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Dare un senso al nostro voto

San Benedetto del Tronto | Quali sono davvero le nostre priorità e cosa vogliamo o ci aspettiamo sarebbe giusto che chi si occupa della “polis” faccia, rappresenti, scelga?

di Maria Teresa Rosini

La confusione e il vorticare di dichiarazioni, smentite, accuse, ripensamenti, candidature che ogni giorno su stampa e televisione questa campagna elettorale ci presenta, dà a noi elettori la sensazione di non poter sfuggire a un menù stomacoso e indigesto. Si vorrebbe avere tempo per riflettere, verificare, confrontare, pensare, ma il tempo spesso difetta a chi ogni giorno dedica una gran parte delle proprie energie e risorse al lavoro, alla famiglia, a far quadrare i conti, risolvere gli innumerevoli problemi del quotidiano.

E' difficile per i cittadini leggere questa quotidiana rappresentazione mediatica con la consapevolezza piena di ciò che spesso si cela dietro lo svolgimento della competizione elettorale. Forse è perché non sempre possediamo strumenti, categorie interpretative, informazioni di prima mano che ci consentano di vedere lucidamente e razionalmente l'oggetto che proietta le così numerose e variopinte suggestioni che, come una giostra, ci ruotano intorno.

Ci si sente, allora, "adoperati", quasi "utensili" da lavoro dei politici, come se ogni loro dichiarazione, ogni esplicitazione di intenti fosse dettata solo dalla necessità di stimolare azioni e reazioni automatiche, una sorta di addestramento perché si instauri in noi e si manifesti (nel voto) una sorta di meccanismo stimolo-risposta che poi ci conduca a fare, nelle modalità del pro o contro, esattamente quello che si vorrebbe facessimo.

In effetti si parla oggi dei politici "grandi comunicatori" e la comunicazione è una scienza, con codici e regole e spesso, anche se non sempre, al pari di un'equazione o una formula matematica, con garanzie di risultato.

Mi sembra indispensabile, allora, che gli elettori si costruiscano una mappa di riferimenti e di priorità etiche e valoriali e di caratteristiche e qualità che ritengono fondamentali in chi deve perseguire il bene comune e gli interessi collettivi (senza tuttavia mancare di esercitare anche un sano pragmatismo),
e in base ad esse giudichino, scelgano, sanzionino o premino i candidati o i partiti (data la legge elettorale vigente), piuttosto che farsi blandire, ammaliare, affascinare da essi.

Quali sono davvero le nostre priorità e cosa vogliamo o ci aspettiamo sarebbe giusto che chi si occupa della "polis" faccia, rappresenti, scelga?
Naturalmente è premessa indispensabile a questo ragionamento che non esiste una "scelta perfetta", ma solo quella che più delle altre incarna le nostre aspirazioni. 

Personalmente metterei tra i valori:
• Il senso della legalità e il rispetto della legge
• La cura degli interessi di chi è socialmente ed economicamente più debole e il perseguimento di un'equa giustizia sociale nella distribuzione della ricchezza
• L'attenzione attiva ai giovani e alla scuola
• La valorizzazione delle differenze culturali, religiose e di genere nella finalità dell'integrazione e della convivenza pacifica e rispettosa di ognuno.
• La laicità dello Stato

E quali sono le caratteristiche che vorremmo riconoscere in chi svolge il compito di individuare e perseguire gli interessi generali di un paese e presentarne, nel contesto internazionale, l'identità?

Chi sceglie di rappresentare i cittadini nella gestione del potere politico si assume una responsabilità gravosa e impegnativa, essa non può essere sostenuta senza che al fondo della personalità vi sia una profonda passione per gli uomini e una grande fiducia nella loro capacità di affrontare e risolvere i problemi che il tempo e le sue contingenze presentano.

Chi ci rappresenta dovrebbe possedere ciò che, secondo un'espressione abusata, può essere definito "il senso dello stato":
la consapevolezza di stare amministrando e gestendo qualcosa che non è suo esclusivo dominio e che le conseguenze di suoi errori ed omissioni si ripercuoteranno sull'intera collettività.

Non dovrebbe inoltre in nessun modo e mai approfittare del potere ottenuto dall'investitura dei cittadini per agire in difesa e per la salvaguardia dei propri interessi personali piegando scelte, azioni, o omissioni all'ottenimento di vantaggi per sé o per la sua parte politica.
Dovrebbe condurre la competizione politica, legittima e fisiologica in una democrazia, non con i toni e le espressioni di una crociata personale, ma con il rispetto dell'avversario politico con il quale condivide comunque l'appartenenza ad uno stesso contesto istituzionale, ad una stessa nazione.

Qualcuno sorriderà nel leggere queste parole confrontandole con la realtà che ci passa sotto gli occhi ogni giorno: è un sorridere "colpevole".
E' lo scherno o dei furbi che si fanno beffe di coloro che ritengono ingenui o lo scetticismo dei delusi e degli ignavi che vanno ripetendo che mai nulla cambierà sotto il cielo per sottomettere ogni speranza e ogni ansia di nuovo ad un cinico destino di acquiescenza o connivenza.

Occorre chiedersi da quale parte si vuole stare, quale proiezione ideale del paese vogliamo coltivare e promuovere per il futuro, a chi possiamo affidare, con maggiori garanzie, una prospettiva di cambiamento.

09/03/2008





        
  



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