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"Bombe" sul Ballarin e pedate ai dirigenti

San Benedetto del Tronto | Certe volte vivere in un'epoca anziché in un'altra è davvero un colpo di fortuna!

di Prometeo

E forse proprio per questo si spiega perché da sempre lo ricordiamo come "la fossa dei leoni". La storia di uno stadio, il Ballarin, che sempre riesce a far parlare di sé.
Cade a pezzi il vecchio stadio, è un rudere fuori norma e fuori dalla grazia di Dio ormai, ma se porti la discussione sul suo futuro in Consiglio Comunale o in qualsiasi bar della città, si scatenano le più animate contese.

Il consigliere Giorgio De Vecchis accusa l'amministrazione della totale mancanza di coinvolgimento del consiglio comunale alla discussione sul futuro del Ballarin tanto da indurlo a sostenere "Tutto quello che so l'ho appreso dai giornali, ma a me non è stato detto nulla sulla questione...".

Il Sindaco Giovanni Gaspari che, per tutta risposta dà del "fascista" e "caso umano" al consigliere De Vecchis accusandolo, tra l'altro, di "andare in giro a minacciare la gente che lavora negli uffici comunali".

La Presidente del Consiglio Giulietta Capriotti che, anziché tentare di portare la quiete, placando gli animi, contribuisce a creare un clima di tensione.

La Consigliere Comunale di maggioranza Lina Lazzari che, disapprovando la bagarre e i toni accesi della discussione abbandona la sala per alcuni minuti e dichiara "mi sono vergognata di far parte di questo Consiglio Comunale".

Siamo una città senza storia (e forse senza futuro!), e il bello è che quella che abbiamo la vogliamo annientare, tant'è che in tutto il territorio non c'è una via o una piazza dedicata all'ingegnere Luigi Onorati che ha ideato e costruito San Benedetto.

Ho sempre pensato che il fatto che il Ballarin susciti tanta partecipazione fosse già di per sé un patrimonio da difendere, ma a giudicare dalle squallide discussioni che suscita in Consiglio comunale verrebbe voglia di sperare in un vero e proprio bombardamento aereo dell'intera area. Si, linea dura! A cominciare dai dirigenti.

Ho letto con estrema attenzione l'atto di indirizzo sul Ballarin predisposto dall'Amministrazione e mi è venuto un attacco di gastrite nervosa nel leggere e rileggere quelle righe del documento che testualmente riportano: "Senonchè l'interessante proposta ha incontrato intralcio burocratico di attuazione, stante la sussistenza del vincolo decennale di inalienabilità, inserito nel sopra riferito contratto di compravendita dell'area, discendente dalla prescrizione contenuta nell'art. 1, comma 434, della Legge 30 dicembre 2004, n. 311 ("legge finanziaria per l'anno 2005")".

Ma che vuol dire "ha incontrato intralcio burocratico"?
Ma perché non si chiamano le cose per nome?

La verità è che il contratto pubblico di compravendita a rogito del Notaio Faenza determinava il 27 maggio di quest'anno l'acquisto da parte del Comune dell'area demaniale dell'ex stadio Ballarin, in attuazione di una delibera del Consiglio votata l'anno scorso. Ed è in quell'atto che l'area in questione veniva trasferita al patrimonio indisponibile del Comune con vincolo decennale di inalienabilità.
Allora, dico io, con quale faccia di bronzo si può definire "intralcio burocratico" quello che è a tutti gli effetti un "sonno profondo dei dirigenti".

Se non fossimo in questa democrazia andrebbero presi a pedate con sospensione illimitata dei lauti stipendi che percepiscono. Se non fossimo in quest'epoca ma comunque non prima del sedicesimo secolo, sarebbero stati presi a pedate e messi alla gogna. Ai tempi di Genghis Khan le loro teste ruzzolavano sulla pianura mongola.

Ma forse uno come Gengis Khan non avrebbe scelto i dirigenti che ha scelto il Sindaco!

03/11/2008





        
  



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