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Frana del Paretone: una scomoda verità. Il Governo Prodi:“SI al monitoraggio permanente Gran Sasso".

Teramo | Grazie all’On.le Paola Pelino di Forza Italia. Il presidente della Provincia di Teramo, Ernino D’Agostino: “Serve un Servizio Geologico Regionale”. I Teramani chiedono la Facoltà di Geologia e Idrogeologia all’Università di Teramo.

di Nicola Facciolini

Paretone del Gran Sasso d'Italia

“E’ necessario un Servizio Geologico Regionale”. Parola e speranza del presidente della Provincia di Teramo, Ernino D’Agostino, che ha scritto al Ministero per l’Ambiente. In occasione, tra l’altro, della pubblicazione del volume con gli “Atti della Tavola Rotonda” tenutasi a Teramo il 2 Dicembre 2006, dal titolo:“Gran Sasso d'Italia. I fenomeni franosi: analisi e proposte”.

E i Teramani chiedono che venga istituita la Facoltà di Geologia e Idrogeologia all’Università di Teramo, per sviluppare la ricerca sul nostro territorio.

“Quando governa la Destra il territorio – rivelano alcuni cittadini – è quasi sempre colpa delle politiche degli sprechi, della cattiva informazione, della demagogia ambientale. Ora, che governa ovunque la sinistra (PD+ altre Sigle!) non è nemmeno più colpa del Global Warming, il riscaldamento globale e delle emissioni di CO2 (ed altri gas serra) nell'atmosfera, tanto cari al Premio Nobel fresco di nomina, il democratico Al Gore, vincitore di due premi Oscar per il suo documentario multimediale Una Scomoda Verità. Il Gran Sasso, dunque, sarebbe in buone mani: basta creare un altro Ufficio ad hoc. Guardate che per osservarlo anche in ogni più irraggiungibile anfratto bastano le webcam di ultima generazione corredate di vari sensori a controllo remoto. Non servono altre spese di danaro pubblico, altre poltrone per gli amici degli amici! Creiamo, invece, una Facoltà di Geologia e Idrogeologia alla Università di Teramo con quei soldi. Investiamo in formazione e ricerca alle falde teramane del Gran Sasso. Che ringrazia per la cortese attenzione!”.

La frana del Paretone del Gran Sasso d’Italia, avvenuta il 22 agosto 2006, secondo gli esperti sarebbe stato un “evento ordinario” visto e considerato che “la parete del Corno Grande è costituita da rocce calcaree che hanno 200 milioni di anni, le quali mostrano guglie rocciose separate da fratture che presentano i problemi di stabilità che stiamo trattando in questa sede” (prof. Fernando Calamita, Atti della Tavola Rotonda). Mentre nell’area del Gran Sasso esistono situazioni di criticità molto più gravi legati a dissesti idrogeologici e a movimenti franosi in atto.

“E proprio in considerazione di queste situazioni, che investono abitati e infrastrutture, sarebbe necessario istituire in Abruzzo il Servizio Geologico Regionale” – scrive il presidente Ernino D’Agostino al Ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, dopo aver appreso dagli organi di informazione che sulla base di una interrogazione presentata dall’On.le Paola Pelino di Forza Italia, sarebbero stati destinati dei fondi al monitoraggio permanente del Gran Sasso. L’onorevole Pelino avrebbe ottenuto dal Governo “l’impegno per l’installazione di una base permanente di monitoraggio per il Gran Sasso” oltre a disporre“...nuove iniziative progettuali per un costante monitoraggio della parete rocciosa del Gran Sasso con tecniche differenziali e fotogrammetriche per evitare ulteriori pericoli di crollo come già accaduto il 22 agosto 2006”.

L’impegno sarebbe stato assunto in sede di question-time dal Sottosegretario all’Ambiente Bruno Dettori. Dalle relazioni scientifiche illustrate nella tavola rotonda organizzata dalla Provincia, dal Bacino Imbrifero e dal Club Alpino Italiano il 2 dicembre 2006, emergerebbe con chiarezza che la “frana al paretone del Corno Grande ha generato un diffuso allarme mentre, in realtà, si è trattato di un evento da considerare ordinario - si legge nella nota del Presidente - data la natura geologica e l’evoluzione della morfologia del massiccio del Gran Sasso”.

Fra i relatori alla tavola rotonda vi erano i geologi incaricati dall’Università “G. d’Annunzio” di Chieti di redigere la nuova Carta Geologica d’Italia, relativamente all’area del Gran Sasso: in primis il professor Fernando Calamita, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Chieti, e coordinatore scientifico della nuova Carta, la cui redazione viene effettuata per conto del Servizio Geologico d’Italia del Ministero. Alla luce di queste considerazioni, il Presidente D’Agostino ritiene che siano altre le priorità da considerare e sulle quali costruire progetti da finanziare.

“Nell’area del Gran Sasso, ma anche in altre aree, esiste un quadro di criticità, ovvero di rischi, che richiede una grande attenzione da parte delle istituzioni. I relatori e gli amministratori locali a vario titolo hanno ritenuto che le attenzioni vanno concentrate su quei dissesti sicuramente ben più rischiosi e che interessano abitati ed infrastrutture, indirizzandovi in tal modo studi ed adeguate risorse finanziarie, supportando questa azione con l’istituzione in Abruzzo del Servizio Geologico Regionale”.

