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Lettera al Corriere della Sera

Ascoli Piceno | In un'inchiesta uscita venerdì 13 sul Corriere a firma Sergio Rizzo la rassegna "Saggi Paesaggi" viene inscritta tra le "vuote consulenze" della Pubblica Amministrazione. L'Assessore Gobbi ed il Presidente Rossi non ci stanno e scrivono a Mieli e Rizzo.

Paolo Mieli, Direttore del Corriere della Sera

Questo il testo integrale della lettera scritta dall'Assessore provinciale alla Cultura Olimpia Gobbi e dal Presidente della Provincia Massimo Rossi. La missiva è indirizzata al giornalista Sergio Rizzo ed al Direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli:

Avvilimento ed una profonda sensazione d'ingiustizia sono stati i sentimenti che hanno accompagnato la lettura delle considerazioni relative alle attività della Provincia di Ascoli Piceno apparse in conclusione del Suo articolo "Consulenti pubblici", pubblicato venerdì 13 giugno scorso sul "Corriere della Sera".

Avvilimento e sensazione d'ingiustizia, forse, non dicono nulla a chi è abituato a stare -da protagonista- nelle arene del potere mediatico; essi invece sono sentimenti ancora vivi, e che contano, nella fatica quotidiana di amministratori che si mettono a servizio dei territori nella speranza di rispondere alla domanda di visione, passione e partecipazione dei cittadini; e lo fanno onestamente e testardamente, perché credono che dall'impegno nel locale possa, forse, riaccendersi un barlume di fiducia nel futuro.

Come non avvilirsi, allora, quando si vede affogare, in quel mare presentato al lettore come palude limacciosa di sperperi e clientele, uno dei progetti di punta del proprio impegno amministrativo, che ha richiesto -non ci crederà- anche un po' di coraggio politico?

Sì, perché "SaggiPaesaggi" non è una consulenza che "si è voluto a tutti costi chiamare progetto" ma quanto sinteticamente proviamo a dirLe:

• è un'esperienza pilota in Italia di attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio ( il cui scempio siamo tutti convinti, compresa la stampa, abbia raggiunto livelli non più accettabili);

• punta a ridurre il consumo del territorio e, in quest'ottica, ha contribuito a creare le condizioni culturali e politiche per la revisione, ampiamente condivisa, del PTC (Piano di coordinamento territoriale) con l'introduzione di nuove e virtuose regole urbanistiche;

• sta realizzando la copianificazione di un'intera valle (Valdaso), di notevole pregio paesaggistico, per evitarne il degrado attraverso regole nuove che portino 24 piccoli comuni a comportarsi come una vera città diffusa;

• coinvolge le scuole, ed in particolare gli Istituti Tecnici per Geometri, in percorsi didattici e di formazione sui temi del paesaggio;

• ha avviato un piano di aggiornamento e formazione per tecnici ed amministratori locali;

• mette a sistema le attività culturali dei 73 comuni di cui è formata la provincia e le promuove in modo integrato attraverso il brand del paesaggio, che il territorio ha riconosciuto come suo bene distintivo (realizzando economie di scala);

• permette per la prima volta al Piceno di progettare e realizzare a sistema iniziative culturali di valenza nazionale, come l'attuale mostra su Osvaldo Licini, ampiamente e positivamente recensita dalla stampa nazionale, compreso il "Corriere della sera";

• permette per la prima volta al Piceno di promuoversi in modo unitario, facendo emergere attraverso il paesaggio le sue qualità diffuse e facendo registrare, in controtendenza nazionale, un significativo incremento delle presenze turistiche sul territorio provinciale;

• apre all'esplorazione ed alla partecipazione dei cittadini luoghi la cui destinazione urbanistica è fattore di qualità nella vita delle popolazione locali, evitando che essa (come nel caso dei i 27 ettari relativi alla dismessa area industriale SGL Carbon di Ascoli Piceno) sia decisione esclusiva di pochi.

Questo ed altro è "Saggi Paesaggi" : la invitiamo con piacere a venire sul territorio per una verifica; certo, una verifica a posteriori e dunque deontologicamente non impeccabile, ma sempre utile e gradita.

Egregio dott. Rizzo, egregio Direttore, a ciò non aggiungiamo altro; anche se molto vorremmo dire sul vuoto di argomenti che è sotteso all'operazione di transfert comunicativo dal contenuto ai nomi, sull'arroganza con cui si addita, a colpa e quasi ad onta di persone e società il loro nome che, ci pare, abbiano ancora il diritto di scegliersi e che non può costituire metro di valutazione della serietà e qualità di quanto fanno.

E, neppure, come sarebbe nostro diritto, chiediamo una rettifica; perché il danno all'immagine di quanto stiamo facendo resta lì, intatto; il tarlo è attivato, e su di esso già sono al lavoro quanti - e sono spesso i gruppi più aderenti a quella cultura affaristica e clientelare che le operazioni di trasparenza messe in atto cercano giustamente di combattere- vedono come un ostacolo il progetto di sviluppo locale, sostenibile e partecipato, che stiamo cercando di portare avanti (anche in consonanza con tante giuste questioni sollevate dalle inchieste giornalistiche) e di cui SaggiPaesaggi è una punta.

Due domande, però, vorremmo porre, chiedendo, se possibile, una cortese risposta:

la prima: perché infangare un progetto come "SaggiPaesaggi" senza alcuna verifica, volendolo far passare per forza per una vuota consulenza? Semplicemente perché il nome si prestava a chiudere brillantemente l'articolo? Per altro?

La seconda: più che una domanda è un appello alla coscienza civile di chi opera nel mondo della comunicazione: se è autentico l'impegno di professionisti come Sergio Rizzo, e di giornali come "Il Corriere della Sera" (che non vogliamo nemmeno sospettare possa rispondere ad altre logiche se non quelle dichiarate di favorire lo sviluppo democratico del nostro Paese), allora perché continuare a "sparare nel mucchio", a distruggere, senza differenziazione, tutto ciò che s'incontra sul proprio cammino, compresi quei semi di speranza che cittadini di buona volontà continuano silenziosamente ed onestamente a coltivare?

Distinti Saluti

14/06/2008





        
  



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