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Restituiamo dignità e onore ai Martiri della Resistenza, agli eroi per la Libertà.

Teramo | Bosco Martese e la Resistenza teramana: tutti i Partiti Politici, fedeli alla Costituzione repubblicana del 1948, sono depositari della Memoria storica della Lotta di Liberazione italiana dall'invasore. Anche il futuro Partito Conservatore lo sarà.

di Nicola Facciolini

Restituiamo dignità e onore ai Martiri della Resistenza, agli eroi per la Libertà che da oltre 60 anni subiscono l'offesa della provocazione ideologica, tirati per la "giacchetta" da questo o quel partito politico. Oggi tutti onoriamo giustamente gli eroi di Bosco Martese e i Martiri per la Libertà che dal 25 settembre 1943, insieme ai Partigiani, ai Militari e ai Cittadini teramani furono protagonisti della nostra lotta di liberazione dall'invasore germanico.

Ricordiamo in queste righe alcuni Martiri della Resistenza teramana. Il prezzo che si pagò per la liberazione fu veramente alto: i martiri del mulino De Iacobis di Torricella Sicura, fucilati dai tedeschi lo stesso 25/9/43, a sei chilometri dal Ceppo: Mario Lanciaprima, Guido Palucci (portiere del Teramo calcio), Guido Belloni, Gabriele Melozzi, Luigi De Iacobis. E il giorno dopo, 26/9/43, sempre i nazisti, tornati in forze sullo stesso luogo, dopo un pesante cannoneggiamento e un inutile rastrellamento, non trovando partigiani, fucilarono Leonida Barducci, Settimio Annechini, Angelo Cianciosi, rispettivamente brigatiere e carabinieri della caserma di Pascellata di Valle Castellana.

Lo stesso Renzo Donati, sergente maggiore degli alpini. Di seguito, il 27/9/43, dopo una vile spiata, nella sua casa di Torricella Sicura, fu arrestato il pediatra Mario Capuani, che si disse aiutasse i partigiani, sicché portato al Ceppo fu fucilato dai tedeschi con "unica ferocia" (come scritto sulla tomba del "Capuani" sita nel cimitero di Torricella Sicura).

Agli eroi della Resistenza dobbiamo la nostra eterna gratitudine, unitamente all'infinita riconoscenza nei confronti delle forze Alleate anglo-americane che impressero la sconfitta definitiva dei nazifascisti, ricacciandoli nell'abisso oscuro dal quale provenivano. Siamo particolarmente grati ai fondatori dei Partiti Politici che, grazie alla Resistenza, impressero nella nostra Carta costituzionale del 1948 quei valori universali di pace, giustizia e libertà che oggi tutti noi esprimiamo: infatti, siamo i figli e gli eredi di quei Martiri.

I giovani, sentinelle della libertà, lo devono sempre ricordare: la libertà non è scontata per sempre, va guadagnata e conservata in ogni istante, in ogni gesto, in ogni azione della vita. L'Italia ha subito vent'anni di fascismo, poi, grazie alla presenza del più importante partito comunista del mondo occidentale, quarant'anni di antifascismo "militante". Almeno fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989 e alla fine dell'Unione Sovietica nel 1991.

Infine anni su anni di revisionismo post-fascista e post-antifascista. L'Italia ha subito anche commemorazioni partigiane a senso unico e nostalgie repubblichine senza senso, con lo spiacevole fenomeno di una discussione pubblica intorno al ventennio sempre monopolizzata dagli eredi politici e intellettuali delle due ideologie totalitarie che hanno infangato il XX secolo. La verità storica è diventata tragica merce di scambio sull'altare del compromesso politico; verità storica a tal punto irrilevante anche sul nostro territorio (chi ricorda i sacerdoti teramani trucidati da alcuni partigiani?) che a un certo punto è sembrato che l'unica posta in gioco fosse la riconciliazione di nemici "preistorici" legati dallo stesso fanatismo ideologico.

La psicologia, il sentimento, l'intenzione e insomma la "buona fede" hanno occupato il centro della discussione come se la prima caratteristica, anzi l'ingrediente essenziale e dinamico di ogni fanatismo, specie di quello omicida, non fosse la convinzione di combattere in nome del bene contro il male. Diverso il discorso sul recupero della memoria tout court, memoria che cominceremo a riacquistare solo quando anche a sinistra si comincerà a costruire una forza politica liberata dai fantasmi e dai fanatismi del passato.

