Basta con le discariche del talquale. Riflessioni sull'emergenza rifiuti. Cosa si può fare.
Teramo | Emergenza rifiuti. Ecco cosa chiedono i cittadini di Teramo: il ciclo integrato industriale dei rifiuti che sono una risorsa da valorizzare più che un problema da governare.
di Nicola Facciolini
Ora basta con le discariche del “talquale”, comunali e private che siano sul nostro territorio. Le spettacolari e disastrose immagini della frana di rifiuti nella discarica La Torre, a due anni di sostanziale “congelamento” della geografia ambientale, sono esattamente quanto le previsioni fisiche dell’evento avrebbero dovuto suggerire all’attento amministratore e al buon padre di famiglia. Altro che “Terra di Mordor” di Tolkien, musicata dalle splendide sonorità di Howard Shore.
A Teramo siamo oggi alla triste tragica beffa consegnata trasversalmente dalle sinistre al popolo aprutino su un “piatto” putrescente di indifferenza, dabbenaggine e incoscienza. E’ facile, d’altra parte, calvalcare i fatti a cuor leggero, per visionarie e fantomatiche carriere politiche costruite ad hoc. I cittadini ne sono consapevoli e chiedono, semmai, l’immediato salto di qualità con l’attivazione a Teramo del “ciclo integrato industriale dei rifiuti”.
I rifiuti sono una risorsa da valorizzare anche sotto il profilo energetico piuttosto che un problema da governare solo nell’emergenza per conferire incarichi e prebende. Il Centrodestra aprutino dovrebbe evitare il suicidio politico ed amministrativo: è l’ora di finirla con il cavalcare “La Torre”, fantomatici “ampliamenti”, inusitati “aggiornamenti” e maligne “perforazioni” atte a rinviare la decisione politica finale.
La crisi emergenziale e le politiche fallimentari delle sinistre a Teramo e provincia, dovrebbero portare consiglio. E, invece, a quanto pare, si preferisce procedere all’autoaffondamento. Perchè? Si valorizzino piuttosto i lavoratori della TeAm, gli eco-volontari, la raccolta differenziata e si avvii l’iter per la realizzazione di centrali di smistamento dei rifiuti e di un termovalorizzatore su misura per la città di Teramo. Nel frattempo, si proceda alla bonifica immediata di La Torre senza conferirvi più un sacco di spazzatura indifferenziata.
I rifiuti sono un problema relativamente recente, frutto della società dei consumi. Solo cinquanta anni fa, nelle nostre campagne, praticamente non esistevano e nelle città ogni abitante ne produceva circa 200 grammi al giorno. Oggi la produzione è di circa un chilo e mezzo di rifiuti al giorno per abitante, oltre mezza tonnellata all'anno, con una tendenza ad una continua crescita. Non è possibile risolvere il problema senza il contributo di tutti e senza modificare le abitudini consolidate. Bisogna potenziare l’informazione ai cittadini.
Le normative europee, nazionali, regionali e provinciali indicano tutte la necessità di un approccio integrato al ciclo dei rifiuti. Il che significa: azioni mirate per il sistema industriale teramano dei rifiuti, realizzazione di una raccolta differenziata molto "spinta" (oltre il 50%), finalizzata al riutilizzo dei prodotti recuperati, trattamento finale della parte non riutilizzabile che, con idonei accorgimenti, va in discarica controllata (non La Torre) o all’incenerimento per il recupero energetico.
La criticità principale in tema di rifiuti oggi è rappresentata dal sistema di smaltimento finale, per le problematicità legate alla realizzazione di inceneritori-termovalorizzatori, anche per i problemi che negli anni il conferimento di rifiuti non selezionati ha creato nella gestione di tali impianti.
Bisogna attivarsi in tempi brevissimi per dare soluzioni concrete a queste problematicità. L’Amministrazione comunale di Teramo è chiamata ad organizzare un sistema di raccolta dei rifiuti capace di garantire un sempre maggiore recupero e riutilizzo dei materiali oltre che una diminuzione costante del conferimento degli indifferenziati.
Ma se non cambia la situazione politica al contorno, sarà molto difficile governare il processo di smaltimento: un ingranaggio molto delicato dove le eco-mafie potrebbero mettere lo zampino. Dalle varie esperienze ormai consolidate in Italia e all'estero, il sistema che sta dando migliori risultati è proprio quello denominato "porta a porta".
