Stamattina, proprio mentre leggevo l'articolo di Prometeo pubblicato oggi su ilQuotidiano.it dal titolo "Legge su chi imbratta i muri", il primo pensiero che mi è balzato in mente è stato quello di pensare che avrei corretto l'ultima riga conclusiva dell'articolo in cui sostenevo "Ai giovani dico: non vi fate strumentalizzare".

Perché in realtà sarebbe stato meglio dire "Ai giovani dico: non vi fate usare".
E questo perché leggendo quel verbo "strumentalizzare", ho avuto la netta impressione di ricorrere ad una parola troppo abusata in questi giorni proprio dalla gran parte della classe politica nei vari programmi televisivi.

Farsi strumentalizzare significa far diventare l'altro "strumento" di un pensiero esterno, ossia di un pensiero che non è del giovane, ed in questo c'è già, da parte dell'adulto, una presunzione.
La presunzione di credere che il giovane sia incapace di intendere e di volere.

L'invito, invece, a non "farsi usare", è più semplicemente il desiderio, da parte mia, di sollecitare un atteggiamento che consenta di esprimere se stessi in piena libertà e senza pregiudizi.

Bene, la correzione allora la faccio con questo articolo, inaugurando una pratica alla quale si dovranno abituare i miei lettori poiché mi ci atterrò spesso: ossia correggere me stesso.