L’ingegner Agreppino Valente, dirigente del VI Settore della Provincia di Teramo rivela: “La Tavola Rotonda nasce dall'esigenza di esaminare, riferendosi alla natura e tipologia dei fenomeni gravitativi che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni, le vere criticità che dal punto di vista del dissesto idrogeologico hanno interessato il territorio provinciale. I lavori hanno fatto emergere, attraverso un confronto tecnico/scientifico, la necessità di operare scelte che portino all'adozione di interventi tesi ad evitare situazioni di rischio alle infrastrutture, ai centri abitati ed al territorio più in generale. Tali azioni non potranno prescindere da una serie di scelte obbligate ponendo, innanzitutto, attenzione ad un utilizzo del territorio che tenga conto della sua particolare vulnerabilità dal punto di vista idrogeologico, dall'altro, invece, evitare di trovarsi ad affrontare l'emergenza, passando così ad una fase di programmazione di interventi che tengano conto solo delle effettive e dimostrate situazioni di rischio. In tal senso gli sforzi dovrebbero concentrarsi, principalmente, sul potenziamento delle attività di studio e monitoraggio del territorio, attraverso una successiva programmazione di interventi che abbiano a loro volta idonea copertura finanziaria. Questo aspetto, sicuramente basilare, dovrà essere l'impegno che le Istituzioni devono assumersi, ma nel farlo andrà nel contempo garantito un coordinamento che eviti di predisporre interventi in situazioni che non presentano rischi reali e immediati. Questo coordinamento, insieme alla valutazione delle reali e dimostrate situazioni di rischio, cui far seguire interventi puntuali, non potrà che essere svolto da un soggetto che abbia precise competenze scientifiche, come già avviene in altre regioni italiane e per il quale la Regione Abruzzo dovrà effettuare una scelta, peraltro, dibattuta da molti anni: dotarsi di un Servizio Geologico Regionale. Con gli eventi recentemente accaduti e sulla base delle esperienze dirette degli Enti Territoriali, che hanno vissuto e gestito, spesso in prima persona, calamità di questo tipo, si rende oramai non più rinviabile la creazione di questo Servizio, in maniera da rendere concreti ed efficaci sia gli studi che i programmi di intervento sull’intero territorio”.

Il dott. Luigi De Angelis, presidente della Sezione del Club Alpino Italiano di Teramo spiega: “La frana di crollo del 22 agosto 2006 sulla parete ENE del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia, meglio nota come "paretone", ha portato ad una riflessione sull'approccio con il quale questo fenomeno è stato analizzato da più parti. Se si considera che, salvo cause indotte dall'uomo, un simile evento franoso rientra nella normale morfogenesi delle montagne, la frana del Gran Sasso ha suscitato un interesse eccessivo con il conseguente inutile allarmismo, complice una risonanza mediatica d'effetto da parte sia degli organi di stampa che di istituzioni ed enti di ricerca, col rischio che venisse distolta quell'attenzione che invece va rivolta verso fenomeni franosi ben più rischiosi esistenti, per esempio, nella fascia pedemontana del territorio teramano. Se ciò non bastasse, a distanza di due mesi, il 4 ottobre 2006 il Sindaco di Pietracamela emette ordinanza di chiusura del sentiero che dalla Val Maone conduce alla Sella dei Grilli e da lì a Pizzo Intermesoli. La motivazione era derivata da una segnalazione fatta pervenire dall'IMONT, che indicava la presenza di un ingente blocco di roccia prossimo all'equilibrio limite e da un successivo sopralluogo effettuato dai Vigili del Fuoco che confermavano il pericolo di crollo imminente. Da subito il Club Alpino Italiano nutrì seri dubbi sull'immediatezza del pericolo di distacco, di questo come di altri, in quanto nell'ambito delle frane di crollo le dinamiche di distacco e le loro variabili sono tali e tante che non possono essere lasciate a sopralluoghi effettuati in maniera speditiva, così come avvenuto per la segnalazione della Sella dei Grilli. Se da un lato l'ordinanza di chiusura all'accesso alla parete ENE di Corno Grande, nella dinamica dell'evento frana, aveva una sua giustificazione nell'immediato, dall'altro è pur vero che la caduta di masse rocciose, grandi o piccole che siano, fa parte della categoria dei pericoli oggettivi che qualsiasi alpinista, escursionista, scialpinista, speleologo, ecc. è consapevole di affrontare; se dovesse prevalere la logica che sulla base di sopralluoghi speditivi, effettuati da personale spesso non specializzato, si perviene alla possibilità di interdire l'accesso alla rete sentieristica o alle via alpinistiche, tutte le montagne non sarebbero più frequentabili. Senza dubbio, Istituzioni ed Enti di ricerca devono prestare attenzione ed interesse per simili problematiche, ma non nella direzione all'epoca intrapresa; infatti l'intera problematica dei fenomeni franosi, che sicuramente è in fase di recrudescenza, va affrontata con la dovuta serietà e con il massimo equilibrio valutativo dal punto di vista tecnico/scientifico ed istituzionale. La Tavola Rotonda nasce proprio con l'intento di analizzare quanto accaduto con l'evento franoso del Gran Sasso offrendo l'opportunità ad Enti, Istituzioni, studiosi e semplici fruitori della montagna di confrontarsi sulla complessa problematica dei fenomeni franosi, ma nello stesso tempo di far emergere le necessità di intervenire su situazioni e fenomeni di sicuro rilievo e ponendo l'accento sulla non più rinviabile istituzione del Servizio Geologico Regionale. Quanto emerso nei lavori della Tavola Rotonda, che potrà essere letto in questi atti, conferma la validità delle metodiche utilizzate nelle analisi effettuate dagli intervenuti, ma dall'analisi si dovrà certamente passare ad una fase che renda concreti gli impegni assunti da parte delle Istituzioni.

18/10/2007





        
  



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