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Il primo romanzo di Enrica Bonaccorti presentato a San Benedetto

San Benedetto del Tronto | La storia narrata nel suo primo romanzo è il coinvolgente percorso di crescita di una ragazzina dai capelli rossi che nasce in una famiglia cui non corrisponde. La conversazione con l'autrice è stata introdotta da Filippo Massacci.

di Maria Teresa Rosini

Enrica Bonaccorti

L'incontro con l'autrice è stato organizzato dalla libreria La Bibliofila, in collaborazione con la Confesercenti e l'hotel Progresso. La conversazione con l'autrice è stata introdotta da Filippo Massacci.

L'atmosfera molto intima e rilassante della piccola sala dell'hotel Progresso ha trasformato quello che poteva essere uno dei soliti incontri un po' noiosi e formali in cui si dicono le stesse cose, si pongono le stesse domande e ci si finge interessati a risposte inevitabilmente noiose e banali, in una chiacchierata appassionante e, a tratti divertente, quasi tra amici.

Enrica è una donna che si concede volentieri, alla quale piace essere sorpresa e che si mostra realmente interessata ad un dialogo vero con l'interlocutore.

La storia narrata nel suo primo romanzo è il coinvolgente percorso di crescita di una ragazzina dai capelli rossi che nasce in una famiglia cui non corrisponde: "rossa" lei quanto scuri e neri i suoi, sensibile e capace di coltivare immaginazione e sogno lei, quanto coloro che la circondano sono completamente assorbiti e persi nella durezza del quotidiano, che ne ha da tempo cancellato la possibilità e la voglia di sognare.

E la diversità porta spesso con sé un vissuto di dolore, di rifiuto da parte degli altri, una identificazione negativa, uno sguardo malevolo che segue e avvolge condannando al silenzio. Difficile per "Pecora" identificarsi con la sua famiglia e quindi sapere chi è davvero lei stessa.

L'unica identità in cui in qualche modo può ritrovarsi è contenuta in una occasionale frase rivoltale da una insegnante che aveva osservato come il suo aspetto fisico (rossa, esile, lentigginosa e diafana) richiamasse alla mente una ragazza inglese. A questa frase "pecora" si aggrapperà e coltiverà la timida sensazione di essere qualcuno nel segreto di sè stessa fino a quando riuscirà a tirarla fuori e a darle voce per ricavarne la possibilità di costruirsi attraverso di essa un futuro.

L'abbandono da parte della famiglia e l'incontro con un'anziana insegnante, (anch'essa una "diversa" con un trascorso di rifiuto sociale e di difficile integrazione) che farà di lei un' alunna e una figlia, è l'occasione per iniziare a guardare la vita con uno sguardo diverso, che attraverso la conoscenza e la cultura può diventare più aperto e condurre la mente a pensare, elaborare risposte, trovare il coraggio di far esistere la parte più intima di sé stessa e darle voce e azione.

Nessun principe azzurro per questa moderna cenerentola, che aspira più a stare bene con se stessa che a rifugiarsi in un uomo che finirebbe col farle rinunciare alla sua parte più intima, al solo nucleo di identità che la vita le ha concesso. Il riferimento alla particolarità della condizione femminile percorre tutto il libro: gli uomini non sono che figure sbiadite, quasi ombre, spesso portatrici di dolore o di rifiuto, accampatori di diritti di prelazione su sentimenti, scelte, pensieri.

La maternità di "Pa", frutto di un rapporto di violenza e sottomissione e vissuta senza un uomo vicino, trascorre invece nella scoperta di poter essere intanto figlia, amata gratuitamente dall'anziana signora, la quale trova nel dedicarsi completamente a lei e a suo figlio le risposte cercate invano in una vita di solitudine.

Nel rispecchiarsi in Teresa, "Pa'" può sentirsi figlia, come mai si è sentita nella sua vita, e conoscere cosa è una madre nel prepararsi a diventarlo.

Un libro sulle infinite possibilità di "risorgere", sulla caparbietà necessaria per cercare risposte e possibilità innanzitutto in sè stessi, sul coraggio di non tradirsi, sull'importanza dei libri e della conoscenza come sostegno lungo questo cammino.

13/01/2008





        
  



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