Gli italiani che non furono né comunisti né fascisti (quei molti sconosciuti "Heroes", le scomunicate vestali che pure hanno salvaguardato il fuoco della memoria e della libertà) sanno bene da sempre (dalle cronache contemporanee di Gobetti, Salvemini, Rossi e Rosselli come dalle ricerche De Felice) che la dittatura fascista nacque dall'assalto concentrico degli estremismi contro la titubante democrazia e crebbe grazie al consenso di molti e all'indifferenza dei più che preferirono fuggire dallo Stato di diritto. Ebbe pochi avversari dichiarati, poca o nulla opposizione politica.

Poi venne l'euforia militarista, la demenza razzista, l'accecamento bellicista. E alla fine la Liberazione (a Teramo nel giugno 1944), grazie alle lacrime al sudore e al sangue (e all'investimento massiccio di risorse economiche, oltre due miliardi di dollari) degli amici Alleati anglo-americani. Incastonata dentro quest'atroce vicenda c'è la Resistenza italiana, rara e preziosa come un diamante, come le migliaia di soldati-Martiri di Cefalonia, primo atto della Resistenza della Nazione Italiana. E' vero. Anche i diamanti possono essere dati in pasto ai porci. Così la Resistenza è stata snaturata per decenni in antifascismo militante. La Resistenza venne combattuta da due fronti alleati ma contrapposti: il fronte comunista, che si attendeva la "liberazione" dall'Armata Rossa di Stalin per instaurare in Italia un regime erede e peggiore del fascismo; e il fronte liberal-democratico, fatto di monarchici e repubblicani, liberali e cattolici, azionisti e socialisti democratici: gli "azzurri" del partigiano Johnny.

Questi guardavano con speranza all'America e alla Gran Bretagna, e si preparavano in cuor loro a continuare la Resistenza oltre la guerra se l'Italia fosse caduta nelle mani di Stalin. Questa vera ed autentica Resistenza, inscindibile ma così diversa dall'altra, è la nostra memoria rimossa, deturpata di un pezzo di Storia nazionale così eroico e significativo da aver rappresentato giustamente la pietra angolare della Costituzione del 1948 e della ricostruzione civile della Repubblica. Siano Forza Italia-Popolo della Libertà e il quarto Governo Berlusconi a organizzare la riappropriazione nazionale della verità sulla Resistenza: si convochino gli ambasciatori degli Usa e Gran Bretagna e dei Paesi democratici alleati che determinarono la fine della dittatura, si organizzi anche qui a Teramo una sfilata in onore delle truppe italiane ed alleate con la Nato sul fronte della Resistenza contemporanea alle aggressioni comuniste e fondamentaliste. E si metta fine alla ridicola falsa obliqua tiritera della finta pacificazione nazionale fra i fantasmi comunisti e fascisti. Polemiche e divisioni, segno evidente di contrasti e conflitti irrisolti nella coscienza e nella memoria del Paese.

I tempi non sono forse maturi per valutare anche i danni prodotti dalle menzogne e dal mito di certa Resistenza? Qual è il prodotto culturale e inevitabilmente politico delle "bugie utili"? Il mito della Resistenza ha permesso alla sinistra di vivere di rendita, di godere di un'immagine immacolata di garante di diritto e democrazia.
Il moralismo che caratterizza ancora oggi alcuni protagonisti della scena politica viene da lì, così come l'avversione culturale alla destra più moderata: si è infatti creata una strana associazione semantica tra la sinistra e il "bene", per cui tutto ciò che sta dall'altra parte non può che essere "male".

Ne deriva una cultura deviata, che ha messo tra parentesi sessant'anni di storia italiana, seppellito gli orrori del comunismo con estrema facilità, adottato due pesi e due misure nelle valutazione storiche e culturali sul terrorismo, sulle azioni violente di entrambe le parti contro lo Stato di diritto. Il moralismo derivato dall'antifascismo ha avuto gioco facile nel dividere il Paese in buoni e cattivi, concetti assoluti e quindi estranei alla storia e alla politica. I frutti sono noti. Si avverte un forte ritardo nella crescita del Paese che, attraverso queste categorie, legge la realtà da un punto di vista non solo deviato, ma infantile. La nostra Repubblica non è nata su "falsi miti", quindi ha bisogno, dopo oltre mezzo secolo, di fare urgentemente i conti con la Verità. Tutti i Partiti politici, fedeli alla Costituzione repubblicana del 1948, sono depositari della Memoria storica della Resistenza italiana. Anche il futuro Partito Conservatore. (Fonte: AA.VV.)

26/09/2008





        
  



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