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Bella Italia, amate sponde...

San Benedetto del Tronto | Osservazioni sull'articolo di Renato Novelli e sulla bellezza.

di Lucilio Santoni

Per tanti anni ho creduto che il bello potesse non dico salvare il mondo, ma per lo meno migliorarlo. Ho creduto che in una città bella si vivesse meglio, ovvero ci fossero meno drogati, meno delinquenti, meno disperati.

Ho creduto che una bella terra ispirasse nobili sentimenti o, se non proprio nobili, almeno non troppo meschini. Tutto questo, a dire la verità, vorrei crederlo ancora adesso, vorrei aggrapparmi a questo pensiero per portare avanti progetti. Come quello interessante e condivisibile di Renato Novelli riguardante una task force di ricerca per una partecipazione democratica vera rispetto ai fallimentari bilanci partecipati.

Vorrei credere a quel che dice e propone Novelli. E anche a molto altro. Ma l'esperienza, derivante certo dalle mie modeste capacità di leggere il mondo, smentisce tutto questo.

L'Italia, per esempio, che possiede forse la gran parte dei beni culturali mai prodotti dall'uomo e che vanta un territorio non certamente fra i più brutti, in realtà è attualmente tra i peggiori paesi, per delinquenza, qualità della vita, generale infelicità. Lo stesso potrebbe dirsi per molte belle città italiane, che non nomino per non fare sommarie classifiche ma che sono sotto gli occhi di tutti. Ricche di bellezze artistiche e paesaggistiche, ma che registrano un terribile male di vivere, cioè incapacità di rispettare quel "ritmo fluente di vita nel cuore" così ben espresso dall'indimenticabile Battisti. Mentre, al contrario, in alcune brutte città, anonime periferie o sperdute località, nascono progetti poetici e innovativi, eccellenti gruppi di lavoro o singoli uomini dalle ampie vedute che divengono punto di riferimento nei vari settori.

Con questo, non voglio dire di avere risposte al problema posto da Novelli. Voglio, se possibile, sottolinearne la complessità e la necessità di svilupparlo meglio. La "bellezza" di crearci intorno una discussione profonda e creativa. Ma al tempo stesso voglio comunicare l'esperienza che la bellezza è per pochi, purtroppo. I quali possono nascere e risiedere in un giardino dorato o in un pantano fangoso. E quella bellezza non incide minimamente sulle masse, che vi passano accanto a testa bassa, senza neppure esserne sfiorate.

"Avremo lontananze capovolte / specchi che resero immagini rubate / fiori usciti da mura ad adorarti. / Saremo un solo affanno un solo oblio". (Andrea Zanzotto)

15/07/2008





        
  



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