Per queste motivazioni il Comune di Teramo dovrebbe introdurre su tutto il territorio questo nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. Un sistema che interviene direttamente nel momento della produzione nelle abitazioni (o nelle attività commerciali), chiedendo la responsabilizzazione diretta dei cittadini. I prodotti raccolti in modo differenziato vengono riutilizzati da aziende specializzate, mentre i rifiuti non riciclati vanno in discariche controllate che non potranno più ritirare rifiuti che contengono parte umida (il così detto organico). Una corretta raccolta differenziata diminuisce molto il quantitativo dei rifiuti da portare in discarica o da incenerire, ed inoltre tali rifiuti, privi di alcuni tipi di plastica e dell'umido, possono essere trattati in modo più sicuro.
L'unica strada per contenere i costi e gli aumenti di tariffa, a valori tollerabili, è inviare in discarica quantitativi più piccoli possibili di rifiuti. E il "porta a porta" è la modalità più idonea per raggiungere questo risultato, anche se inizialmente sarà accompagnato da un aumento di costi.
Il passaggio dal sistema a tassa a quello a tariffa prevede il pagamento non solo più in base ai metri quadri dell’abitazione, ma anche in base al numero delle persone e all’effettiva produzione dei rifiuti. Il sistema di raccolta "porta a porta" consentirà di misurare quanti rifiuti saranno prodotti da ogni edificio, ed in particolare quelli non differenziati, ed in base a questi quantitativi far pagare la raccolta e lo smaltimento.
Il sistema è complesso e prevede passaggi successivi per la sua piena attuazione, con un impegno notevole dell'Amministrazione comunale e di tutti i cittadini. In questa fase iniziale inevitabili saranno i disagi, specialmente nei condomini. Tutto questo rappresenta un costo ed un disturbo, ma più grande sarebbe il costo e maggiore il disturbo se si dovesse arrivare ad una situazione di emergenza come è in corso in alcune parti d'Italia. Molte comunità hanno già realizzato quello che i teramani sperano di ottenere.
Nessuno nasconde le difficoltà che si dovranno affrontare prima di avere una situazione tranquilla. Disagi ed errori vanno messi in conto in queste fasi di grandi cambiamenti. L'importante è ottenere un sistema di raccolta rifiuti più rispettoso dell'ambiente e che consenta di tenere sotto controllo i costi. Il nuovo sistema di raccolta “porta a porta” dei rifiuti porta con sé inevitabili disagi e anche un discreto "trambusto" nelle abitudini di molti di noi.
Ma il risultato del 60 % di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti, non potrà essere più fantascienza; anzi, sarà la strada giusta che Teramo dovrà conseguire. Col tempo tutto diventerà più semplice e più facile, sia perché i cittadini impareranno a gestire sempre meglio i loro rifiuti – dallo schiacciare le bottiglie di plastica all’accartocciare le scatole di cartone! – sia perché la gestione migliorerà. Il sistema "porta a porta" significa essere responsabili dei rifiuti dalla nostra casa fino alla consegna agli addetti di raccolta, ma i risultati positivi devono incoraggiare in questa direzione per raggiungere risultati sempre migliori.
L’aumento della produzione dei rifiuti, la necessità di salvaguardare l’ambiente e di rispettare gli obiettivi che saranno prefissati tra Comune e Provincia di Teramo, dovranno convincere anche i più riottosi. Come già avviene nei Paesi europei più avanzati, il Comune di Teramo dovrebbe modificare il sistema di raccolta, responsabilizzando al massimo i singoli utenti con la domiciliazione del servizio. Come? Inizialmente accanto a tutti i cassonetti stradali, ogni abitazione verrà dotata di appositi contenitori, con indicazione dei giorni dei passaggi di raccolta di vetro, organico o compostiera, rifiuti non differenziati, plastica, lattine e scatolette, carta, per un totale di quattro contenitori più i sacchi.
