Andrea Cosentino "Avanspettacolo della crudeltà"
Grottammare | Avanspettacolo della crudeltà ci ha proposto un monologo graffiante ed efficace, sulla tragedia contemporanea, in cui comico e tragico si fondo per mettere in scena un campionario degli stereotipi, di cui è vittima la società.
di Giuseppina Pica

Andrea Cosentino
Avanspettacolo della crudeltà ci ha proposto un monologo graffiante ed efficace, sulla tragedia contemporanea, in cui comico e tragico si fondo per mettere in scena un campionario degli stereotipi, di cui è vittima la società.
L'ironia sottile di Andrea Cosentino, ha sfatato la linea di confine fra grottesco e tragico, che assumono nel' interpretazione dei personaggi, quasi lo stesso significato.Le sensazioni, portate ha nudo dall'autore, si sono sovrapposte ad immagini post-dadaiste riproposte sulle scena con oggetti decontestualizzati e macchine inutili e inutilizzabili, se non nella poetica dell'artista, che con il suo "Fare", si è dapprima confuso,(e proprio di confusione nel suo caso specifico possiamo argomentare), nel pubblico, per dare poi il via, ad un susseguirsi di personalità esasperate ed esasperanti nella loro conformità al "prodotto".
Luoghi comuni riportati nella loro crudezza, e che sul palco divengono umoristici, uno spettacolo comico, che di comico in realtà ha solo l'impostazione che l'autore ha deciso. Avanspettacolo della crudeltà, raccoglie la dimensione necessariamente "folle" dell'artista che si racconta e ci racconta, del dramma esistenziale moderno, con una chiave di lettura d'avanguardia (prende in effetti spunto dalle avanguardie artistiche dei primi del novecento), ricreando una dimensione poetica nello spazio teatrale, che riesce emphaticamente a coinvolgere tutto il pubblico.
"Io Artaud, sono mio figlio, mio padre, mia madre ed io." (A. Artaud)
Così si è aperto, lo spettacolo contenitore, con una citazione di Antonin Artaud uno dei padri del teatro moderno, e che "casualmente", da il nome alla marionetta: Artaud appunto, che disserta sul libero arbitrio e che grazie alla macchina inutile tenta la cattura di Dio.
Come i personaggi , anche gli oggetti sul palco vivo di più significati, pronti a sottolineare garbatamente a volte, le verità più amare dell'animo umano. Un percorso ingenuo e sapiente allo stesso tempo, quello di Andrea Cosentino, che utilizzando mezzi semplici/poveri, produce inevitabilmente sconcerto in chi osserva. Uno spettacolo performativo che ci riporta alla realtà del' iperinformazione.
" Telemòmo", trascina lo spettatore in sceneggiati, telegiornali, personaggi, manipolati con bambole di plastica, parrucche e pezzi di corpo, metafore drammatiche e contemporaneamente liriche, di una caledoscopica società, che pare persa nei luoghi comuni e nel cinismo che inevitabilmente ne deriva.
Andrea Cosentino, attore, regista, comico e studioso di teatro, ci ha proposto uno spettacolo sperimentale, dove la performance artistica assume una dimensione comico-grottesca, una ricerca sulle forme espressive subalterne, una molteplicità di linguaggi, di significati e dei loro contrari.
Il "ridicolo" dei luoghi comuni è supportato da strutture drammaturgiche e dalla comicità dei gesti e delle parole dell'artista, contemporaneamente ad atti d'improvvisazione , che come lo stesso Consentino ha detto: "rimangono il cuore pulsante del Teatro"
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07/09/2007
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