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Il caso Moro: alcune verità, dopo trent’anni, nel libro del giudice Imposimato.

San Benedetto del Tronto | La vicenda viene ricostruita con paziente e razionale perseveranza dalla ricognizione minuziosa delle numerose tracce (documenti e testimonianze) disseminate lungo i trent’anni che ormai ce ne separano.

di Maria Teresa Rosini

(Foto: A. Cellini)

Un titolo agghiacciante, "Doveva morire", per una vicenda che, ricostruita con paziente e razionale perseveranza dalla ricognizione minuziosa delle numerose tracce (documenti e testimonianze) disseminate lungo i trent'anni che ormai ce ne separano, si delinea nella perfezione con la quale ogni filo viene dipanato e inserito all'interno di una trama per offrire un quadro che uno degli stessi autori, Sandro Provvisionato, non esita a definire "fantascientifico" (o fantapolitico).
Senonchè è invece il quadro esauriente, anche se non esaustivo ( "più conosciamo più le cose da sapere aumentano"), della realtà che si rivela nell'episodio centrale e paradigmatico di tutta la vicenda degli anni 70 in Italia: quello del rapimento e dell'omicidio dell' onorevole Aldo Moro.

"Penso" ci dice Giovanni Moro in Anni settanta (Einaudi 2007 ).
"che la nostra vita pubblica sia attraversata da molti fantasmi degli anni 70... il più ovvio e ingombrante di questi fantasmi è quello di Aldo Moro, la cui presenza nella vita pubblica è una costante da allora".

E' un giudizio condivisibile: la vicenda del rapimento e dell'omicidio di Aldo Moro, che misurata nell'ordine temporale dei trent'anni che sono trascorsi meriterebbe ormai un posto nei libri di storia, grazie al sistematico occultamento di documenti, fatti, circostanze, alle "anomalie" delle quali è disseminato il suo tormentato percorso, è ancora oggi oggetto di inchiesta e di cronaca senza che una "verità" compiuta e condivisa arrivi a consegnarla alla memoria collettiva.

Il libro presentato sabato pomeriggio all'Auditorium del Comune di San Benedetto, "Doveva morire, chi ha ucciso Aldo Moro", introdotto dal magistrato Ettore Picardi alla presenza l'assessore Margherita Sorge, costituisce un contributo importantissimo in questa direzione.
Frutto della lunghissima inchiesta del giudice Ferdinando Imposimato, scritto in collaborazione col giornalista Sandro Provvisionato, il libro contribuisce a squarciare il velo di incertezza e a superare la paura di affrontare la verità che ha imprigionato a lungo l'opinione pubblica in una sospensione di giudizio paralizzante. Lo stesso giudice Imposimato, che ce lo rivela durante la presentazione del libro, si era sentito prigioniero di questa incapacità di vedere: i suoi riferimenti etici e giuridici impedivano la percezione di un universo parallelo in cui nessun valore, legge, morale poteva trovare spazio nel macchiavellico pragmatismo di "un fine" che giustificava qualunque mezzo.


La conclusione cui gli autori giungono è così terribile da poter suscitare incredulità:
Moro fu vittima di un complotto interno e internazionale, di una convergenza di interessi che aveva lo scopo principale di impedire che si realizzasse in Italia un governo in cui potessero collaborare partito cattolico e partito comunista: il governo che doveva vedere la luce proprio quel 16 marzo 1978, con l'appoggio esterno del PCI, e che, probabilmente, avrebbe aperto prospettive nuove alla vita politica italiana.

Un complotto che trovò formidabili appoggi alla sua realizzazione più violenta e definitiva proprio in alcuni personaggi della politica italiana tra i più vicini all'onorevole Moro. E che si servì del "braccio" delle BR, sapientemente manovrate e indirizzate non si sa ancora precisamente da chi e secondo quali modalità: ma molto può intuirsi dall'infinità di legami, intrecci, concorsi di fatti e personaggi inquietanti.

I misteri sono ancora molti, ma alcune certezze, che emergono dal contenuto e dai documenti sui quali si fonda il libro, sembrano incontestabili ( e nessuno finora, come afferma lo stesso giudice Imposimato, si è presentato a contestarle):


• Moro si sentiva in pericolo e aveva più volte sollecitato l'assegnazione di un'auto blindata che non ottenne: varie circostanze narrate nel libro manifestano di questa preoccupazione, condivisa dagli uomini della sua scorta. Suo figlio, Giovanni Moro, nel libro già citato, definisce suo padre "un personaggio da molto tempo a rischio a causa della sua politica di apertura a sinistra".

• Un "comitato di crisi" venne organizzato presso il ministero dell'Interno il giorno stesso del rapimento per gestire l'emergenza: si scoprirà che la gran parte dei suoi membri, a capo degli organismi dell' intelligence italiana o appartenenti a servizi stranieri (USA), facevano parte della Loggia massonica P2 e, in pratica, rispondevano a Licio Gelli.


• La magistratura fu espropriata dei suoi compiti, tenuta all'oscuro di fatti e circostanze, privata di documenti di fondamentale importanza per le indagini proprio dal "Comitato di crisi", che interverrà pesantemente a limitarne o ritardarne le possibilità di azione.

• L'individuazione del covo di via Gradoli, che era "a portata di mano", fu, grazie ai "tempestivi" interventi del "comitato di crisi", ostacolata e ritardata, i suoi frequentatori poterono sfuggire alla cattura e si omise di pedinarli quando avrebbero potuto condurre fino alla prigione di Moro in via Montalcini.


• Gli ordini di cattura preparati per alcuni dei brigatisti coinvolti furono bloccati dal ministero degli Interni, in vistoso contrasto con la legge e i principi costituzionali, e questo impedì che, tramite essi, si potesse individuare la prigione di Moro.

• Ogni tentativo di negoziazione, ogni possibilità che avesse come obiettivo la salvezza di Moro, e ve ne furono molte, vennero sistematicamente contrastate con motivazioni futili e inconsistenti che si ammantavano di un rigore e di una fermezza raramente rinvenibili in circostanze analoghe.

Estremamente difficile oggi far sì che i responsabili possano rendere conto del loro operato: anche se questo non fosse possibile è importante che l'opinione pubblica possa finalmente accedere a queste verità (il libro riporta anche in copia una serie di documenti relativi ai fatti citati) e trarne strumenti di decifrazione di fatti ed eventi che hanno collegamenti con il presente, maturando uno sguardo più consapevole sulla nostra storia nazionale troppo spesso subita passivamente.

Gli attori, i fatti e le circostanze sono narrati nel libro con coerenza e logica nei tempi, nei rimandi, negli incastri e offrono la rappresentazione dettagliata di una tragedia che, oltre che umana, perché un uomo ne pagò il prezzo con la vita, è anche politica perché una nazione intera vide ipotecato un futuro che forse poteva essere diverso, un futuro di cui forse ci sarebbe stato bisogno, visti gli approdi desolanti del nostro presente.

06/10/2008





        
  



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(Foto: A. Cellini)
(Foto: A. Cellini)
(Foto: A. Cellini)
(Foto: A. Cellini)
(Foto: A. Cellini)
(Foto: A. Cellini)

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