Il nuovo sistema di raccolta non dovrebbe modificare quello preesistente per la raccolta della carta e degli sfalci lungo le vie cittadine. Almeno in una primo periodo i costi sono destinati ad aumentare perché si effettuerà un servizio qualitativamente migliore. In una seconda fase, l’addebito dei costi si baserà sugli svuotamenti dei contenitori dei rifiuti non differenziato effettuati. Poiché i contenitori sono proporzionati alle dimensioni delle singole utenze, ogni cittadino pagherà per le quantità effettivamente prodotte e sarà incentivato a differenziare il più possibile. Per il materiale ingombrante o pericoloso (olii minerali esausti, batterie, macerie dei piccoli lavori domestici ecc.) sarà individuata “l’area controllata”.
Molto importante è l’istruzione dei cittadini nei punti informativi, grazie anche a incontri pubblici per conoscere con maggiore completezza il nuovo servizio. Il Comune di Teramo dovrebbe poi predisporre la costituzione di un gruppo di “eco-volontari”, ossia di persone disponibili a mettere a disposizione una parte del proprio tempo libero, per partecipare attivamente alle iniziative ambientali in tema di rifiuti e raccolte differenziate.
Il coinvolgimento totalmente libero consentirà ad ogni ecovolontario di essere adeguatamente formato, informato e coinvolto in tutte le attività che il Comune e la Team attiveranno per trasmettere ai cittadini i contenuti e lo sviluppo del progetto raccolta porta a porta. Il ciclo dei rifiuti è noto. All'interno della categoria dei rifiuti solidi urbani vengono raggruppati diversi tipi di scarti: quelli domestici, quelli provenienti dalla pulizia delle strade, dalle attività di commercio, dai servizi di pulizia del territorio e dei giardini (taglio dell'erba e potature). Sono considerati R.S.U. anche i cosiddetti rifiuti ingombranti (elettrodomestici vecchi, mobili ecc.) e, più in generale, tutto ciò che viene buttato via in un contesto urbano, ad eccezione dei residui provenienti dalle attività industriali.
Alcuni dati indicano una produzione di rifiuti solidi urbani annua, nella sola Italia, di circa 26 milioni di tonnellate, oltre 70 mila tonnellate giornaliere, più di un chilogrammo al giorno per abitante e le previsioni annunciano il raggiungimento di una quota di 32 milioni di tonnellate nel 2005. Per i rifiuti industriali la stessa fonte stima invece una produzione annua di 40 milioni di tonnellate. In base alle indicazioni fornite in passato nei sacchi di immondizia delle famiglie della provincia di Teramo l'elemento più presente è sicuramente lo scarto "organico".
Oltre il 30% del peso dei rifiuti prodotti è infatti composto dai residui della nostra alimentazione (avanzi dei pasti, bucce, gusci ecc.) a cui possono essere associati, come tipologia, i rifiuti vegetali derivanti da giardini e orti, i cosiddetti "sfalci". Un altro 30% dei nostri scarti è costituito dalla carta. Segue la plastica con l'11% circa. Il vetro con oltre il 10%. Il legno e i tessuti con il 5%. Mentre il restante 10% è costituito da materiale che non è possibile recuperare.
Per cercare di diminuire la quantità di rifiuti che produciamo quotidianamente possiamo ricorrere a dei piccoli accorgimenti, magari modificando alcune nostre abitudini nella spesa di tutti i giorni. Per esempio, ridurre l'acquisto di carta plastificata, come i cartoncini per il latte, preferendo i contenitori in vetro. Discorso analogo andrebbe fatto per i prodotti in plastica, privilegiando vetro e carta riciclata. Ricordiamoci anche di acquistare soltanto il cibo necessario al nostro fabbisogno, per evitare inutili sprechi, e indirizziamo la scelta verso prodotti messi in vendita con un imballaggio poco voluminoso.
Per diminuire drasticamente la quantità di rifiuti che vengono conferiti in discarica è indispensabile incrementare la percentuale di raccolta differenziata, allungando il ciclo di vita di tutti quei materiali che possono essere riutilizzati o riciclati. Inoltre è necessario sostenere la diffusione di politiche di carattere nazionale e internazionale che possano modificare il sistema produttivo dei beni di consumo, in modo da ridurre fin dall'origine la produzione di rifiuti.
