Tendiamo a occultarlo, come se non fosse mai esistito. Ma questa procedura non funziona. Quel fatto, così apparentemente dimenticato, prima o poi ritornerà, immancabilmente. E ritornerà nella nostra parte non razionale, quella che non riusciamo a controllare, sotto forma di sintomo. Più o meno grave, più o meno doloroso, più o meno invalidante.

E in quei casi, senza chiederci perché e quale l’origine, cerchiamo una cura rapida, indolore. Andiamo da ogni tipo di medico, senza mai avere il coraggio di tornare a quel fatto originario e affrontarlo con tutte le nostre forze. Con la monnezza è la stessa cosa. Ciò che abbiamo per anni e anni rimosso, occultato, fatto finta che non ci fosse, che non abbiamo voluto vedere mettendolo nelle fosse e poi coprendolo di terra, adesso ritorna. E ritorna nella parte più incontrollabile della nostra società. Ritorna anche qui sotto forma di sintomo, grave. Che medici o commissari straordinari faticheranno a estirpare.

Essi potranno, a loro volta, tacitarlo quel sintomo, per un po’ e con grande fatica. Pulire le strade. Ma quel sintomo riemergerà, da qualche parte riemergerà ancora più doloroso. Perché è il fatto iniziale, il trauma, a non essere affrontato. La medicina di oggi è come l’emergenza rifiuti. Entrambe cercano di mettere toppa su toppa a una società (fatta di uomini e di cose) sempre più impazzita e disastrata.