Marella Caracciolo Chia alla Palazzina azzurra: Una parentesi luminosa
San Benedetto del Tronto | La scrittrice ci riporta indietro nel tempo ad unestate del 1916, ad una storia damore casuale e brevissima che ha come protagonisti due personaggi del primo novecento.
di Maria Teresa Rosini
Serata particolarmente coinvolgente alla Palazzina Azzurra in compagnia dell'autrice Marella Caracciolo Chia che ha presentato il suo libro "Una parentesi luminosa" nell'ambito della manifestazione "Incontri con l'autore" organizzata dal Comune di S. Benedetto del Tronto con la libreria "la Bibliofila". Ha introdotto la conversazione con l'autrice il professor Gino Troli, appassionato lettore del libro, che ha tracciato un efficace quadro di riferimenti dell'opera.
La scrittrice ci riporta indietro nel tempo ad un'estate del 1916, ad una storia d'amore casuale e brevissima che ha come protagonisti due personaggi del primo novecento dei quali si ignorava questa fugace (e in qualche modo tragica per la sua struggente conclusione) "parentesi".
L'artista Boccioni, uno dei protagonisti dell'arte del novecento, conosce Vittoria Colonna, irrequieta principessa appartenente ad una delle famiglie più antiche della nobiltà romana, durante un soggiorno, in attesa di tornare in guerra, presso i marchesi Casanova sul lago Maggiore.
Vittoria è la moglie del duca Leone Castani di Teano, in quel momento impegnato sul fronte nella prima guerra mondiale e soggiorna in quella estate nella sua villa sull'Isolino di San Giovanni.
L'incontro e la frequentazione tra i due, l'amore che infine li legherà senza tuttavia avere l'occasione di esplodere e manifestarsi pienamente, sono testimoniati da un fascio di lettere rinvenute in modo casuale dalla scrittrice (coincidenza davvero fortunata dato che l'autrice era in realtà interessata alle vicende del marito della nobildonna Leone Caetani).
Le parole di Marella Caracciolo riescono a trasmetterci completamente l'emozione di questo ritrovamento e l'urgenza da lei avvertita di restituire al presente, attraverso la scrittura, una relazione personale intensa e, insieme, un tempo tra i più fecondi e innovativi per la nostra cultura.
Vittoria Colonna era una donna che particolarmente manifestava, per vicende personali e familiari, l'ansia di una vita da riempire di continuo di fatti, di luoghi, di persone: assidua e solitaria viaggiatrice in un' epoca in cui si stimava più conveniente per le donne essere accompagnate, trascorreva lunghi periodi lontana dal marito e colmava la distanza fisica con una maniacale attività epistolare in cui qualunque particolare delle sue giornate diveniva oggetto di scrittura.
La rigidità delle regole e delle convenienze del suo stato sociale non le avevano impedito di percorrere sentieri inconsueti forse per una donna del suo rango (e forse più facili da intraprendere appunto per la sua privilegiata condizione sociale) in un'epoca in cui, tuttavia, si manifestavano i primi fermenti di un nuovo modo di vivere e considerare l'essere donna e in cui le strutture del mondo ottocentesco cedevano sotto la spinta della "modernità".
In questa ansia di modernità e di futuro si è probabilmente realizzato l'incontro tra i due protagonisti nel quale, come forse sempre avviene nell'amore, sperimentavano l'emozione di scoprirsi affini e il piacere infinito di ascoltarsi e trovarsi. Ci immergeremo volentieri nella breve storia di Vittoria e Umberto e nella particolare sapienza con la quale Marella Caracciolo ha voluto raccontarcela.
La scrittrice ci riporta indietro nel tempo ad un'estate del 1916, ad una storia d'amore casuale e brevissima che ha come protagonisti due personaggi del primo novecento dei quali si ignorava questa fugace (e in qualche modo tragica per la sua struggente conclusione) "parentesi".
L'artista Boccioni, uno dei protagonisti dell'arte del novecento, conosce Vittoria Colonna, irrequieta principessa appartenente ad una delle famiglie più antiche della nobiltà romana, durante un soggiorno, in attesa di tornare in guerra, presso i marchesi Casanova sul lago Maggiore.
Vittoria è la moglie del duca Leone Castani di Teano, in quel momento impegnato sul fronte nella prima guerra mondiale e soggiorna in quella estate nella sua villa sull'Isolino di San Giovanni.
L'incontro e la frequentazione tra i due, l'amore che infine li legherà senza tuttavia avere l'occasione di esplodere e manifestarsi pienamente, sono testimoniati da un fascio di lettere rinvenute in modo casuale dalla scrittrice (coincidenza davvero fortunata dato che l'autrice era in realtà interessata alle vicende del marito della nobildonna Leone Caetani).
Le parole di Marella Caracciolo riescono a trasmetterci completamente l'emozione di questo ritrovamento e l'urgenza da lei avvertita di restituire al presente, attraverso la scrittura, una relazione personale intensa e, insieme, un tempo tra i più fecondi e innovativi per la nostra cultura.
Vittoria Colonna era una donna che particolarmente manifestava, per vicende personali e familiari, l'ansia di una vita da riempire di continuo di fatti, di luoghi, di persone: assidua e solitaria viaggiatrice in un' epoca in cui si stimava più conveniente per le donne essere accompagnate, trascorreva lunghi periodi lontana dal marito e colmava la distanza fisica con una maniacale attività epistolare in cui qualunque particolare delle sue giornate diveniva oggetto di scrittura.
La rigidità delle regole e delle convenienze del suo stato sociale non le avevano impedito di percorrere sentieri inconsueti forse per una donna del suo rango (e forse più facili da intraprendere appunto per la sua privilegiata condizione sociale) in un'epoca in cui, tuttavia, si manifestavano i primi fermenti di un nuovo modo di vivere e considerare l'essere donna e in cui le strutture del mondo ottocentesco cedevano sotto la spinta della "modernità".
In questa ansia di modernità e di futuro si è probabilmente realizzato l'incontro tra i due protagonisti nel quale, come forse sempre avviene nell'amore, sperimentavano l'emozione di scoprirsi affini e il piacere infinito di ascoltarsi e trovarsi. Ci immergeremo volentieri nella breve storia di Vittoria e Umberto e nella particolare sapienza con la quale Marella Caracciolo ha voluto raccontarcela.
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