Che cosa significa precisamente "riciclare"? L'Agenzia di Protezione Ambientale definisce il riciclaggio come l'attività di "raccogliere, rielaborare, commercializzare e usare materiale precedentemente considerato rifiuto". Utilizzando un linguaggio più comune possiamo spiegare il riciclaggio come l'attività che permette di utilizzare lo stesso materiale più volte per ottenere un determinato prodotto, con la finalità ultima di diminuire sensibilmente la quantità di materia prima necessaria per la produzione.
Come si ricicla? Presupposto indispensabile per svolgere un'attività di riciclaggio consistente è praticare la raccolta differenziata inserendola nelle proprie abitudini domestiche. In altre parole soltanto raccogliendo in modo differenziato i materiali che è possibile riciclare si puó procedere correttamente verso il loro riutilizzo. Una raccolta indiscriminata, che fa confluire in un unico sacchetto i diversi materiali che compongono i nostri scarti pregiudica la possibilità di riutilizzarli per immetterli in un nuovo ciclo produttivo.
Quali rifiuti si raccolgono in modo differenziato? Sono diversi i materiali che è possibile raccogliere in modo differenziato. Da un punto di vista tecnico la raccolta differenziata è suddivisa in "residui suscettibili di riutilizzo", quali la carta, il vetro, le lattine, i contenitori in plastica per i liquidi, e in rifiuti urbani pericolosi e inquinanti, come le pile, i farmaci scaduti e le siringhe.
E' possibile riciclare una grande quantità di rifiuti urbani, aiutando a diminuire drasticamente il conferimento degli stessi in discarica. Infatti soltanto il 10 per cento dei rifiuti prodotti non può essere recuperato, mentre il rimanente 90 per cento è costituito da materiali che possono "vivere" ancora: dal vetro alla plastica, dalla carta al verde, dal legno ai metalli, per arrivare a tutti i rifiuti provenienti dai residui della nostra alimentazione.
Esistono inoltre dei prodotti che, pur non potendo essere riciclati, vanno raccolti in modo differenziato per la loro pericolosità. Si tratta, in particolare, delle pile, dei farmaci scaduti e di tutti i rifiuti etichettati con "T" (Tossici) o "F" (Infiammabili) , tra i più inquinanti che vengono prodotti. Le pile contengono infatti sostanze altamente inquinanti come il mercurio, il nichel, il piombo e il cadmio: un solo grammo e mezzo di mercurio è sufficiente a contaminare circa 100.000 litri d'acqua. In che cosa si trasformano i materiali raccolti in modo differenziato?
Per capire meglio che cosa diventeranno i materiali raccolti in modo differenziato è utile fare qualche esempio. Il vetro, con una serie di lavorazioni, può essere trasformato in contenitori e nuove bottiglie; la carta e il cartone vengono riciclati in imballaggi e nuova carta; le lattine "rinascono" sotto forma di scatolame e contenitori vari; dal verde e da altro materiale organico, con un procedimento simile a quello da sempre attuato nelle nostre campagne, si ottiene invece il cosiddetto compost, un fertilizzante usato per la produzione di terricci e concimi organici; anche i contenitori per liquidi in plastica possono a vere una nuova vita, attraverso la loro trasformazione in materiale per arredo urbano, in altri contenitori o in tubature per l'edilizia.
Benché siano svariati gli oggetti ottenibili dalla plastica - materiale indistruttibile e altamente inquinante - non tutti i tipi di questo materiale sono riciclabili. E' fondamentale effettuare la raccolta differenziata delle plastiche, in primo luogo del "polietilene" (indicato con la sigla PE) con cui si producono bottiglie, sacchi della spazzatura, sacchetti della spesa, film plastico da cucina, imballi per merci. Non bisogna mescolare il polietilene con nessun altro tipo di plastica: anche solo una piccola quantità di materiale inquinante compromette la raccolta differenziata di tutta la plastica. Alternativa al riciclaggio di questo prodotto, anche se poco sviluppata, è il recupero energetico tramite combustione, essendo la plastica un derivato del petrolio e come tale dotata di una notevole capacità di produrre calore.
E' però necessario far rilevare che questa tecnica porta alla distruzione di un bene prezioso, quale è la stessa plastica, non consentendone più il suo riutilizzo. Si passi dalle parole ai fatti. Basta con le discariche del “talquale”.
Campania docet.
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22/02/2008
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