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Paula Amadio rieletta Segrataria Provinciale di PRC

Ascoli Piceno | Massimo Martelli bolla il ritorno come “il solito che avanza”.

di Redazione

Paula Amadio Beatriz è stata rieletta segretaria provinciale di Rifondazione Comunista e Massimo Martelli coglie l'occasione per esprimere alcune considerazioni in merito.

Di seguito riportiamo integralmente la sua presa di posizione:

"Auspicavano in molti, militanti e non, un cambiamento reale, concreto, dopo gli esiti disastrosi delle elezioni politiche dell'aprile 2007 (quelle che hanno portato al trionfo di Berlusconi e all'azzeramento della sinistra parlamentare). Si è discusso a lungo sui motivi e sulle responsabilità del tracollo di tutti quei partiti confluiti nel cartello elettorale dell'Arcobaleno (in primis Rifondazione Comunista) e tutto sommato le analisi erano approdate a delle conclusioni evidenti: la sinistra è implosa per aver gestito goffamente un'esperienza di governo (Prodi) che ha indietreggiato su tutti i fronti: da quello sociale (pacchetto welfare) a quello squisitamente politico (soprattutto l'appoggio al rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, della guerra in parole povere).

Rifondazione Comunista, forte di un Ministro (ora incredibilmente nuovo segretario del partito) e del Presidente della Camera (ora trombato dai suoi stessi luogotenenti) ha scelto di adeguarsi alla vulgata governista, trasformando i "senza se e senza ma" in "nì, forse" (variante più estrema del "se po' fa" veltroniano) e concentrando le energie sulla cinica "conta interna": in parole povere schiacciando acriticamente il partito nel suo complesso sulla linea maestra indicata dal subcomandante Fausto e gerarchizzando all'estremo, proprio in relazione alle direttive, la "democrazia interna", applicando "sanzioni" statutarie indiscriminate (se non addirittura espellendo) a ogni forma di dissidenza (vedi Turigliatto) e trasformando i circoli territoriali in puri e semplici sportelli elettorali, in organi puramente esecutivi di direttive gestite altrove.

Nessuno spazio, nessuna concessione ad uno straccio di elaborazione interna che poteva produrre una anche pur piccola dissidenza rispetto alla "volontà generale" degli apparati. Si trattava della "linea Bertinotti", dell'alternativa di società, della costituente della Sinistra del XXI secolo. Sotto sotto, in ordine gerarchico, bivaccavano un po' tutti, ligi soltanto nel riproporre ottusamente quella prassi che avrebbe portato all'implosione: dal segretario (ex) Franco Giordano alle varie segreterie regionali fedeli alla linea (nel nostro caso Regione Marche, ancora oggi in carica il signor Giuliano Brandoni), fino alle federazioni, blindate anch'esse (nel nostro caso, Provincia di Ascoli Piceno la rieletta signora P. B. Amadio).

Dopo il tracollo elettorale qualcuno ha dovuto per forza, o per decenza, rassegnare le dimissioni: Bertinotti anzitutto, non da presidente della Camera perché questo incarico è decaduto assieme al governo Prodi nel suo insieme, ma in quanto massimo dirigente politico del baraccone; poi Giordano in quanto Segretario Nazionale del partito che della direttiva bertinottiana aveva fatto linea di condotta (oltre che alimento di sussistenza). E poi? Poi si è andati un po' a casaccio, dalle regioni (comprese) in giù dove qualche dirigente ha pensato bene di lasciare l'incarico per tornare a fare il semplice tesserato e qualcuno invece no.

Va da sé che il fallimento di una linea politica solitamente comporti, in qualsiasi partito o in qualsiasi esercito, o in qualsiasi azienda, un azzeramento di vertici; non certo per ragioni personali ma per necessità politiche, strategiche o aziendali. Nel caso del PRC questo passaggio, sulla carta metabolico e scontato, nei fatti non è avvenuto. Piuttosto si è pensato di fare un Congresso straordinario (anticipato cioè di qualche mese) per fare il punto della situazione, per tornare a discutere non di linea politica bensì di leadership, di gerarchie (la forza dell'abitudine).

