. Alle ore 9 la formazione fa rotta per 218°, accosta per rotta Sud, passando a ponente della Corsica. Alle ore 10 viene avvistato un ricognitore inglese che fa alcuni larghi giri e si allontana. Alle 10.29 viene avvistato un ricognitore tedesco. Poco dopo le ore 12 la formazione assume la linea di fila con i sei incrociatori in testa e i cacciatorpediniere ai fianchi delle corazzate. L'isola dell'Asinara è già in vista.
Una squadriglia di cacciatorpediniere riceve l'ordine di entrare in porto a La Maddalena.
Quest'ordine viene tempestivamente modificato alle ore 14.45 da Supermarina che comunica che La Maddalena è stata occupata dai tedeschi. Immediata l'inversione di rotta delle unità navali. Sono le ore 15.10, al largo dell'Asinara in cielo appaiono, in tre ondate, 15 aerei bombardieri bimotore tedeschi "DO-217/K2 decollati dall'aeroporto di Istrés presso Marsiglia.
Gli aerei lanciano bombe: le tristemente note "FX/1400" radiocomandate. Le navi rispondono al fuoco ma inutilmente: gli aerei volano a 6-7 mila metri d'altezza. Alle ore 15 e 47 la corazzata "Roma" viene colpita due volte. La prima bomba cade tra i due complessi da 90 di dritta (n. 9 e n. 11) a un metro dalla murata, trapassa lo scafo causando una grossa falla e scoppia in mare. L'esplosione sotto lo scafo blocca due delle quattro eliche sistemate a poppa. Immediata la caduta della velocità della nave sotto i 16 nodi. Quattro caldaie poppiere e le relative macchine si allagano. La seconda bomba colpisce la "Roma" alle 15.52 fra il torrione di comando, vicinissimo al fumaiolo di prora, e la torre n. 2 di grosso calibro.
La bomba perfora il ponte corazzato, il locale turbodinamo e scoppia nel locale motrice di prora. La nave è ferita a morte. La torre 2 è proiettata in mare. Ben 2 mila tonnellate di acciaio vengono strappate violentemente dalla nave. La corazzata si ferma, sbanda di 10 gradi a dritta. Poi le fiamme raggiungono il deposito di munizioni di prora, la santabarbara: l'esplosione è terribile. La grande nave, orgoglio della Marina Militare italiana, 46 mila tonnellate di stazza, si spezza in due e affonda rapidamente trascinando con sé 1393 marinai di cui 1193 dell'equipaggio della nave e 200 del Comando Forze Armate da Battaglia presenti a bordo della Nave Ammiraglia.
Fra essi l'ammiraglio Carlo Bergamini, il contrammiraglio Stanislao Caraciotti, il comandante della nave C.V. Adone Del Cima e ottantacinque ufficiali. Anche la corazzata "Italia" viene colpita, ma la micidiale bomba radiocomandata attraversa la fiancata della nave ed esplode in acqua. La nave può proseguire. Sul mare in calma, relitti e molti naufraghi. Vengono recuperati 628 superstiti tra i quali molti feriti e 25 cadaveri. Il comando viene assunto dall'ammiraglio Romeo Oliva.
La flotta punta verso Sud. L'Attilio Regolo e i cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere e Mitragliere si fermano a raccogliere pietosamente i 25 morti e parte dei 628 superstiti, proseguono poi per Port Mahon, capoluogo di Minorca (Baleari), in Spagna. Le torpediniere "Impetuoso" e "Pegaso", anch'esse impegnate nel recupero dei morti e dei superstiti, proseguono poi per l'isola di Majorca dove vengono auto-affondate.
La Spagna è neutrale: la convenzione internazionale prevede che le navi impegnate in guerra possano sostare solo 24 ore nei porti neutrali. Le navi non si riforniscono di nafta da tanti giorni. E' impossibile riprendere la navigazione senza quei rifornimenti che la Spagna non può concedere. Una triste pagina della nostra Storia che non possiamo e vogliamo dimenticare.
Fonti: "Regia Nave Roma - Le ultime ore"; Istituto Luce; www.cestrum.eu/images/thumbs/teaser_thumb.jpg; History Channel.
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10/09/2007
Regia Nave Roma. Affondata il 9 settembre 1943
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