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La Festa della Liberazione, il 25 Aprile degli Italiani. Per non dimenticare.

Teramo | Il 25 Aprile 2008: Forza Italia di Teramo ricorda ai giovani il significato della Festa della Liberazione. Onoriamo i Giusti per la libertà.

Riceviamo e pubblichiamo il Messaggio degli azzurri aprutini ai giovani, per la Festa della Liberazione, il 25 Aprile 1945.  

"Onoriamo i Giusti per la libertà. In occasione delle celebrazioni ufficiali della Festa della Liberazione dell'anno 2008, ricordiamo ai giovani l'autentico significato del 25 Aprile: il valore della libertà, la sofferenza per conquistarla e conservarla, e il sacrificio di chi ha donato la propria vita per liberare popoli stranieri dalle dittature.
Purtroppo, a distanza di 63 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un conflitto bellico perso dall'Italia, ancora oggi è un sogno vedere la gioventù italiana unita nel ricordo del 25 Aprile, finalmente consapevole del cammino storico che il nostro Paese ha attraversato e pronta a fare di questa consapevolezza del passato uno strumento per affrontare razionalmente la gravità del nostro presente.

Al di là della retorica partigiana somministrata ai nostri studenti, il 25 Aprile ma anche il 18 Aprile e il 2 Giugno, vorremmo vedere tutti gli Italiani nell'unanime cordoglio per tutte le vittime di tutte le guerre e per la speranza delle vittorie sul terrorismo e sulle dittature che ancora oggi ammorbano il nostro tempo. Diamo finalmente un nome al glorioso Milite Ignoto: onoriamo i nostri caduti per la libertà.
Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione che dovrebbe essere vissuta all'insegna della gratitudine infinita verso chi, come gli Stati Uniti d'America, 63 anni fa ci ha liberato dall'atroce connubio dittatoriale tra Hitler e Mussolini, dalle famigerate leggi razziali del 1938, la vergogna abissale d'Italia contro il popolo ebraico protagonista dimenticato del nostro Risorgimento e della nostra Resistenza.

Non solo, lo sforzo post-bellico degli Stati Uniti (in molti, soprattutto nelle scuole, lo dimenticano) ci ha aiutato a non finire assorbiti nelle grinfie di un'altra dittatura: quella comunista, della collettivizzazione forzata, dei Gulag e dell'omicidio e della delazione politici.

Il 25 Aprile commemoriamo i nostri Patrioti per la libertà (tra le cui fila c'erano anche sacerdoti) che si immolarono alle SS (e ad alcuni partigiani comunisti) per evitare l'eccidio di molti civili; onoriamo la Libertà e il Tricolore ma anche quel Drappo a stelle e strisce che la Storia ha coronato con il mito e che, 63 anni fa, veniva salutato dal popolo italiano come il simbolo della fine di un incubo e l'inizio della costruzione della normalità. Anche nella Città di Teramo.

La Resistenza è un tema al quale ci si avvicina con un certo disagio: tutti ne abbiamo sentito parlare, tutti abbiamo studiato il programma scolastico, la maggior parte di noi ha letto qualche libro o ha partecipato alle celebrazioni che ogni anno le Amministrazioni comunali annunciano con l'immancabile manifesto tricolore. La istituzionalizzazione di un dibattito culturale, la sua trasformazione in rito al quale invitare le autorità, induce fatalmente la creazione di una vulgata più o meno politically correct che ripugna ai giovani ed agli intelletti più vivaci.

Mentre la generazione della Resistenza si avvia al tramonto, il muro dell'ideologia che aveva monopolizzato la divulgazione sulla lotta partigiana sembra indebolirsi, forse anche per un superamento della tradizionale identità comunista da parte dei partiti e degli intellettuali di sinistra.

Molti nostri patrioti partigiani cattolici e liberali che la pubblicistica non ha ancora degnamente onorato, erano uomini pragmatici, vivevano la Resistenza come costruttori di pace, non come alfieri di future rivoluzioni. I loro valori non erano dettati dall'adesione ad un'ideologia ma al solo desiderio di libertà. Per questo motivo essi esprimevano un pensiero moderno, non fazioso, aperto alla tolleranza ed all'universalità, tanto auspicate nei nostri tempi. E' un paradosso che, a distanza di 63 anni, nessuno a Teramo rivendichi ancora la loro eredità morale e la loro memoria che sta scivolando nell'oblio.

Se il 25 Aprile del 1945 segnò la fine del nazifascismo per l'opera determinante delle truppe anglo-americane, il 18 Aprile del 1948 fu la data in cui, con il voto, l'Italia decise per la democrazia e la libertà, sconfiggendo il pericolo social-comunista. Sessant'anni sono passati da quel 18 aprile 1948, quando, alle prime elezioni dell'Italia repubblicana, i partiti del centrodestra ottenevano il 48,5% dei suffragi, battendo di oltre 17 punti la lista di Unità Popolare, formata da Pci e Psi.

Il significato della vittoria del 18 Aprile va sicuramente al di là del pur considerevole risultato ottenuto dalla Dc e supera di gran lunga la sigla stessa, sotto la quale tutti quei consensi vennero raccolti. Il 18 Aprile del 1948 non vinse la Dc ma vinse l'Italia, vinse un'Italia che aveva capito che consegnarsi in mano al Pci di Togliatti, proprio mentre in tutta l'Europa dell'est i partiti comunisti obbedienti a Stalin costituivano Repubbliche popolari dipendenti dall'Urss, significava diventare schiavi di Mosca.