Sappiamo tutti com'è andata a finire:
- nella corsa al tesseramento per la conta finale;
- nel completo disinteresse degli avvenimenti politici e sociali che si maturavano nel paese;
- nella penosa guerra tra le interne mozioni ciascuna attenta e zelante nell'affermare a dispetto dell'altra la propria assoluta fedeltà ai principi del comunismo, della lotta sociale eccetera ecc;
- nel tentativo, in sé spaventoso ma almeno coerente, del governatore della Puglia (bertinottiano) di riprendere la linea politica primariamente responsabile del tracollo elettorale di aprile per cercare di dare nuove vesti e continuità ad un processo multicolore avviato da tempo con l'assenso di tutti i quadri di tutti i livelli (il pensiero e la prassi che rappresentavano fino al giorno prima delle elezioni 2007 il verbo, il catechismo assimilato e applicato da tutti o quasi i massimi dirigenti, dal Comitato Politico Nazionale in giù, fino alle segreterie provinciali;
- nella vittoria, infine di un ex ministro, bertinottiano, che ad un certo punto e dopo un doveroso e blando "mea culpa", si è accorto che il male del partito, il virus che ha prodotto lo sfascio e le purghe interne, sono stati il verticismo, l'adagiarsi su quegli equilibri politici che assecondavano la tenuta di un barcollante e impopolare governo di centro-sinistra e, soprattutto, divenuto consapevole del fatto che Rifondazione aveva oscurato la propria base, la militanza dei compagni e delle compagne, il ruolo fondante e strategico dei circoli quali realtà immerse nelle dinamiche e nei problemi dei quartieri e delle realtà del territorio, il contatto nudo e crudo con le persone, con i lavoratori e con le lavoratrici, con disoccupati, con gli esclusi, con i disagiati, eccetera eccetera.

Ad un certo punto, insomma, il grido che in precedenza aveva comportato la scomunica per molti è divenuto la scoperta fondante delle nuove-solite gerarchie: bisogna tornare alla società e alla concretezza delle situazioni!!

Allora, dopo la botta la rinascita e poi la ristrutturazione ... con i soliti noti. Se guardiamo la nostra regione troviamo infatti ancora:
- Giuliano Brandoni come segretario regionale, prima bertinottiano ora dalla parte di Ferrero;
- Paula Amadio come segretaria provinciale, prima bertinottiana ora dalla parte di Ferrero;
- svariati membri di segreterie, commissioni, numerosi amministratori e responsabili di enti locali prima bertinottiani e ora dalla parte di Ferreo.

Basta cambiare acquario e mantenere gli stessi pesci. Basta dichiararsi ogni volta convinti e ligi dalla parte della mutevole maggioranza. Bisogna tuttavia riconoscere a queste persone di aver mantenuto nella cangiante temperie di questi anni almeno due cose: l'astuta pazienza nello svolgimento contingente delle proprie funzioni e la faccia tosta di cambiare con disinvoltura tendenza, idea, schieramento senza discernimento, senza emozioni, senza vergogna, abbracciando posizioni che prima avrebbero aberrato (e represso) perché contro la linea dell'allora maggioranza. Tutti e ciascuno, reciprocamente, hanno potuto contare nel carrozzone gerarchico che ancora è presente nel partito quale suo organo costituente il quale, dopo la botta, ha modificato la facciata ma non la struttura.

Tutti e ciascuno hanno potuto contare, in sintesi, sulla tacita complicità degli organi medi e intermedi, ritessendo una cartografia dell'assuefazione che si appresta a raccogliere ancora frutti negli anni a venire, almeno fino a quando nuove cartografie, nuove trame e calcoli non la soppianteranno. Nel nostro piccolo ambito piceno questo è accaduto: tutti o quasi tutti hanno alzato la mano a manovella per la riconferma della signora P. B. Amadio, certo con nuovi slogan, con nuova linea, ma sempre di nuovo con la signora P. B. Amadio. Niente male per un partito che ha bruscamente riscoperto e rivalutato quella che fino a ieri si considerava la volgare azione dal basso (ricordo che a Castel di Lama la vecchia-nuova maggioranza ha preferito affondare un Circolo piuttosto che sacrificare una poltrona di assessore).

Quando dopo il prossimo appuntamento elettorale che vedrà di certo una ripresa metabolica di consenso (per il fatto che più in basso di quanto si è scesi ad aprile non si può andare) le nuove-solite gerarchie troveranno il pretesto per dire che ciò sarà avvenuto grazie al "rinnovamento strutturale" e al ritorno alla "base" militante e alla partecipazione democratica, potremo dire con certezza (e con disgusto) che il cerchio nuovamente si è chiuso. Compagni e compagne, si ricomincerà come al solito e quel po' di trippa disponibile sarà proporzionalmente distribuita.

p.s. il sottoscritto fa presente al neo-solito Collegio di Garanzia del PRC che la propria tessera è completamente a disposizione per eventuali sospensioni e/o sanzioni o espulsioni. La trippa non mi è mai piaciuta e sono alquanto restio a modificare le mie abitudini alimentari".

 

04/09/2008





        
  



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