Il 18 Aprile vinsero i Comitati Civici, creati pochi mesi prima, che, forti di 300mila volontari e di 20mila comitati elettorali, intrapresero una politica anticomunista e organizzarono una campagna elettorale nella quale risultò evidente, attraverso slogan e manifesti, che la posta in gioco era la salvezza del Paese dal comunismo. Vinse uno spirito di «crociata» in difesa della civiltà, un anno prima della scomunica lanciata da Pio XII, il 28 giugno del 1949, nei riguardi dei cristiani che aderivano alle dottrine del comunismo e che collaboravano con movimenti comunisti, e undici anni dopo l'enciclica Divini Redemptoris di Pio XI che aveva definito il comunismo «intrinsecamente perverso».

Ricordiamo ai giovani, pertanto, che siamo tutti figli del 18 Aprile 1948, perché quel giorno fu il popolo vero, fu l'Italia intera, dal nord al sud, che seppe difendere, unita, un patrimonio comune di valori ereditato nei secoli; perché quel giorno il nostro popolo seppe dire «no» ad una ideologia che, se avesse vinto, avrebbe portato in Italia il terrore rosso che già aleggiava sui Paesi dell'est europeo, consegnati a Stalin dagli accordi di Yalta; perché, infine, il 18 Aprile non vinse, come invece troppo comunemente si crede, il partito che ci avrebbe portati verso il cattocomunismo e la partitocrazia. La storia della Dc non è la storia delle elezioni del 18 Aprile: è un'altra storia.

Certamente, una delle cause della sconfitta del Fronte popolare è da ravvisare nella levatura politica e morale di uomini come De Gasperi, Saragat, Einaudi. Come non sottolineare l'intelligenza politica, la lungimiranza ed il coraggio di Saragat, il quale si staccò da un partito socialista, ormai succube del Pci, per dar vita ad un socialismo liberale e democratico. Notevole peso sulla vittoria di De Gasperi alle elezioni del '48 lo ebbe di certo il Piano Marshall degli Stati Uniti d'America. Presentato il 5 giugno 1947, il piano cominciò a funzionare nel 1948 per concludersi nel 1952. All'Italia, in denaro e aiuti alimentari, toccarono 1.515 milioni di dollari, e cioè 684 miliardi di vecchie lire di allora. E c'è, inoltre, da considerare che dal settembre 1943 all'aprile 1948 l'Italia ricevette dagli Stati Uniti sovvenzioni a fondo perduto per un valore di 1.419 milioni di dollari.

Fu così che i moderati contribuirono a salvare la democrazia e la civiltà del nostro Paese; mentre presuntuosi intellettuali di sinistra predicavano la via della caverna e, ciechi di fronte ai crimini di stampo leninista-stalinista, iniziavano la loro triste marcia dentro il comunismo. Un'analisi di mezzo secolo di storia italiana che potrà contribuire a far luce sul significato politico e culturale di una data troppo importante per essere dimenticata, forse, un po' troppo scomoda, dopo che gli sconfitti di ieri vorrebbero diventare i vincitori di oggi, anche grazie alla connivenza ideologica o alla poca accortezza di chi, allora, non seppe o non volle capire fino in fondo il senso ultimo di quel 48,5% di consensi.

E' importante che l'evento storico del 18 Aprile 1948 sia ricordato con appropriate iniziative istituzionali, con una Legge della Repubblica, coinvolgendo università e scuole. Le istituzioni devono ricordare con gratitudine i protagonisti di quell'evento: Alcide De Gasperi, Giuseppe Saragat, Luigi Einaudi, Randolfo Pacciardi, che affermarono i valori della democrazia, della libertà, dell'atlantismo, dell'europeismo e dell'Occidente, valori che sono ancora attuali ed irrinunciabili.

Quella del 18 Aprile 1948 non fu una delle consuete competizioni elettorali tra differenti forze politiche, ma una scelta di civiltà fra due opposte concezioni del mondo: fra un'Italia profondamente legata alle proprie radici nazionali, religiose e civili, ed una parte del Paese plagiata dall'utopia marxista-leninista; un'utopia che proprio nella primavera dello stesso anno portava con un golpe i comunisti al potere a Praga e forniva l'ennesimo saggio di brutalità nell'Europa dell'est con la defenestrazione del socialista Masarik.

Le elezioni del 1948 segnarono anche negativamente l'egemonia del Partito Comunista Italiano nello scenario della sinistra nazionale. Il clima da guerra civile di quegli anni, le aspettative dei comunisti italiani nei confronti dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito, che avanzavano nell'Italia orientale, e l'eliminazione sommaria da parte comunista dei partigiani non comunisti e di tanti innocenti subirono un duro colpo. Sono almeno cento milioni i morti causati dall'ideocrazia marxista-leninista internazionale, e non è quindi possibile relegare a un passato lontano l'esplosione dell'insorgenza spirituale che nel 1948 ha sconfitto il comunismo in Italia e che alla fine degli anni '80 ha decretato la scomparsa dei regimi totalitari marxisti-leninisti dell'Europa centrale e orientale.

Oggi, non abbassare la guardia di fronte agli estremisti al potere nei regimi dittatoriali, è un imperativo di civiltà e di libertà. Il 18 Aprile fu giustamente definito una seconda Lepanto, in quanto se Lepanto ha impedito ai musulmani di invadere l'Europa, il 18 Aprile ha impedito ai comunisti di conquistare l'Italia e l'Europa. Buona Festa della Liberazione".

Forza Italia di Teramo.

24/04/2008





        
  



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